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periodo della storia dell'Egitto (dal 2700 al 2192 a.C) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nell'antica civiltà egizia, l'Antico Regno è il periodo che va approssimativamente dal 2700 al 2200 a.C. Noto anche come l'era delle Piramidi (o l'era dei costruttori di Piramidi), siccome comprende i regni dei grandi costruttori di piramidi della Quarta dinastia, come il re Snefru, il quale perfezionò l'arte della costruzione delle piramidi, e i re Cheope, Chefren e Micerino, che costruirono le piramidi di Giza.[1] Durante l'Antico Regno un gran numero di piramidi sono state costruite come luoghi di sepoltura per i re.
L'Antico Regno costituisce, insieme ai successivi Medio Regno e Nuovo Regno, uno dei picchi più alti della civiltà nella bassa valle del Nilo.[2] Il concetto di "Antico Regno" come una delle tre "età dell'oro" fu coniato nel 1845 dallo scrittore tedesco barone Christian von Bunsen e la sua definizione avrebbe subito importanti evoluzioni nel corso del XIX e del XX secolo.[3] Non solo l'ultimo re del Periodo Protodinastico era imparentato con i primi due re dell'Antico Regno, ma la "capitale", la residenza reale, rimase a Ineb-Hedj, il nome antico egizio di Menfi. La giustificazione di base per la separazione tra i due periodi è il cambiamento rivoluzionario nell'architettura accompagnato dagli effetti sulla società egizia e sull'economia dei progetti edilizi su larga scala.[2]
Più comunemente l'Antico Regno è considerato il periodo che intercorre dalla Terza dinastia fino alla Sesta dinastia (2686–2181 a.C.). Le informazioni riguardanti le dinastie dalla Quarta alla Sesta sono scarse, e gli storici ritengono la storia dell'epoca scritta "sulla pietra" e in larga parte basata sull'architettura nel senso che è stato possibile ricostruire le vicende grazie ai monumenti e alle loro iscrizioni.[1] Alcuni egittologi includono nell'Antico Regno anche la Settima e l'Ottava dinastia come continuazione della stessa amministrazione, ora centralizzata a Menfi. Mentre l'Antico Regno conobbe un periodo di prosperità e sicurezza interna, ad esso seguì un periodo di disunità e relativo declino culturale, cui gli storici si riferiscono come Primo periodo intermedio.[4] Durante l'Antico Regno, il re d'Egitto (che si sarebbe chiamato faraone solo col Nuovo Regno) divenne un dio vivente che governava in maniera assoluta e poteva pretendere il servizio e le ricchezze dei suoi sudditi.[5]
Sotto re Djoser, primo re della Terza dinastia, la capitale d'Egitto fu spostata a Menfi, dove egli stabilì la sua corte. Durante il suo regno, venne avviata una nuova era di costruzioni a Saqqara. All'architetto del re Djoser, Imhotep, è riconosciuta la paternità dello sviluppo degli edifici in pietra e l'ideazione di una nuova forma architetturale, la piramide a gradoni.[5]
La storia dell'antico Egitto (o Storia egizia), ovvero della civiltà dell'Africa settentrionale sviluppatasi lungo le rive del fiume Nilo (a partire dalle cateratte, a sud e al confine con l'attuale Sudan)[N 1], alla foce, a delta, nel Mar Mediterraneo, per un'estensione complessiva di circa 1000 km, copre complessivamente circa 4000 anni.
Ferma restando la difficoltà di dare concretezza a periodi risalenti alla preistoria, la cronologia egizia si basa principalmente su pochi dati fissi da cui si sono fatte derivare date conseguenti.
Uno di questi fa riferimento alla levata eliaca di Sirio[N 2] che, grazie peraltro a un altro evento noto (la levata a Eliopoli il 21 luglio del 139 d.C., come indicata dal grammatico romano Censorino), sappiamo essere avvenuta:
Da tali date si è cercato perciò, facendo peraltro riferimento anche alle Liste Regali[6] e agli scritti di storici antichi[7], di costruire una cronologia egizia che a lungo è stata alla base degli studi egittologici e che avrebbe ancora valore assoluto se non fossero tuttavia intervenuti, in tempi relativamente recenti, altri metodi di datazione primo fra tutti quello che si basa sul decadimento del radiocarbonio, il più noto carbonio-14 (generalmente indicato con 14C)[N 4].
Avvalendosi di tale metodologia, sono stati esperiti accertamenti 14C su 211 esemplari di piante selezionate in contesti funerari egizi associabili con certezza ad altrettanto determinati contesti storico-dinastici, ottenendo i seguenti risultati[8]:
Esiste tuttavia un vuoto cronologico tra il 1720 e il 1580 a.C., a causa della non certa provenienza di alcuni campioni relativi al Secondo periodo intermedio[9][N 5].
Nel complesso, perciò, la cronologia egizia generalmente accettata, indipendentemente dagli scarti sopra indicati, può essere così compendiata:
Periodo | Dal | Al | Dinastie |
---|---|---|---|
Preistoria | 10000 a.C. | 3900 a.C. | - |
Periodo Predinastico | 3900 a.C. | 3150 a.C. | 00 - 0 |
Periodo Protodinastico | 3150 a.C. | 2700 a.C. | I - II |
Antico Regno | 2700 a.C. | 2160 a.C. | III - VI |
Primo periodo intermedio | 2160 a.C. | 2055 a.C. | VII - X |
Medio Regno | 2055 a.C. | 1790 a.C. | XI - XII |
Secondo periodo intermedio | 1790 a.C. | 1540 a.C. | XIII - XVII |
Nuovo Regno | 1540 a.C. | 1080 a.C. | XVIII - XX |
Terzo periodo intermedio | 1080 a.C. | 672 a.C. | XXI - XXV |
Periodo tardo | 672 a.C. | 343 a.C. | XXVI - XXXI |
Date (a.C.)[10] | Principali re |
---|---|
2630 - 2611 | Djoser (Netjerykhet) |
2611 - 2603 | Sekhemkhet |
2603 - 2600 | Khaba |
non note | Nebkara |
2600 - 2575 | Huni |
La III dinastia, che comprenderebbe quattro o cinque re complessivamente, copre un arco calcolato in 50-55 anni[11][N 6] e alcune divergenze sui nomi dei re sono state giustificate[12] dal fatto di usare il cosiddetto "nome di Horus", con cui era usuale rivolgersi ai re in quel periodo storico, piuttosto che il "nome di famiglia", usanza che diverrà più corrente a partire dalla IV dinastia, con Snefru, e l'inserimento di tale identificativo in un cartiglio.
La fase evolutiva iniziata con le prime dinastie Thinite giunse a maturazione con le due successive, la III e la IV dinastia. Anche se si ha evidenza di azioni di guerra, specie nell'area sinaitica e siro-palestinese, di fatto la III dinastia si impose specialmente nelle opere di pace[13]. Architettonicamente, le costruzioni abitative, compreso il palazzo reale, erano ancora costruite con materiali deperibili e fragili, mentre particolare cura si pose nella realizzazione delle Case per l'eternità, ovvero le tombe, dei re. Una prima innovazione appare con la struttura tombale: mentre le tombe del Periodo Arcaico, infatti, erano ipogee sovrastate da tronchi piramidali (le mastabe), e per i re si prevedevano due sepolture, ad Abido e Saqqara, a voler simboleggiare - anche nella morte - la signoria sulle Due Terre, le tombe della III dinastia acquistano valore monumentale e decade, almeno in apparenza, il concetto della doppia sepoltura.
Una prima innovazione voluta da Djoser, primo re della III dinastia[14], fu la coesistenza della doppia sepoltura nel medesimo luogo; a Saqqara si avranno, perciò, nel medesimo recinto funerario, differenziate solo come orientamento geografico, la sepoltura principale, a nord, e il cenotafio, a sud[15]. In tale contesto, si impone, a sua volta, la figura di Imhotep, sorta di scienziato ante litteram, architetto, poeta, sacerdote, medico[N 7] professione, quest'ultima, che lo porterà a essere divinizzato[16][N 8] e, dopo millenni, assimilato dai greci al dio della medicina Asclepio, il romano Esculapio.
Ad Imhotep, nella sua funzione di architetto, si dovrebbe perciò il primo uso massiccio di pietra[N 9], in luogo dei mattoni crudi, per la costruzione a Saqqara di quella che viene riconosciuta come la prima piramide della storia: la cosiddetta piramide a gradoni del complesso sepolcrale del primo re della III dinastia, Djoser. La costruzione e l'ampio complesso che la circonda risentono ancora, nelle dimensioni delle pietre squadrate utilizzate, del precedente uso di piccoli mattoni di fango, sensazione che, tuttavia, viene già a decadere con il complesso funerario (non ultimato) del successore di Djoser, Sekhemkhet[N 10], in cui i mattoni di pietra acquistano già maggiori dimensioni e perdono completamente la connotazione che li faceva derivare dai piccoli mattoni crudi tipica, invece, del complesso di Djoser[17].
Il nome "Saqqara" deriverebbe dal nome del vicino odierno villaggio arabo; è tuttavia controverso se tale nome non derivi, invece, da quello dell'antico dio della morte Sokar, il che sarebbe in linea con la scelta sepolcrale, o piuttosto dal nome di una tribù araba che aveva prescelto la zona quale propria sede stanziale. L'area era già stata originariamente prescelta da Funzionari e Dignitari della I Dinastia, che qui eressero le loro enormi mastabe (tanto che per lungo tempo si è creduto si trattasse di sepolture reali), ma non furono pochi i Re dell'Antico Regno che prescelsero questa necropoli per le loro sepolture, forse proprio per la vicinanza con la neo-fondata Capitale Menfi.
Altre sepolture di dinastie successive si trovano nell'area di Saqqara[N 11] verosimilmente come tributo agli “antichi re” unificatori del Paese.
Complesso di | Dinastia | Note |
---|---|---|
Djoser | III | muro perimetrale a rientranze e sporgenze; tomba + cenotafio |
Sekhemkhet | III | tomba + cenotafio; 132 camere deposito |
Userkaf | V | tomba + piramide satellite; piramide della regina |
Djedkara Isesi | V | tomba + 2 piramidi satelliti; piramide della regina |
Unis | V | tomba + piramide satellite; presenza di Tempio a valle |
Teti | VI | tomba + piramide satellite |
Pepi I | VI | tomba + piramide satellite |
Pepi II | VI | tomba + piramide satellite + 3 piramidi delle regine; presenza di Tempio a valle |
Ibi (faraone) | VI | presenza di cappella funeraria |
Trattare della IV dinastia significa, necessariamente, trattare dei re che la resero famosa con le loro opere architetturali e ingegneristiche più famose, le piramidi. Sotto il profilo politico e militare, si ha conoscenza di azioni belliche ai confini nubiani e libici, mentre con l'area asiatica si assiste al consolidamento di rapporti commerciali iniziati già con la precedente dinastia specie per l'importazione di materie prime tra cui i lapislazzuli dall'Afghanistan e, importante, il legname dall'area libanese.
Date (a.C.)[10] | Principali re |
---|---|
2575 - 2551 | Snefru (Nebmaat) |
2551 - 2528 | Cheope (Kufu, Khufwey) |
2528 - 2520 | Djedefra (Kheper, Radjedef) |
2520 - 2494 | Chefren (Kafra, Userib) |
non note | Djedefhor (?) |
non note | Baka (Bafra) (?) |
2490 - 2472 | Micerino (Menkhaura, Khaket) |
2572 - 2467 | Shepseskaf |
Primo re della IV dinastia fu Snefru, successore di Huni, di cui si ritiene abbia sposato la figlia Hetepheres così acquisendo il diritto al trono[18]. La Pietra di Palermo e un frammento di stele, oggi al Museo del Cairo, consentono di avere un quadro abbastanza chiaro di sei dei suoi ventiquattro anni di regno; oltre vari monumenti a lui ascritti, sono note due sue campagne militari: una verso il confine nubiano, da cui avrebbe portato 7.000 prigionieri e catturato 200.000 capi di bestiame[19], e l'altra verso la Libia che avrebbe fruttato 11.000 prigionieri e oltre 13.000 capi di bestiame[20]. Viene inoltre segnalato l'arrivo, da Biblo, nel Libano, di 40 navi cariche di legno di cedro. Purtuttavia, come per la III dinastia, la sua figura acquista particolare importanza per l'attività costruttiva e per le innovazioni che, sotto il suo regno, caratterizzarono, e ancor più caratterizzeranno in seguito, il panorama architettonico dell'Egitto antico.
A circa dodici chilometri da Saqqara, infatti, nell'area di Dahshur, Snefru diede corpo alla costruzione di due piramidi mentre una terza, forse iniziata da Huni[19], venne da lui completata nell'area di Meidum, a ulteriori circa cinquanta chilometri da Dashur.
Si ritiene, storicamente, che la prima piramide realizzata da Snefru sia stata proprio quella di Meidum, nota oggi anche con il nome di falsa piramide[N 12][21] giacché si presenta come una piramide a gradoni, alta circa 40 m, il cui rivestimento in pietra, in antico, crollò talché la struttura oggi esistente si innalza sul cumulo di detriti che ne era originariamente il rivestimento stesso[N 13][22].
Le due piramidi più note a Dahshur, sono, a loro volta, singolari e importanti nell'evoluzione del simbolo stesso dell'antico Egitto. Una delle due è detta romboidale[N 14][23] per la strana forma che presenta: l'inclinazione delle pareti, infatti, varia dagli oltre 54° iniziali ai poco più di 43°[N 15]. Ipotesi più accreditata per tale variazione sarebbe il timore che, proseguendo con l'inclinazione originale, potesse verificarsi quanto già si era verificato a Meidum con il crollo del rivestimento[24]; se tale fosse l'effettivo motivo della variazione architettonica, si confermerebbe che la prima piramide sarebbe quella di Meidum, che le due piramidi erano verosimilmente in costruzione contemporaneamente e che proprio dal fallimento di Meidum i costruttori di Dashur trassero insegnamento[N 16].
Terza piramide assegnata a Snefru è l'attuale Piramide del nord, più nota come Piramide rossa[25], per il colore della pietra con cui è oggi visibile[N 17]: con i suoi attuali 104 m, e l'inclinazione costante di 43° alla base, è la terza come altezza, dopo la Piramide di Cheope e quella di Chefren a Giza. È questa, perciò, la prima piramide perfetta di cui si abbia nota.
Sposa del re Snefru, fu la regina Hetepheres I, probabilmente figlia del re Huni della III dinastia, madre del secondo re della IV: Cheope[N 18].
Poco distante dal Cairo si trova l'altopiano di Giza che ospita quelli che sono di certo i simboli della IV dinastia nonché dell'intero antico Egitto: le tre piramidi maggiori di Cheope, del suo secondo successore[N 19], Chefren, e di un successore di costui, Micerino[N 20][26][27][28]
Politicamente, il paese non aveva ancora raggiunto l'unificazione completa che era stata militarmente conseguita con la I dinastia, confermata dalla II e sancita dalla III; i successori di Snefru proseguirono perciò nella politica per il rafforzamento dell'unificazione del Paese anche attraverso la strutturazione dell'apparato di gestione politico-economico-militare.
Successore diretto di Snefru fu Cheope cui il Papiro dei Re di Torino assegna 23 anni di regno, a fronte dei 63 assegnati invece da Manetone[29]. Scarsissime sono le notizie sul suo conto: a parte un graffito nello Wadi Maghara, nella penisola del Sinai, a riprova del fatto che proseguì nelle campagne di guerra intraprese dal padre, Snefru, e una stele nelle cave di diorite del deserto nubiano, è paradossale che del re che fece costruire la struttura architettonica più alta del mondo antico, esista solo una statuetta alta circa 9 cm[N 21][30].
A lui si ascriverebbe l'istituzione della figura del visir, come elemento di collegamento tra la figura reale, divina, e il mondo politico terreno, nonché la costruzione della piramide che porta il suo nome sull'altopiano di Giza, la più alta con i suoi oltre 146 m e una base quadrata di oltre 230.
Successore diretto di Cheope sarebbe stato suo figlio Djedefra di cui si hanno scarse notizie se non riferimenti all'undicesimo anno di regno[N 22]. Con Djedefra fa la sua comparsa, nella titolatura regale, l'epiteto Sa-Ra, ovvero Figlio di Ra, e si assiste allo spostamento della necropoli a otto chilometri da Giza, ad Abu Rawash, spostamento che è stato interpretato[31] come riavvicinamento alle idee dei re della III dinastia da cui Djedefra riprese anche l'orientamento nord-sud del complesso tombale. Una tale condizione ha fatto supporre che tra Djedefra e il suo successore Chefren si fosse aperta una rivalità culminata con l'eliminazione del primo[N 23].
È verosimile che Djedefra e Chefren fossero figli di differenti regine; una complessa situazione dinastica[32] avrebbe inoltre visto Djedefra opporsi a un altro fratellastro, Djedefhor, che avrebbe sconfitto assumendo il trono[N 24]. Con Chefren si assiste, perciò, al ritorno del trono in una diversa linea di successione.
Si assiste così all'abbandono di Abu Rawash, al ritorno a Giza per la costruzione della piramide di Chefren, ma non sembrano evidenziabili soluzioni di continuità nella linea ideologica e religiosa intrapresa da Djedefra: Chefren, infatti, mantenne l'epiteto Figlio di Ra nella sua titolatura e proseguì nel percorso di affermazione del dio Atum iniziato dal predecessore cui si deve, peraltro, la prima sfinge di cui si abbia notizia rinvenuta nel complesso di Abu Rawash[33].
Sotto il profilo architettonico, Chefren è famoso per la piramide che porta oggi il suo nome[N 25] e per la Sfinge di Giza, un'enorme statua[N 26] che rappresenta un volto umano, alto circa 4 m (verosimilmente quello stesso di Chefren), su un corpo di leone a simboleggiare il dio Harmakis-Khepri-Atum.
Successore di Chefren sarebbe stato il fratello Djedefhor di cui si hanno scarse notizie se non un graffito nel Wadi Hammamat, risalente tuttavia alla XII dinastia, in cui figura come successore di Userib, ovvero il Nome di Horus di Chefren[34]. A questi sarebbe succeduto Baka, figlio di Djedefra, il cui nome compare nello stesso graffito del Wadi Hammamat nonché su una statua rinvenuta ad Abu Rawash.
Il trono sarebbe quindi stato assunto da Micerino[N 27], figlio di Chefren e della regina Khamerernebti I, costruttore della terza delle grandi piramidi di Giza[N 28]. Alla sua morte la piramide non era ancora ultimata e venne conclusa dal suo successore Shepseskaf, secondo in linea di successione al re essendo prematuramente scomparso l'erede designato. Shepseskaf ultimò la piramide paterna con pietre pregiate: granito nella parte inferiore e calcare fine nella parte superiore (anche se non rifinito) e riannodò i legami tra i due rami della famiglia sposando Khentkaus, figlia di Djedefhor[35].
Sotto il profilo politico-religioso Shepseskaf ruppe con i predecessori, dimostrando di volersi allontanare dalla concezione teologica eliopolitana: emanò infatti un decreto per salvaguardare le proprietà funerarie dei re precedenti, ma spostò nuovamente la necropoli a Saqqara facendovi qui costruire la sua tomba a forma di grande sarcofago. Gli succedette Djedefptah e analogamente fu di rottura la scelta funeraria della regina madre Kentkaus; questa, infatti, si fece costruire due tombe, una a Giza e l'altra ad Abusir nei pressi della tomba del figlio[36].
Tra gli innumerevoli reperti del periodo musealizzati si segnalano:
Museo Egizio del Cairo:
Date (a.C.)[10] | Principali re |
---|---|
2465 - 2458 | Userkaf |
2458 - 2446 | Sahura |
2446 - 2426 | Neferirkara Kakai |
2426 - 2419 | Shepseskara |
2419 - 2416 | Neferefra |
2416 - 2392 | Niuserra |
2396 - 2388 | Menkauhor |
2388 - 2356 | Djedkara Isesi |
2356 - 2323 | Unis |
«...Allora la Maestà di Ra, signore di Sakhebu[N 29][37], disse a Iside, a Nefti, a Meskhenet[N 30], a Heqet e a Khnum: "andate e liberate Redgedet dei tre figli che sono nel suo grembo... Allora Iside si pose davanti a lei, Nefti dietro a lei, e Heqet affrettò la nascita. Iside disse: "Non esser troppo possente nel suo grembo, in questo tuo nome di User(kha)f "... Heqet affrettò la nascita. Iside disse: "Non indugiare nel suo grembo, in questo tuo nome di Sahura "... Heqet affrettò la nascita. Iside disse: "Non essere tenebroso nel suo grembo, in questo tuo nome di Keku..."»
Così il Papiro Westcar[N 31] narra l'inizio mitico della V dinastia nominando i primi tre re: Userkaf, Sahura e Neferirkara Kakai che, di fatto, non risulta fossero gemelli, né fratelli tra loro. Quello che importa, tuttavia, non è tanto il legame di parentela tra i tre re, quanto il fatto che siano fatti nascere dalla moglie di un sacerdote del dio Ra il che indica la prosecuzione della concezione teologica iniziatasi sotto gli ultimi re della dinastia precedente. La contestuale nascita da un'unica madre, perciò, sarebbe da interpretare come una sorta di rafforzativo della precisa scelta teologica.
Mentre non sembrano evidenziarsi rivolgimenti politici giacché molti funzionari della precedente dinastia vennero confermati nei loro incarichi[36] l'ideologia religiosa viene ulteriormente rafforzata dal Nome di Horus prescelto da Userkaf, il primo re: Iry-Maat, ovvero Colui che ristabilisce Maat[39]. Poche sono le notizie sul regno di Userkaf (forse durato 7 anni secondo il Canone di Torino), ma a lui si deve la prima testimonianza nota di rapporti con le isole egee[N 32].
Con Userkaf inizia la costruzione di templi solari nell'area compresa tra Abu Sir e Abu Gurab, tra Giza e Saqqara[N 33][40]. Particolare importanza, in campo artistico, acquistano tali edifici poiché, per la prima volta, appare una struttura che, come le piramidi, diverrà il simbolo più noto dell'antico Egitto: l'obelisco.
La struttura del tempio solare era costruita principalmente in mattoni (e per tale motivo molto scarse sono le tracce ancora esistenti) ed era sovrastata da un'alta costruzione avente alla sommità il Benben[N 34], ovvero la rappresentazione della collina primordiale emersa dal Nun.
Il complesso più famoso fu quello del sesto re della V dinastia, Niuserra-Setibtawy, ad Abu Gurab, il cui nome era Colui che allieta il cuore di Ra. La struttura tronco-piramidale su cui poggiava il Benben (così costituendo la forma sia pure non slanciata, di un obelisco) era alta oltre 36 m e poggiava, a sua volta, su una base quadrata alta circa 20 m raggiungendo, così, la considerevole altezza di circa 50. Le pareti, sia della base che dell'obelisco, erano ricoperte di calcare bianco e la sommità, così come quella poi di tutti gli obelischi successivi, compresi quelli monolitici del Nuovo Regno e delle stesse piramidi, era costituita da una struttura piramidale, il pyramidion, in pietra lucida (diorite o basalto nero) ricoperta di lamine di rame dorato, che doveva riflettere la luce solare o comunque stagliarsi nettamente contro l'azzurro del cielo. L'utilità degli obelischi più antichi del Basso Egitto era perciò, fondamentalmente, quella di elevare il più alto possibile proprio il Benben quale simbolo solare, tanto che l'obelisco stesso occupava di fatto il posto che nei templi più moderni sarà della cappella più interna, del sancta sanctorum.
Oltre a campagne di guerra, specialmente riportate sui rilievi del tempio funerario di Sahura, si è a conoscenza di missioni commerciali a Biblo e nella Siria interna come attesterebbero gli orsi riportati nei rilievi dello stesso complesso funerario[39]. Allo stesso regno di Sahura sarebbe da ascriversi una missione commerciale nel Paese di Punt, missioni per il ripristino di cave di diorite ad Assuan e di sfruttamento di miniere nella Penisola del Sinai[41].
Scarse sono le informazioni sui regni dei successori; per quanto riguarda Neferirkara Kakai, diretto successore di Sahura, è degno di nota che, durante il suo regno, sarebbe stata compilata la Pietra di Palermo[41].
Durante il regno di Niuserra, figlio di Neferirkhara e costruttore del più famoso tempio solare ad Abu Gurab, i grandi funzionari provinciali e i funzionari di corte cominciarono ad acquistare una certa autonomia iniziando il processo che, di lì a poco, porterà a minare l'autorità centrale[39].
Successore di Niuserra fu Djedkara Isesi che iniziò una politica di allontanamento dal culto eliopolitano, che era stato dei suoi predecessori, e pur scegliendo un nome Nebty, ovvero Signore dell'Alto e Basso Egitto, che faceva comunque riferimento a Ra, Stabile è il Kha di Ra, non fece costruire templi solari e si fece seppellire a Saqqara. Di lui sono note, come per Sahura, missioni commerciali nel Sinai, ad Abu Simbel, a Biblo e nella Terra di Punt. Proseguì, nel contempo, l'acquisizione di sempre maggior potere da parte dei funzionari di palazzo e dei governatori provinciali, fino a poter individuare un vero sistema di tipo feudale[42].
Con l'ultimo re della V dinastia, Unis, prosegue la proiezione estera delle politiche commerciali verso l'area siro-palestinese e nubiana.
Secondo alcuni studiosi, la fine della V dinastia coinciderebbe con la fine dell'epoca classica dell'Antico Regno poiché si considera la VI dinastia l'inizio della decadenza che porterà al Primo Periodo Intermedio e alla successiva riunificazione delle Due Terre sotto Mentuhotep II. Altri[43] sottolineano come la rottura di cui sopra non sia di fatto stata percepita dalla storiografia, poiché proseguono rapporti commerciali con le terre viciniori e non sembra di potersi individuare una cesura così importante nella linea politica che aveva caratterizzato la dinastia precedente.
È verosimile che la V dinastia si sia conclusa senza eredi maschi: al trono, infatti salirà Teti che acquisterà diritto al governo per aver sposato Iput, figlia di Unis. È altrettanto verosimile che la situazione di tipo feudale iniziatasi con la fine della dinastia precedente avesse innescato una minor adesione a quelle che erano le politiche centralizzate e, in tal senso, deve intendersi la scelta, come “Nome di Horus”, di Seheteptaui, ovvero “Colui che pacifica le Due Terre”[N 35] significativo del suo programma politico[44]. La politica di pacificazione di Teti ebbe buoni risultati; oltre a proseguire nella linea di politica internazionale che aveva caratterizzato le precedenti dinastie (con Biblo, la Nubia, la terra di Punt) egli è noto anche come legislatore (suo è un decreto che esenta il tempio di Abido dal pagamento delle imposte). Sotto il profilo religioso, Teti si avvicina al culto delle dea Hathor di Dendera, nel medio Egitto, allontanandosi, perciò dal delta nilotico e dal culto eliopolitano.
Il regno potrebbe essere durato dai 9 ai 12 anni[N 36], giacché la data più recente che lo riguarda fa riferimento al “sesto censimento” del bestiame, operazione che aveva luogo normalmente ogni due anni oppure ogni anno e mezzo[45]. Secondo Manetone Teti sarebbe stato assassinato, notizia sintomatica, comunque, di un periodo di turbolenze e di instabilità politica che appare confermato dal breve regno del suo successore, Userkara il cui nome di Horus, “Potente è il Kha di Ra”, sarebbe stato interpretato come un tentativo di ritorno alle antiche tradizioni solari[N 37].
Il passaggio tuttavia al regno di Pepi I, figlio di Teti, sembra essere avvenuto senza ulteriori disordini e si ritiene anzi che Iput, vedova di Teti, possa aver regnato per un certo tempo in nome del figlio troppo giovane per assumere il trono[45].
Pepi I regnò per almeno 40 anni[N 38] e anche in questo caso è sintomatico il nome di Horus assunto, “Colui che è amato dalla Due Terre”, che fa supporre una sua precisa volontà di pacificare le fazioni avverse[N 39]. Nell'anno del “ventunesimo censimento”, Pepi sposò, la figlia di un nobile di Abido, Khui, sancendo così una sorta di alleanza con famiglie potenti del Medio e dell'Alto Egitto[46]. A conferma di una volontà di riallacciare la famiglia reale alle antiche usanze, gli imponenti lavori nel sud del Paese, a Dendera, ad Abido, a Ieracompoli (quest'ultima città d'origine delle prime dinastie), a Elefantina, e il cambio del proprio prenome, o “nome di incoronazione”, da Nefersahor in Merira, ovvero “il Devoto di Ra”.
Il nome della sua piramide a Saqqara, Men-Nefer, ovvero “il Monumento Perfetto”, a partire dalla XVIII dinastia verrà esteso alla vicina città che i greci interpreteranno, poi, come Menfi[46].
Il successore di Pepi I, Merenra I, sottolineerà ulteriormente i legami con l'Alto Egitto assumendo come nome di incoronazione “Antiesmaf”, ovvero Anti è la sua protezione[N 40]. Merenra proseguì nella politica estera commerciale iniziata da Pepi I e nominò Uni, alto funzionario che aveva eseguito per Pepi indagini in un caso di congiura, governatore dell'Alto Egitto. Lo stesso Uni, nominato comandante dell'esercito, porterà positivi risultati anche da campagne di guerra nell'area siro-palestinese: questo esercito ritornò in pace dopo aver raso al suolo il paese degli Aamu-che abitano-la sabbia[47]. Anche all'interno del paese Merenra I riuscì a rendere sicure le vie carovaniere verso il sud e la Nubia grazie all'opera di Horkuef, governatore di Elefantina[48].
Morto prematuramente, probabilmente dopo circa 9 anni di regno, gli succedette Pepi II che governò le Due Terre, secondo la tradizione, per 94 anni e, del resto, la data più bassa del suo regno a noi nota indica l'anno XXXVI del censimento (non è noto se biennale o ogni anno e mezzo)[49]. È certo, in ogni caso, che il suo regno fu lunghissimo, forse troppo rispetto al crescente potere dei governanti locali, causando una sclerotizzazione degli ingranaggi amministrativi e problemi di successione che vedono, alla sua morte, salire al trono un effimero re Merenra II, che avrebbe regnato forse meno di un anno e di cui non si hanno notizie[50].
Avrebbe sposato la regina Nitocris che gli succedette sul trono come regnante autonoma; ma del suo regno non si hanno informazioni né evidenze archeologiche[50]
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