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biologo russo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Aleksandr Gavrilovič Gurvič (in russo Александр Гаврилович Гурвич?; Poltava, 26 settembre 1874 – Mosca, 27 luglio 1954) è stato un biologo sovietico, che ha formulato la teoria del campo morfogenetico e scoperto l'esistenza dei biofotoni.
Nacque da una famiglia di origine ebraica in Ucraina durante la dominazione dell'Impero russo, dove suo padre esercitava la professione di avvocato. Gurvič aveva il desiderio di diventare un pittore professionista, quindi tentò di iscriversi all'Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera. Tuttavia non riuscì a superare l'esame di ammissione e quindi decise di ripiegare sugli studi di medicina, laureandosi nel 1897. In seguito lavorò per circa un decennio presso i laboratori universitari di istologia di Strasburgo e Berna. Fu l'amico Leonid Isaakovič Mandel'štam a introdurlo nel mondo della fisica, spiegandogli la teoria della relatività di Albert Einstein. Dopo la Rivoluzione russa accettò di insegnare istologia in Crimea, dove trascorse sette anni della sua vita. Nel 1923 Gurvič fu il primo studioso a parlare di biofotoni, definendoli "radiazioni mitogeniche" attraverso le quali le cellule possono comunicare tra loro. Lo scienziato sovietico giunse a questa conclusione dopo aver compiuto esperimenti con delle semplici cipolle. Riuscì a quindi a intuire l'esistenza del fenomeno, senza però poter dimostrare concretamente la teoria a causa della mancanza di strumentazioni adatte. Soltanto anni dopo gli studiosi con l'ausilio di dispositivi adeguati poterono dimostrarlo definitivamente.[1]
Gurvič fu poi insegnante di istologia ed embriologia all'Università di Mosca dal 1924 al 1929, ma fu costretto a rinunciare alla cattedra quando entrò in conflitto con il PCUS. Negli anni successivi si occupò di gestire un laboratorio presso l'Istituto di medicina sperimentale di Leningrado, tuttavia il suo lavoro fu interrotto per via della Seconda guerra mondiale. In quel periodo gli fu riconosciuto il Premio Stalin per i suoi studi riguardo le radiazioni mitogenetiche. Fu poi direttore dell'Istituto di biologia sperimentale di Leningrado dal termine del conflitto fino al 1948, quando venne estromesso dal suo incarico da Trofim Lysenko. Dopo la sua morte gli studi riguardanti le radiazioni mitogeniche furono portati avanti dalla figlia Anna Gurvič, che grazie al contatore di fotoni nel 1962 fu in grado di dimostrare le teorie a cui il padre aveva dedicato la sua vita professionale.[2]
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