teologo persiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ibn Bābawayh al-Qummī, soprannominato Shaykh Ṣadūq, vale a dire "sceicco grandemente veritiero" (Arabo ابو جعفر محمد بن علی بن ﺍﺑﻮ ﺍﻟﺤﺴﻦ ﺑﻦ ﺍﻟﺤسین بن موسی بن بابویه ﺍﻟﻘمی, Abū Jaʿfar Muḥammad b. ʿAlī b. Abū l-Ḥasan b. Ḥusayn b. Mūsā b. Bābawayh al-Qummī; Qom, 918 – Rey, 991[1]), è stato un teologo persiano e uno dei principali esponenti del pensiero religioso sciita.
Non si conosce con esattezza la data di nascita, convenzionalmente fissata attorno al 306 E./918-19, né il luogo di nascita, ipotizzato a Qom oppure in Khorasan.
Proveniente da una famiglia di ricchi commercianti, fu il figlio di un apprezzato studioso sciita di Qom e di una schiava daylamita. Studiò sotto la guida paterna e di altri religiosi suoi amici, finché si trasferì nel 966 a Baghdad per perfezionarsi nelle cosiddette "scienze religiose" (ʿulūm dīniyya).
Fu Maestro tra gli altri dello al-Shaykh al-Mufīd e di Ibn Shādhān.
È stato autore di circa 300 opere, una parte soltanto delle quali giunta fino a noi. Si tratta essenzialmente di raccolte di ʾaḥādīth e di "informazioni" (akhbâr) relative ai dodici Imām duodecimani:
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