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Per Āgama-Nikāya la storiografia contemporanea[1] intende la raccolta degli insegnamenti più antichi, e probabilmente attribuibili almeno in parte al Buddha Śākyamuni, riportati nel Sutta Piṭaka del Canone pāli, dove rappresentano le cinque raccolte dei nikāya, e nel Āhánbù del Canone cinese, dove rappresentano le quattro raccolte degli āgama (cin. āhán).
Il Canone pāli raccoglie le scritture canoniche afferenti alla tradizione Theravāda, nella cui redazione ebbe un ruolo incisivo il monastero di Mahāvihāra (Anurādhapura, Sri Lanka), che corrispondono verosimilmente alle scritture dell'antica scuola indiana degli sthaviravadin-vibhajyavadin. Queste raccolte (dette in lingua pāli e in sanscrito nikāya) sono così suddivise:
Nel Canone cinese gli āgama (letteralmente, "ciò che è stato trasmesso") sono raccolti nella prima sezione, 阿含部 (Āhánbù ) [vol. 01-02] 460 rotoli, sezione dal n. 1 al n. 151 e sono così suddivisi:
Nel Canone cinese manca un testo che corrisponda al Kuddaka Nikāya del Canone pāli, tuttavia i Vinaya delle scuole del Buddismo dei Nikāya (fatto salvo quello riguardante la scuola Sarvāstivāda che parla solo di quattro agama) riportati nel Canone cinese indicano l'esistenza di quattro agama più lo Ksudraka Pitaka, un testo considerato a parte rispetto agli agama. Il Canone cinese non conserva questo pitaka ma solo alcune parti di esso, come il Dharmapada, che si ritrova nel Canone cinese ai nn. 210, 211 e 213.
Il Canone tibetano contiene solo alcune parti, non organizzate, degli Agama-Nikaya.
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