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mafioso italiano (1946) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Antonio Imerti, detto nano feroce (Villa San Giovanni, 22 agosto 1946), è un mafioso italiano, boss dell'omonima cosca della 'ndrangheta che controllava la zona di Fiumara di Muro, paese vicino a Reggio Calabria.
Nel 1983 si sposa con Giuseppina Condello, sancendo così un'alleanza con la famiglia Condello, ai tempi affiliati ai De Stefano.
L'11 ottobre 1985 i De Stefano, temendo una forte destabilizzazione del potere, tentarono di assassinare con una bomba Antonio Imerti, uccidendo però solo le sue tre guardie del corpo[1][2].
Solo due giorni dopo, gli Imerti rispondono con l'omicidio di Paolo De Stefano, capobastone di Reggio Calabria[3]. Questo evento fu la miccia che diede inizio alla seconda guerra di 'ndrangheta che vide contrapposti da una parte la cosca Rosmini-Condello-Imerti e dall'altra la cosca De Stefano-Tegano. In sei anni, a causa di questa faida, verranno assassinate ben 600 persone.
Il 7 luglio 1986 l'Imerti scampò a un altro tentativo di assassinarlo, e da allora si diede alla latitanza. Fu arrestato a Reggio Calabria solo il 23 marzo 1993[4][5], insieme a suo cognato, Pasquale Condello[4][5]. I giornali ipotizzarono che Antonio Imerti, essendo contrario alla pax mafiosa stava perdendo potere all'interno della 'ndrina, per cui avrebbe potuto essere stato ucciso da suo cognato, Pasquale Condello detto U'supremu[4][5]. Durante la latitanza venne condannato all'ergastolo e a 15 anni di carcere per omicidio e associazione mafiosa.
Il 27 marzo 2012 il Ministero della giustizia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, dispone il carcere duro per il boss.[6]
Il 28 luglio 2021 è stato scarcerato dopo 28 anni e sottoposto al regime di libertà vigilata.
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