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regista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Camillo Tanio Boccia, noto anche con lo pseudonimo di Amerigo Anton (Potenza, 15 giugno 1911[1] – Roma, 12 marzo 1982), è stato un regista e sceneggiatore italiano.
Esordì a Roma come ballerino e coreografo negli anni trenta, esibendosi, in seguito, in opere teatrali dialettali. Iniziò la carriera cinematografica come attore, facendo una comparsa nel film Luci del varietà (1950), diretto da Alberto Lattuada e Federico Fellini.
Come regista, spaziò in diversi generi, dal peplum al western all'italiana, sotto lo pseudonimo di Amerigo Anton; tra le varie pellicole diresse Giulio Cesare, il conquistatore delle Gallie, Sansone contro i pirati, Maciste alla corte dello Zar e Dio non paga il sabato. Divenne celebre negli ambienti di Cinecittà per i suoi film a basso costo, che gli valsero il soprannome di "Ed Wood italiano", nonché il titolo di "peggior regista italiano".[2] Il critico Steve Della Casa ha detto di lui: «Boccia non è una creatura della critica trash e nessuno gli ha mai dedicato saggi o retrospettive. Era un mito negativo di Cinecittà dove si diceva peggio di così c'è solo Tanio Boccia».[3]
Dotato tuttavia di creatività,[4] riusciva spesso a risolvere situazioni complicate, dovute ai bassissimi budget con cui lavorava. In un western mentre giravano una scena d’amore il carrello ebbe un brusco e inaspettato sobbalzo ma Boccia, evitando di sprecare altra pellicola, risolse l'imprevisto con una modifica nel doppiaggio: infatti invece di far dire “cara, ti amo”, cambiò la battuta in “è mezzogiorno, sta passando il treno”. Nel dirigere uno dei suoi tanti western, aveva previsto una scena con sei ballerine sul bancone di un saloon, ma per problemi economici riuscì a reperirne solo tre. Risolse la situazione facendosi portare, poco prima del ciak, uno specchio. L'attore Matteo Spinola disse che «s'inventava di tutto. Non ha mai avuto un copione nella sua vita, ma solo tracce che s'improvvisava strada facendo... un matto surreale!».[5]
La sceneggiatura di Dio non paga il sabato venne ripresa da Cesare Canevari nella realizzazione di Matalo!.[6]
In un'intervista Federico Fellini raccontò che, dopo aver ricevuto la notizia del suo quarto premio Oscar con Amarcord, fu chiamato da Alberto Sordi che gli disse: «Federico, non t'hanno premiato, questa volta è toccato a Tanio Boccia!».[7] Nell'intervista, commentò quello scherzo soffermandosi sulla fama quasi leggendaria di Tanio Boccia, regista di pochi mezzi e tanta voglia di fare.
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