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pittore francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Émile Beaussier (Avignone, 31 dicembre 1874 – Lione, 18 ottobre 1943) è stato un pittore francese.
Si distinse particolarmente nelle marine e nei paesaggi in pieno sole.
Émile-Marius Beaussier[1] nacque ad Avignone, capoluogo del dipartimento di Vaucluse, nella regione Provenza. Studiò arte all' École nationale supérieure des beaux-arts di Lione dal 1889 al 1894, quindi si trasferì a Parigi per frequentare l'Académie Julian, dove fu allievo di Jean-Paul Laurens.
Nel 1896 Braussier sposò a Lione Julie-Marie Wuiot, e il matrimonio durò 21 anni. La coppia infatti divorziò, senza aver avuto figli, nel luglio del 1917.[2]
Beaussier fu professore di disegno a Lione nel "petit collège" dal novembre 1906 al febbraio 1922; fece parte della "Société Lyonnaise des Beaux-arts", di cui ricoprì la carica di presidente per due anni (1937-1939); e infine fu eletto membro della "Société des artistes français". Espose numerosi lavori al Salon di Lione dal 1892 e al Salon di Parigi a partire dal 1925. I suoi soggetti preferiti furono i villaggi assolati lungo la riva del mare, tipici del sud della Francia, dell'Italia e della Spagna. Fu anche autore di manifesti, di disegni, di acquarelli e di ritratti.
Émile Beaussier, pittore viaggiatore, lascia una produzione notevole di opere eseguite in vari paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Come il suo collega Félix Ziem, Émile Beaussier dipinse spesso a Martigues, dove il piccolo porto di pescatori soprannominato "la Venezia provenzale" gli ispirò numerose tele.
Émile Beaussier morì a Lione a sessantanove anni, nel 1943.[3]
Jean-José Frappa, letterato e studioso, scrisse di lui:
«Tutti i riflessi, tutte le trasparenze, tutte le vibrazioni dei colori si trovano sulla tavolozza di quel pittore delle ore solatie che è Émile Beaussier. Verdi smeraldo delle correnti sottomarine, bianco lattiginoso delle onde, rosa corallo delle rocce, azzurri ardenti e carichi del Mediterraneo addormentato sotto un cielo di fuoco, effetti di sole che si aggrappa alle asperità delle antiche pietre, risvegli rosati delle aurore, sfavillio dei giorni del meridione, incendi dei tramonti. Egli ha fissato tutto sulle sue tele e nessuno meglio di lui sa afferrare l'ombra fuggevole di una nuvola, la macchia luminosa di un raggio di sole che danza attraverso il fogliame, lo sciabordio colorato dell'acqua. È un gentile poeta.[4]»
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