Varṇa (devanāgarī: वर्ण; s.m.; lett. "colore", ma anche "mantello", "apparenza esteriore", "colore del viso"[3]) è quel termine sanscrito con cui la cultura hindū intende indicare il proprio sistema delle caste[4].
Un brahmanoNambūṭiri (Kerala) durante il rito dello agnicayana. Da notare lo yajñopavīta di cotone composto da tre fili ritorti tre volte e indossato sulla spalla sinistra, che ne suggerisce l'appartenenza castale. Secondo il Manusmṛti[1] la cintura di un brāhmaṇa deve essere fatta di erba muñja (Saccharum muñja) il cui stelo cavo, secondo la tradizione religiosa, è dimora del fulmine (vidyut). Sempre secondo il testo normativo tradizionale[2] il bastone di un brāhmaṇa deve corrispondere ad un ramo dell'albero Bilva (Aegle marmelos) o dell'albero Pālāśa (Butea monosperma).
Un giovane hindu durante il rito dello upanayana che gli consente di acquisire lo stato di brahmācarin e di accedere al primo āśrama della sua esistenza. Da notare lo yajñopavīta di colore giallo indossato sulla spalla sinistra, che ne suggerisce l'appartenenza castale vaiśya (bianco composto di cotone per un giovane brahmano, rosso di seta o canapa per uno kṣatriya, giallo di lino o di lana per un vaiśya). Secondo il Manusmṛti[1] la cintura di un vaiśya deve essere fatta di canapa (Cannabis sativa). Sempre secondo il testo normativo tradizionale[2] il bastone di un vaiśya deve corrispondere ad un ramo dell'albero Pīlu (Salvadora persica) o dell'albero Udumbara (Ficus racemosa).
A questo termine si accompagna un altro termine dal significato parzialmente sovrapponibile, quello di jāti (s.f., devanāgarī: जाति; lett. "nascita", "forma di esistenza", "posizione assegnata alla nascita").
Laddove tuttavia, come nota Louis Dumont[5], pur se si possono confondere i due termini, varṇa conserva il suo ruolo nella letteratura classica, mentre jāti indica più direttamente il sistema delle caste, e quindi le divisioni sociali, in India, essendo maggiormente legato alla sua funzione di assegnazione, fin dalla nascita, del devoto hindū.
La mescolanza dei varṇa rende conto quindi della presenza di numerose sotto-jāti (upajāti).