Antiemetico
farmaco utilizzato per prevenire la nausea o il vomito Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Con il termine di antiemetico (dal gr. ἀντί, "contro" e ἔμετος, "vomito") in medicina si intendono due differenti cose:
Fra i vari tipi di farmaci antiemetici ritroviamo:
In forma minore:
Normalmente vengono usati per controllare il vomito o chinetosi di pazienti sottoposti a chemioterapia, specialmente nell'utilizzo di cisplatino, anche in caso di trapianto delle cellule staminali,[3] bloccando i segnali che spingono il cervello al vomito. Vengono somministrati nei bambini in caso di gastroenterite.[4]
Alcuni studi hanno dimostrato come venga preferito l'utilizzo di una chemioterapia aggressiva in combinazione con una profilassi antiemetica adeguata, per via degli effetti collaterali, soprattutto nei pazienti di giovane età contando sulla loro ripresa.[5]
Inoltre vengono utilizzati in casi di pancreatite[6] e porfiria.[7].
In ambito veterinario si usa il: maropitant che agisce come antagonista del recettore NK1.
Probabilmente dovuti all'aumento di estrogeni, vomito e nausea sono fra i sintomi più comuni durante i primi mesi di gravidanza. Il vomito continuo comporta inoltre una perdita di liquidi che può portare a condizioni peggiori (da un'iniziale disidratazione alla chetoacidosi). In questo caso specifico gli antiemetici più utilizzati sono la doxilamina (in dose di 10 mg), la metoclopramide (in dose di 10 mg) e l'ondansetron (in dose di 8 mg).[8]
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