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scrittore statunitense Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
A. E. van Vogt, pseudonimo di Alfred Elton van Vogt (Gretna, 26 aprile 1912 – Los Angeles, 26 gennaio 2000), è stato uno scrittore di fantascienza canadese naturalizzato statunitense.
Talvolta indicato come Alfred E. Van Vogt, è uno degli autori più rappresentativi dell'epoca d'oro della fantascienza.
Nato Alfred Vogt - soltanto negli anni trenta, agli inizi della sua carriera letteraria, aggiungerà il secondo nome e successivamente la particella - terzo di sei figli di una coppia di canadesi di ascendenza tedesca, Van Vogt viene al mondo a Edenburg, una comunità russa mennonita a est di Gretna, Manitoba, in Canada. L'attività del padre, un legale, costringerà la famiglia a continui e disagevoli trasferimenti, prima del definitivo stabilimento a Winnipeg, contribuendo a rendere assai tormentata l'infanzia di Alfred.
Nonostante la sua accanita lettura di riviste di fantascienza, e in particolare di Amazing Stories, Van Vogt nel 1932 si avvicina all'attività di scrittore con racconti d'avventura e d'amore che vengono regolarmente pubblicati su True Story sotto pseudonimo. Realizza inoltre drammi radiofonici e solo nel 1939 debutta nel mondo della fantascienza con Il distruttore nero (Black Destroyer), apparso sul numero di luglio di Astounding Science-Fiction. Il racconto ebbe un tale successo da convincerlo a proseguire. La storia colpì John W. Campbell tanto da spingerlo a dedicare la copertina del numero al racconto di Van Vogt, evento eccezionale per un autore esordiente. La pubblicazione di Black Destroyer è considerata l'inizio dell'Epoca d'oro della fantascienza, della quale Van Vogt fu uno degli autori più rappresentativi. Il 1950 è un anno importantissimo per Van Vogt, pubblica il celebre racconto Villaggio incantato, mentre Black Destroyer, insieme agli altri tre racconti War of Nerves (1950), Discord in Scarlet (1939) e M 33 in Andromeda (1943), diventerà il romanzo The Voyage of the Space Beagle, noto in italiano con il titolo Crociera nell'infinito, una delle serie più acclamate della fantascienza dell'età d'oro. Questo romanzo, avente per oggetto l'esplorazione di pianeti e galassie, si ispirò alla famosa relazione Viaggio di un naturalista intorno al mondo che il naturalista Charles Darwin aveva pubblicato al ritorno del suo viaggio a bordo della Beagle. Su Astounding van Vogt continuò a pubblicare per anni. Anche Slan, il suo romanzo più celebre scritto di notte mentre lavorava al Dipartimento statunitense della difesa, uscì sulla stessa rivista nel 1940. Slan rappresentò un notevole arricchimento per la fantascienza di quegli anni e introdusse l'elemento dei superuomini, che costituì poi un importante filo conduttore di molte altre opere di Van Vogt.
Dal 1941 decise di dedicarsi alla fantascienza a tempo pieno. Si dimise dal Dipartimento della difesa e iniziò con The Seesaw uno dei suoi cicli di maggior successo, quello dei Fabbricanti di armi (Le armi di Isher - The Weapon Shops of Isher, 1941-1949).
Nel 1944 lesse Science and Sanity: an Introduction to Non-Aristotelian Systems and General Semantics del filosofo polacco Alfred Korzybski. Questo trattato proponeva il superamento della semantica tradizionale e auspicava un modo nuovo di espressione. Queste idee ebbero una larga eco presso molti scrittori dell'epoca e oltre, fra i quali anche Robert Heinlein e William Burroughs[1]. L'auspicio di Korzybski per l'adozione di una logica Non-aristotelica lo portò ad iniziare il Ciclo del Non-A (1945-1985), considerato il suo capolavoro. Risale a questo periodo, novembre 1944, la decisione di Van Vogt di lasciare il Canada e trasferirsi in California, a Hollywood, dove trascorrerà il resto della sua vita, assumendo la cittadinanza statunitense.
Nel 1950 apparve su Astounding l'articolo Dianetics: the Modern Science of Mental Health di L. Ron Hubbard, altro importante scrittore di fantascienza di quegli anni, che descriveva un metodo che avrebbe permesso di migliorare le facoltà mentali. Hubbard, che pubblicava sulla stessa rivista di Van Vogt, contattò lo scrittore e lo convinse ad entrare nella sua organizzazione. Sebbene van Vogt non sia poi entrato in Scientology, il notevole impegno profuso nel centro dianetico lo allontanò dalla fantascienza e richiese ingenti risorse fisiche ed economiche.[2] In questi anni escono per lo più adattamenti di suoi racconti scritti in precedenza, tra i quali I ribelli dei 50 soli (The Mixed Men, 1952), L'impero dell'atomo (Empire of the Atom, 1956), ispirato alle vicende e alla caduta dell'Impero romano d'Occidente, The Beast (1963) e soprattutto La guerra contro i Rull (The War Against the Rull, 1959), considerato come il suo miglior romanzo d'avventura spaziale. La stesura di opere originali in questo periodo si trascina per anni: dopo Il cervello trappola 1957, il successivo The Violent Man 1962, romanzo mainstream, necessitò di quasi otto anni di ricerche.
Van Vogt riprese a scrivere fantascienza solo nel 1963, soprattutto per l'interessamento e gli inviti di Frederik Pohl, allora direttore di Galaxy, non riuscendo però più a raggiungere i livelli degli anni precedenti. Le storie di questo secondo periodo dimostrano una maggiore coesione rispetto a quelle precedenti, ma non tengono più il passo con l'evoluzione della fantascienza, ormai molto diversa da quella degli anni quaranta. L'intento di Van Vogt infatti nei romanzi di questi anni rimane quello di sempre, divulgare metodi e scienze capaci di migliorare il comportamento dell'uomo. Infatti i nuovi romanzi degli anni sessanta e settanta si basano su scienze quali l'analisi transazionale (I figli del domani, 1970; L'astronave fantasma, 1974) o pseudoscienze quali l'effetto Kirlian (Colosso anarchico, 1977; Computerworld, 1983). Questa tematica però non trova più molto consenso tra il pubblico, e l'autore fatica a ritrovare la popolarità dei suoi romanzi giovanili. Le sue ultime opere sono accolte con commenti non molto positivi da parte della critica e dei lettori. Tuttavia di questo periodo si possono ricordare I polimorfi (1969), Diamondia (1972) e l'insolitamente lineare Computerworld.
Nel 1945 Damon Knight scrisse un articolo sulla fanzine Destiny's Child in cui attaccò duramente lo stile di Van Vogt, bollandolo come povero, goffo, inadatto; trame inconsistenti e incoerenti, che non reggevano a un esame scrupoloso; ne denunciò la povertà intellettuale e l'incapacità tecnica. L'articolo terminava con un'espressione divenuta famosa:
«Come scrittore Van Vogt non è affatto un gigante come si dice: è solo un pigmeo che usa una gigantesca macchina da scrivere.»
Van Vogt comunque è dotato di un rozzo fascino, un sense of wonder che traspira potente dalle sue opere. Altri critici e scrittori infatti ammettono sentimenti contrastanti nei confronti di quest'autore: Brian Aldiss confessa che, pur negando la validità della tecnica di Van Vogt, non può non ammirare il fascino delle sue ciclopiche avventure[3] e Frederik Pohl gli diede atto di un virtuosismo non comune e di una grandiosità raggiunta con non indifferente bravura.[senza fonte].
Philip Dick riconobbe sempre l'influenza, il fascino potente che su di lui aveva esercitato l'opera di Van Vogt e l'ineguagliata capacità di quest'ultimo di rendere, con i suoi scenari di cartapesta e le sue trame apparentemente incoerenti, il carattere ingannevole, instabile e irrazionale della realtà, come nessun altro autore, anche al di fuori della fantascienza, aveva mai saputo fare, smascherando il tratto codino e inutilmente tecnicista degli attacchi che Knight e altri critici avevano rivolto allo scrittore di Winnipeg. Quando i due s'incontrarono nel 1954 a San Francisco, nel corso dell'annuale Worldcon, Dick, allora ancora semisconosciuto, chiese a Van Vogt ragione dei disarticolati canovacci dei suoi romanzi. La sconcertante risposta di Van Vogt, "le rivelerò un segreto, i miei finali sono al di sopra della comprensione umana", sospesa fra iperbole e autoironia, non fece altro che rafforzare nel giovane visionario la convinzione dell'eccezionalità del suo interlocutore che in quell'occasione probabilmente gli partecipò anche le tecniche di costruzione della sua narrativa. Nove anni più tardi, nella primavera del 1963, Dick riporterà questo scambio di battute nel suo racconto Pulce d'acqua[4].
Il giudizio più centrato sull'opera di Van Vogt l'hanno forse dato Alexei e Cory Panshin[5]:
«Molte delle sue storie, comprese quelle che ci colpiscono maggiormente, cadono a pezzi se sottoposte ad un esame rigoroso. Il suo stile è rozzo: privo di sensibilità, privo di grazia e spesso vago. I suoi intrecci sono complicati, ma quando alla fine il turbine si ferma, appaiono contraddittori. [...] i dettagli sono la debolezza di Van Vogt. [...] Ma chissà perché Van Vogt non cade immediatamente morto quando vengono svelati i suoi orribili difetti. La sua forza è costituita dai simboli trascendenti.»
La forza di Van Vogt sta effettivamente nel mettere le parole sulla carta alla meno peggio, ma soprattutto nell'infondere nuove idee e congegnare continuamente colpi di scena nel tentativo di mantenere la tensione dall'inizio alla fine. Sta nello sviluppare la saga spaziale verso direzioni nuove, non ingenue, in cui inserisce spesso considerazioni di ordine linguistico e filosofico non banali. Van Vogt inoltre scrive "in grande": di personaggi dai poteri immensi, di superuomini, di astronavi lunghe 800 chilometri, di mostri giganteschi. Nelle sue storie è sempre in gioco il destino di un Impero Galattico, se non dell'intera umanità o dell'intero universo.
Un altro elemento fondamentale in Van Vogt sono le sue "mitologie scientifiche", che possono essere sia la reinterpretazione di scienze o pseudoscienze in voga nel dopoguerra, sia fantomatici poteri mentali inventati da lui. Dalle teorie junghiane[6] nasce così la "Teoria dell'Universo Ombra" de Gli uomini ombra (1953), il metodo Bates per il rafforzamento della vista viene usato ne L'assedio degli invisibili (1959), dalla Dianetica deriva il "Connettivismo"[7] di Crociera nell'infinito, dall'effetto Kirlian l'aura di Colosso anarchico e Computerworld. Diverso invece è l'utilizzo che van Vogt fa della filosofia di Korzybski; in questo caso la "logica non-aristotelica" diventa non solo protagonista col proprio nome della storia del ciclo del Non-A, ma è alla base stessa della struttura compositiva dei romanzi. Stessa cosa può dirsi dell'utilizzo dell'analisi transazionale nella composizione dei romanzi I figli del domani e L'astronave fantasma.
Altra caratteristica delle storie di van Vogt è il dotare di fantastici poteri mentali molti dei suoi personaggi. Tra queste facoltà la "callidesi" de Le armi di Isher, la "de-differenziazione e la totipotenza delle cellule del corpo umano" de La città immortale, la "logica dei livelli" ne I polimorfi, il "potere di indicazione" di Battaglia per l'eternità e la "logica finita" di Diamondia.
Van Vogt, oltre alle varie teorie scientifiche e poteri mentali inventati per trarre d'impaccio i suoi personaggi, ha anche messo a punto un metodo personale per il guadagno, descritto in The Money Personality, e un sistema rapido per imparare le lingue[8]. In alcuni casi inventa dal nulla nuove leggi fisiche per uscire da situazioni particolarmente intricate. Per esempio in Non-A, per spiegare la capacità del protagonista di teletrasportarsi in qualsiasi luogo dell'universo, Van Vogt crea un'inverosimile legge della "Similarità dei Tre Punti".
Per ogni testo si indica la prima edizione nell'originale inglese e l'eventuale prima traduzione in lingua italiana. Si elencano per prime le serie composte di più romanzi (o di più racconti successivamente combinati in un singolo romanzo fix-up), e di seguito i romanzi unitari autoconclusivi.
Ciclo di quattro racconti composti in ordine anacronico, due dei quali sono stati tradotti in italiano anche nella redazione originale:
L'autore ha poi unificato i quattro episodi, con l'aggiunta di materiale inedito, nel romanzo Crociera nell'infinito (The Voyage of the Space Beagle), Simon & Schuster, 1950. Trad. Sergio Sué, I romanzi di Urania 27, Arnoldo Mondadori Editore, 10 Novembre 1953.
Ciclo di sei racconti composti in ordine anacronico, cinque dei quali sono stati tradotti in italiano anche nella redazione originale:
L'autore ha poi unificato i sei episodi, con l'aggiunta di materiale inedito, nel romanzo La guerra contro i Rull (The War against the Rull), Simon & Schuster, 1959. Trad. Beata Della Frattina, Urania 238, Arnoldo Mondadori Editore, 11 Settembre 1960.
Afferisce a questo ciclo anche un ulteriore racconto autonomo, composto da van Vogt per una raccolta di inediti:
Dilogia di romanzi composti sin dal principio come testi unitari. Il secondo episodio venne abbozzato da van Vogt (con apporti del suo figliastro Gregory Brayman) e completato postumo dal collaboratore Kevin J. Anderson.
La dilogia è stata riunita per la prima volta nel volume omnibus Slan & Slan Hunter, Science Fiction Book Club, 2007.
Il primo romanzo della serie unifica un romanzo breve e due racconti (entrambi tradotti in italiano anche nella redazione originale), il secondo romanzo è invece un testo unitario:
La dilogia è stata riunita per la prima volta nel volume omnibus The Weapon Shops of Isher and The Weapon Makers, New English Library, 1988. Questa soluzione era stata anticipata dall'analoga raccolta in traduzione italiana Le armi di Isher, I Classici della Fantascienza 5, Libra Editrice, 1971.
Nei primi anni Ottanta van Vogt delineò una nuova saga dei Fabbricanti di Armi che venne poi composta in lingua italiana dalla scrittrice Roberta Rambelli e pubblicata nel volume omnibus Le armi di Isher. Parte seconda, I Classici della Fantascienza 70, Libra Editrice, 1982:
Questa serie sequel non è mai stata tradotta dall'italiano in inglese.
La serie consisteva originariamente di tre romanzi brevi (tutti tradotti in italiano anche nella redazione originale) di fatto autonomi gli uni dagli altri, ma legati da affinità tematiche:
Successivamente van Vogt riscrisse i tre testi per collegarli in una vicenda coesa e ne ricavò il romanzo Mente suprema (Supermind), DAW Collectors 224, DAW Books, 1977. Trad. Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli, Cosmo. Collana di Fantascienza 75, Editrice Nord, 1978.
La serie consisteva originariamente di tre racconti (due dei quali sono stati tradotti in italiano anche nella redazione originale) composti in ordine anacronico e di fatto autonomi gli uni dagli altri, ma legati da affinità tematiche:
Successivamente van Vogt riscrisse i tre testi per collegarli in una vicenda coesa e ne ricavò il romanzo Ricerca del futuro (Quest for the Future), Ace Books, 1970. Trad. Ugo Malaguti, Slan. Il Meglio della Fantascienza 12, Libra Editrice, 1972.
Ciclo di quattro racconti e due romanzi brevi composti in collaborazione fra van Vogt e sua moglie Edna Mayne Hull:
Gli autori hanno poi unificato gli episodi dal secondo al sesto nel romanzo Pianeti da vendere (Planets for Sale), Fell's Science-Fiction Library, Frederick Fell, 1954. Trad. Beata Della Frattina, Urania 440, Arnoldo Mondadori Editore, 17 Luglio 1966.
Il primo episodio del ciclo è stato riproposto singolarmente in varie raccolte personali di narrativa mista.
Ciclo di due racconti e un romanzo breve composti in ordine anacronico, uno dei quali è stato tradotto in italiano nella redazione originale:
L'autore ha poi unificato i tre episodi, con l'aggiunta di materiale inedito, nel romanzo La città immortale (The Beast), Doubleday, 1963. Trad. Romolo Minelli, La Bussola SF 1, Casa Editrice La Tribuna, 31 gennaio 1965.
Ciclo di tre racconti, due dei quali sono stati tradotti in italiano anche nella redazione originale:
L'autore ha poi unificato i tre episodi, con l'aggiunta di materiale inedito, nel romanzo I ribelli dei 50 soli (The Mixed Men), Gnome Press, 1952. Trad. Pietro Leoni, I romanzi di Urania 34, Arnoldo Mondadori Editore, 10 Febbraio 1954.
Si noti che i capitoli composti appositamente per il fix-up sono stati successivamente pubblicati anche come un romanzo breve autonomo intitolato Lost: Fifty Suns entro la raccolta personale The Book of van Vogt (DAW Collectors 4, DAW Books, 1972).
Trilogia di romanzi composti sin dal principio come testi unitari.
Nella traduzione italiana il primo e secondo romanzo sono stati anche riuniti in un volume omnibus intitolato Non-A, Cosmo Serie Oro. Classici della Narrativa di Fantascienza 9, Editrice Nord, 1973.
Il primo romanzo della serie unifica cinque racconti composti in ordine anacronico (uno dei quali è stato tradotto in italiano nella redazione originale), il secondo romanzo è invece un testo unitario:
La dilogia è stata riunita per la prima volta nel volume omnibus Empire of the Atom / The Wizard of Linn, New English Library, 1981. Questa soluzione era stata anticipata dalla prima traduzione italiana entro l'analoga raccolta L'impero dell'atomo, Science Fiction Book Club I serie n. 2, Casa Editrice La Tribuna, 15 Dicembre 1963.
Ciclo di tre racconti, due dei quali sono stati tradotti in italiano anche nella redazione originale:
L'autore ha poi revisionato e unificato i tre episodi nel romanzo Fuga dal Sole (Rogue Ship), Doubleday, 1965. Trad. Fanny Benedetti, Proxima 1, Granillo Editore, 5 Aprile 1966.
Ciclo di un racconto e due romanzi brevi, due dei quali sono stati tradotti in italiano nella redazione originale:
L'autore ha poi unificato i tre episodi, con l'aggiunta di materiale inedito, nel romanzo I polimorfi (The Silkie), Ace Books, 1969. Trad. Alda Carrer, I Grandi della Fantascienza, Editrice Il Picchio, 1977.
Van Vogt ha ambientato un romanzo breve nell'universo narrativo condiviso del Mondo dei Ladri (Thieves' World), creato da Lynn Abbey e Robert Asprin.
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