Zubaidah bint Ja'far ibn al-Mansur (in arabo زبيدة بنت جعفر ابن المنصور?; Iraq, ... – Baghdad, 10 luglio 831) è stata una principessa abbaside, consorte di Hārūn al-Rashīd, quinto califfo della dinastia.

È particolarmente nota per la serie di pozzi, serbatoi e piscine artificiali che fornivano acqua ai pellegrini musulmani lungo il percorso da Baghdad a La Mecca e Medina, ribattezzato "Darb Zubaidah" in suo onore.[1][2] Le sue gesta e quelle del marito costituiscono una parte della celebre raccolta di racconti Le mille e una notte.[3]

Biografia

La data di nascita di Zubaidah ci è ignota; tuttavia, è certo che lei fosse almeno un anno più giovane del marito,[4] Hārūn al-Rashīd, che sposò nel 781.[3] Il padre, Ja'far, era fratellastro del califfo abbaside al-Mahdi; la madre, Salsal, era la sorella maggiore di Khayzuran, seconda moglie di al-Mahdi e madre dei futuri califfi al-Hadi e Hārūn al-Rashīd.

Il nome di nascita di Zubaidah era Sukhainah o Amatul al-'Aziz;[5] il nome attuale le venne dato dal nonno, il califfo al-Mansur, ed è traducibile con "piccola pallina di burro".[6] In seguito, Zubaidah ricevette la kunya Umm Ja'far (ovvero "madre di Ja'far"), che riflette il suo lignaggio reale come al- nipote del califfo Abu Ja'far al-Mansur e moglie del califfo Abu Ja'far Hārūn al-Rashīd.[6] Uno dei figli legittimi di Zubaidah era al-Amin, futuro califfo abbaside successore del padre.

Al suo quinto pellegrinaggio verso la Mecca notò che una siccità aveva devastato la popolazione, riducendo il pozzo di Zemzem a un rivolo d'acqua. Decise quindi di spendere oltre due milioni di dinar per migliorare l'approvvigionamento idrico della Mecca e della provincia circostante:[3] ciò includeva la costruzione di un acquedotto alla sorgente di Hunayn, novantacinque chilometri a est, e della Ayn Zubaydah (trad. "sorgente di Zubaydah"), lunga trentotto chilometri e considerata un «capolavoro dell'ingegneria».[7] Secondo Ibn Khallikan, quando gli ingegneri avvertirono Zubaidah riguardo alle spese dei lavori, ella rispose dicendo di voler continuare l'opera anche se «ogni colpo di piccone costasse un dinar».[8]

Si impegnò anche per migliorare il percorso dei pellegrini da Kufa a La Mecca, di una lunghezza complessiva di circa 1 400 km in mezzo al deserto.[9] La strada fu asfaltata e sgomberata da massi; vennero aggiunti anche dei depositi di acqua lungo il tragitto, in grado di catturare l'acqua piovana.[10]

Il viaggiatore Ibn Battuta, riferendosi a Zubaidah, affermò che «ogni serbatoio, piscina o pozzo su questa strada che va dalla Mecca a Baghdad è dovuto alla sua generosità [...] se non fosse stato per la sua preoccupazione verso questa rotta, essa non sarebbe utilizzabile».[11]

La leggenda narra che il suo palazzo «suonasse come un alveare»: ciò sarebbe dovuto alle cento donne da lei assunte per cantare a memoria il Corano.[5]

Note

Collegamenti esterni

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