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lavoro di organizzazione strumentale e strutturale di una data composizione, allo scopo che essa suoni secondo la forma musicale desiderata Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Con arrangiamento, in musica, si indica il lavoro di organizzazione strumentale e strutturale di una data composizione (che può essere costituita da un semplice tema accompagnato da una sequenza di accordi, o da un brano già arrangiato), allo scopo che essa suoni secondo la forma musicale desiderata.
Il processo di arrangiamento parte, generalmente, dalla scelta del genere musicale in cui si vuole arrangiare il pezzo.
Il processo può includere, al suo interno:
Se l'adattamento musicale non provvede all'aggiunta o sottrazione di nuovo materiale musicale rispetto alla forma di partenza, sarà più corretto parlare di trascrizione.
Un arrangiamento soddisfacente deve:
L'arrangiamento è fondamentale per il buon esito di una produzione musicale e sono quindi determinanti, oltre ad una orchestrazione corretta, creatività ed ispirazione nella sua stesura.
Le Società Autori-Editori Sacem (Francia), Gema (Germania), Ascap e BMI (USA) ed altre, riconoscono agli arrangiatori una quota nelle ripartizioni semestrali agli aventi diritto.
Il termine "arrangiamento" si diffuse nei primi anni venti del XX secolo, ed era usato nella musica leggera e, soprattutto, nel jazz per indicare un libero adattamento, sviluppato da una formazione orchestrale, di una canzone di successo, di un motivo popolare o tradizionale, di un brano classico.
Il primo grande direttore d'orchestra e arrangiatore jazz fu Jelly Roll Morton, che effettuò negli anni venti superbe incisioni per la RCA Victor, dosando con grande abilità i differenti colori orchestrali e le alternanze tra parti soliste e parti fisse. In seguito, queste rivisitazioni musicali vennero sviluppate dalle più estese orchestre jazz di Duke Ellington, Fletcher e Horace Henderson, Don Redman, Benny Carter. Successivamente ed in epoche più recenti furono le grandi orchestre di Glenn Miller, Tommy Dorsey, Xavier Cugat, Pérez Prado, James Last, Franck Pourcel, Michel Legrand, Bert Kaempfert, ecc. a cimentarsi in famosi arrangiamenti, anche in forma di pot pourri (successione di motivi uniti fra loro ed eseguiti senza interruzione) o arbitrariamente antologica, di brani celebri, arrangiamenti per altro non sempre molto riusciti e apprezzati.
Un brano musicale già esistente può essere registrato nuovamente con un arrangiamento diverso dall'originale, cambiando - spesso drasticamente - strumenti, tempo, bpm e tonalità. Il risultato finale è una canzone che contiene, rispetto al brano di partenza, uno stesso testo, delle linee melodiche familiari, ma fondamentalmente suona come qualcosa di nuovo (gli esempi eclatanti a tale proposito sono numerosissimi). Talvolta è lo stesso artista/band (o il suo arrangiatore) che ripropone il nuovo arrangiamento di un brano, allo scopo di renderlo più adatto ad un concerto o per rilanciarlo da un punto di vista artistico o commerciale.
Anche alcuni remix, in particolare nella musica dance, possono essere considerati dei riarrangiamenti.
Nella terminologia corrente può accadere a volte che parole come "arrangiamento" e trascrizione si sovrappongano. La trascrizione propriamente detta, differentemente dall'arrangiamento, consiste un po', come la filologia in letteratura, nel riportare antiche melodie strumentali o vocali, scritte con vecchie notazioni (neumi, intavolature), a sistemi più accessibili di standard correnti. O anche – e qui si determina effettivamente una certa somiglianza con l'arrangiamento – nell'adattare o elaborare, per strumenti o voci diverse, una partitura in origine differentemente concepita (altri sinonimi comuni sono per l'appunto l'adattamento, l'elaborazione o la parafrasi lirico-ottocentesca). Di fatto però l'arrangiamento non ha mai avuto una connotazione rigorosamente classica.
Pian piano, per estensione, il significato storico del termine, tipico come si è visto della musica leggera moderna, si andò adattando all'orchestrazione ex novo di tutte quelle canzoni inedite per le quali si poneva l'esigenza precipuamente commerciale di un "confezionamento" adeguato ai mezzi di diffusione di massa. Nasceva così, ed è tuttora tale, la figura del musicista arrangiatore, molto spesso anch'egli un compositore, al quale si richiede, più o meno pilotandone l'ispirazione, di creare un prodotto di successo.
All'arrangiatore non si rivolgono solo produttori discografici, artisti famosi o grossi impresari, ma anche molti appassionati desiderosi di confezionare professionalmente proprie composizioni originali. L'autore del brano a volte suggerisce all'arrangiatore lo stile o il genere gradito, altre volte si affida alla sensibilità ed alla fantasia dell'arrangiatore lasciandogli completa autonomia. Può capitare che l'autore non abbia conoscenze musicali e fornisca all'arrangiatore solo un motivo (melodia) privo di accordi (armonia), magari semplicemente canticchiandolo "a cappella" (con la sola voce senza strumenti). In questo caso sarà compito del musicista arrangiatore trovare un giro armonico adeguato a valorizzare la canzone. La possibilità di apportare eventuali modifiche come arricchimenti armonici, incisi strumentali, cambi di tonalità, adattamenti/variazioni sul testo, va in genere concordata preventivamente.
Esistono molte scuole di pensiero e innumerevoli modi di intendere un arrangiamento.
Più nel dettaglio: gli stili utilizzabili per arrangiare un brano sono teoricamente infiniti, ma in pratica si dovrà sempre tener conto:
A volte questa osservazione analitica da parte dell'arrangiatore è facilitata dalla semplicità strutturale del brano, a volte no; non esiste una regola precisa. Ma con una buona dose di sensibilità e preparazione e parlandone fra le due parti si addiverrà certamente alla migliore soluzione.
Gli stili arrangiativi più richiesti e graditi orbitano in un ambito leggero. Principalmente musica leggera, pop rock (e numerose sottospecie), musica latina, disco, dance e liscio, ma anche standard jazz, swing, fusion, reggae, rock blues. Sporadicamente possono capitare richieste di arrangiamenti world music, elettronica, new age, etno-folk/popolare, o anche, più raramente, di stili riconducibili alla musica colta (medioevo, rinascimento, barocco, classico, romantico). In quest'ultimo caso è meglio farsi documentare dal committente, se possibile attraverso dischi o partiture complete, con dei chiari esempi stilistici.
Negli ultimi anni, sia negli arrangiamenti che nella scelta dei suoni – causa anche una certa esasperazione tecnologica –, si assiste alla tendenza dell'imitazione reciproca. Basta ascoltare le centinaia di emittenti radiofoniche per avere un'idea di quanto sempre più omogeneizzato sia il prodotto musicale leggero. Chiunque può verificare, ascoltandole, che dietro una pretesa di diversità o novità, le canzoni, in realtà, tendono sempre più a somigliarsi fra di loro riciclando gli stessi ingredienti.
Ecco un facile esempio di orchestrazione arrangiativa. Dopo aver determinato con precisione l'ossatura melodico-armonica della composizione (se ne può buttar giù una bozza provvisoria) e – nel caso di brano cantato – fissata una giusta tonalità, si elabora una partitura (classica o schematica) per l'attribuzione e la suddivisione timbrica delle parti strumentali. Si comincia dalla sezione ritmica, programmando tempo e suoni di batteria e/o eventuali percussioni. Il giro e il tipo di basso scelto, interagendo con quest'ultima, definirà la struttura portante del pezzo. Un tappeto di warm pad (un avvolgente, corposo suono di synth), di archi o di organo costituiranno il supporto armonico su cui far poggiare il brano. L'armonia stessa verrà comunque rinforzata e sostenuta dal piano (o da altro strumento polifonico), ritmicamente affrancato.
Il brano difficilmente parte con il cantato; in genere si preferisce introdurlo con una breve frase musicale, che può essere libera o vincolata al successivo motivo strofa-refrain. Una chitarra acustica arpeggiante (o altro strumento solistico) intesseranno una ricorrente figurazione (o inciso) che si muoverà all'interno della frase musicale cantata con caratteristiche ritmiche o melodiche. I passaggi fra strofe e ritornelli saranno sottolineati da riff o fill di batteria; così come stop, stacchi, controtempi, pause, sincopi, accenti ritmico-armonici potranno caratterizzare l'andamento metrico delle battute. Dalla seconda strofa una chitarra elettrica distorta di arricchimento (o un altro opportuno strumento) si dispiegherà in contrappunto al canto principale, volando poi in un assolo strumentale (lanciato magari da un salto di tonalità). La canzone concluderà con la ripresa dal ponte (o bridge) e ripetizione del refrain a loop sfumato, rifinita con finalino rallentato o con una corona o cadenza strumentale di chiusura, simile all'introduzione.
Un arrangiamento standard come quello appena descritto comporta l'utilizzo di circa 12-14 tracce (di sequencer o di registratore) e due-tre giorni di lavoro pieno. Naturalmente, se viene richiesto di arrangiare il pezzo con una complessità strutturale ad esempio di taglio sinfonico, le difficoltà tecniche e i tempi di realizzazione (e relativi costi) aumentano considerevolmente.
L'arrangiatore, come si diceva, è un compositore a tutti gli effetti. Ma rispetto al normale compositore dev'essere anche un buon organizzatore e valorizzatore della materia musicale che da questi gli viene fornita. Se il secondo è baciato dall'ispirazione il primo deve avere l'intuizione per manipolare e forgiare il plasma sonoro attraverso il discorso musicale. Nessun dubbio, sono entrambi degli artisti, ma queste due doti una volta era normale trovarle nella stessa persona. Molti autori del passato, infatti, non ricorrevano all'arrangiatore – la cui figura proprio non esisteva – e quasi sempre eseguivano, orchestravano e dirigevano essi stessi le loro composizioni; oggi sono ben pochi quelli che lo fanno o che riescono a farlo.
Prima dell'arrivo del digitale, gli arrangiamenti venivano realizzati con dei turnisti di sala e di strumenti veri come basso, batteria, tastiere, pianoforte, synth, organo Hammond, chitarre, archi, fiati, percussioni, o anche utilizzando direttamente vere e proprie orchestre. Naturalmente questi arrangiamenti vanno rapportati a progetti tali che possano giustificarne costi conseguentemente piuttosto elevati.
Da diversi anni ormai è molto diffuso l'arrangiamento effettuato con il computer (o con tastiere workstation dotate di sequencers). Utilizzando software adeguati, collegati a expander (moduli di suoni campionati) e tastiere MIDI si è in grado, sempre con la necessaria preparazione, di allestire ottimi arrangiamenti, assemblando ed editando con relativa facilità parti sonore ed elementi strumentali di vario genere e provenienza. Tutto questo con costi e tempi piuttosto contenuti, e notevole anche la dinamica ottenibile. Per quanto si siano fatti progressi però, l'umanizzazione delle apparecchiature (human feeling, pseudo-swingin', clonazioni di caratteristiche peculiari dei vari strumenti, algoritmi sempre più sofisticati, microvariazioni indotte, ecc.) segna il passo ormai da qualche anno: una macchina non potrà mai suonare come un essere umano. Con poche eccezioni come la disco-dance e certe canzonette leggere, la musica pop di un certo livello, ancor di più se classica, jazz ed etnica, viene infatti penalizzata in misura variabile, dal massiccio uso (e abuso) del computer.
Tra i due modi di arrangiare è possibile comunque una via di mezzo. Ovvero il ricorso a strumenti in parte reali in parte sintetici o campionati, in un mixing strumentale non necessariamente regolato da programmi specifici ma registrato più o meno convenzionalmente.
Ipotizziamo un arrangiamento realizzato da un musicista arrangiatore polistrumentista, magari anche versatile cantante (in grado quindi, se richiesto, di imbastire l'arrangiamento del brano anche vocalmente con cori, armonizzazioni vocali e controcanti). Nella sua orchestrazione le chitarre elettriche, distorte o pulite, acustiche o classiche che siano, sono sempre vere e suonate realmente, come reali sono molti altri strumenti utilizzati: congas, cajón, maracas, tamburello, campanelli, marranzano, mandolino, flauti, armoniche a bocca e così via. Riff, fill e break di batteria (accenti e sottolineature ritmiche dei vari passaggi, per esempio fra strofe e ritornelli), sia pur campionati, sono però inseriti e realizzati manualmente. Le stesse batterie elettroniche, campionate o sintetiche, quando non programmate, sono suonate e modificate a mano o integrate ad esempio con i piatti della batteria acustica. Contrappunti e armonizzazioni vocali sono rigorosamente veri e realizzati per intero in logica successione temporale; ad esempio, quando in una canzone viene ripetuta dal coro per molte volte un'identica frase (come accade in genere nella dance), non si ricorre al copia-incolla riutilizzando a loop sempre la stessa porzione registrata una sola volta (per risparmiare tempo), ma si ripete la frase tante volte quanto necessita, come d'altronde accade nelle esibizioni dal vivo. Naturalmente tutto ciò utilizzando se necessario anche suoni campionati o sintetici da expander o tastiere, in special modo se si tratta di "tappeti" (piani armonici su cui poggiano le costruzioni melodiche del brano).
Le registrazioni potranno essere effettuate affidandosi totalmente al computer o previo utilizzo di multitraccia digitali o di analogici a nastro, ricorrendo comunque sempre al computer per l'ottimizzazione finale e la masterizzazione.
Come si diceva all'inizio, nell'omologazione tipica della musica di consumo, quando un arrangiamento porta al grande successo una canzone, può accadere che venga emulato da altri. È così che si creano filoni pseudostilistici che vanificano la vera originalità e viziano l'ascolto del pubblico desensibilizzandolo nei confronti di ciò che non è allineato. Copiare un arrangiamento – ancorché con melodia, accordi e tempo diversi – per un musicista esperto e smaliziato è un gioco da ragazzi: ma se è così facile copiare allora perché non si istituisce un copyright anche per gli arrangiamenti? Una certa, differenziata protezione giuridica dell'arrangiamento musicale esiste solo in alcune nazioni; in Italia non è ancora prevista specifica tutela da parte della legge sul diritto d'autore e delle opere dell'ingegno. Se nell'elaborazione del brano l'arrangiatore inserisce riff strumentali importanti, modificazioni strutturali quali tempo e velocità e in genere se l'intervento dell'arrangiatore determina una significativa mutazione nelle caratteristiche della canzone, è giusto che se ne tenga conto: o con uno specifico deposito del brano arrangiato, o con la firma della paternità del pezzo insieme all'autore. Ma un arrangiamento in fondo è una semplice commissione, e, in quanto tale, può anche venir remunerato con un acconto iniziale e un saldo a fine lavoro (entrambi a monte della pubblicazione del brano). In questo caso quanto viene a costare?
Considerata l'estrema differenza riscontrabile in questo campo fra richiesta e offerta, non è possibile determinare tariffe precise. Come riferimento orientativo e restando in un ambito di offerta professionale (ma non di domanda), possiamo dire che gli arrangiamenti MIDI realizzati esclusivamente con computer ed expander offrono in assoluto i prezzi più bassi, pur suonando un po' freddini (sono sviluppati e gestiti all'interno di una macchina) e risultando timbricamente simili: fra i 200 e i 500 euro. Possono rappresentare il tipo di arrangiamento adatto all'appassionato dilettante che dispone di un budget limitato.
L'arrangiamento in tecnica mista (la via di mezzo di cui sopra) è forse quello che offre il miglior rapporto qualità/prezzo. L'arricchimento con alcuni strumenti veri come chitarre e percussioni fa sembrare autentici anche gli altri strumenti campionati dando quella piacevole sensazione di realistico a tutto il brano. È ovvio però che se si decide di evitare i sequencers (da tastiera o da computer) va inevitabilmente effettuata una vera e propria registrazione con il sistema tradizionale (oltre ai multitraccia digitali si va riaffermando la registrazione in analogico), per cui i tempi di realizzazione aumentano. E conseguentemente anche il costo: da un minimo di 400 fino a 1 000 euro, specie se il pur poliedrico arrangiatore deve ricorrere ad un collaboratore, per esempio una cantante o un sassofonista.
Vediamo, infine, la spesa necessaria per realizzare un arrangiamento ultraprofessionale. In questi casi spesso l'autore del brano ricorre preventivamente ad una bozza di orchestrazione realizzata al computer da sottoporre al produttore. Questo prearrangiamento resta aperto allo stato di prototipo per possibili modifiche. Una volta stabilito il tipo di arrangiamento definitivo, si affida il lavoro a un unico maestro arrangiatore che, dopo aver pianificato stesura, armonizzazione, partiture, orchestrazione, richiede al produttore l'ingaggio di un cast di turnisti (il turnista è un professionista che viene retribuito per turni o sedute di registrazione di tre ore), o di eventuali orchestre. È ovvio che i costi complessivi varieranno in base a quanti e quali strumentisti s'intendano contattare, o in quanti e quali studi si vogliano realizzare le registrazioni e i missaggi. Possiamo azzardare un budget minimo di 2 000-2 500 euro, che nel caso di un arrangiatore di grido, di importanti turnisti, di grandi orchestre o dell'utilizzo di più studi (ad alti livelli è normale registrare da una parte e mixare da un'altra, spostandosi anche da un continente all'altro) può impennare vertiginosamente fino a 20 000-30 000 euro e più. Stiamo però parlando dell'arrangiamento di un solo brano: legittimo chiedersi quanto deve incassare un album fatto di 10-12 canzoni così arrangiate. Quando si tratta di grandi star/produzioni (solo loro possono permettersi di spendere tanti soldi) si ragiona in termini di milioni di dollari, o di euro. Oltretutto, a questi livelli, è prassi consueta che i brani di un album siano affidati ad arrangiatori diversi, ognuno dei quali dispone di équipe di propri turnisti e fonici fiduciari. Con costi che salgono alle stelle.
I ricavi delle vendite del prodotto finito al netto delle spese (studio, arrangiamenti, turnisti, promozione, distribuzione, ecc.) andranno ripartiti essenzialmente fra casa discografica, produttore, distributore e artisti in percentuali variabili e con margini di guadagno che dovrebbero essere adeguati al budget investito. Adeguati però secondo discutibili parametri da qualche anno ritenuti sempre più anacronistici, prova ne è che le stesse major del disco – sullo sfondo di un ineludibile ridimensionamento economico mondiale – vanno adeguandosi (con qualche affanno) all'incessante trasformazione tecnologica subentrata negli audiovisivi, studiando e sperimentando sempre nuove formule commerciali per cercare di contrastare il calo delle vendite di dischi e il fenomeno della crescita tumultuosa del download online internazionale ormai inarrestabile.
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 2425 · LCCN (EN) sh85007416 · GND (DE) 4285138-5 · BNF (FR) cb12331089d (data) · J9U (EN, HE) 987007294980105171 · NDL (EN, JA) 00563105 |
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