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teologo e giurista arabo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Abū Ḥanīfa al-Nuʿmān ibn Thābit, in arabo أبو حنيفة النعمان بن ثابت? (Kufa, 699 – Baghdad, 767[1]), è stato un teologo, giurista e imam arabo, di religione musulmana.
Noto come il sommo Imam (in arabo الإمام الاعظم?, al-Imām al-aʿẓam), fu il fondatore del Hanafismo, la più antica e importante scuola giuridica sunnita, seguita dal 30% dei musulmani del mondo.
A tale madhhab si volle riferire l'Impero ottomano nella sua quasi totalità, tanto che il Hanafismo prevale ancor oggi in Turchia e nell'Asia Centrale islamica.
La scuola si caratterizza per la sua flessibilità ermeneutica e per il ricorso allo strumento interpretativo accessorio del cosiddetto istiḥsān (in arabo إستحسان?) ossia il far prevalere, nel dubbio, ciò che "appare buono" al dotto giurisperito.
Nessuna delle sue opere ci è pervenuta, anche se varie parti del suo pensiero ci sono giunte tramite i suoi discepoli, tra cui il rinomato Abū Yūsuf e il non meno apprezzato Muhammad al-Shaybani.
Permangono interrogativi circa la sua chiamata alla corte di Baghdad da parte del Califfo abbaside al-Manṣūr e la sua proposta di nominarlo Qāḍī. Si afferma che la proposta sarebbe stata rifiutata tuttavia da Abū Ḥanīfa, con la conseguente sua chiusura in prigione, dove poi sarebbe morto e dove sarà in seguito eretta una moschea, che ne porta il nome, intorno alla sua tomba, nel distretto baghdadino di al-Aʿẓamiyya.
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