Utente:Mαρκος/Minoranze linguistiche d'Italia
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Le minoranze linguistiche d'Italia sono costituite dalle comunità parlanti idiomi appartenenti a varie famiglie linguistiche (ovvero i gruppi germanici, albanesi, greci, neolatini e slavi)[1] e diversi dalla lingua nazionale entro i confini della Repubblica italiana. Sono riconosciuti e tutelati da apposite leggi nazionali (come la 482/99) e regionali 12 gruppi linguistici minoritari, rappresentati da circa 2.500.000 parlanti distribuiti in 1.171 comuni di 14 regioni.
«In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo.»
Non sono ammesse a tutela né le «alloglossie interne», ovvero comunità parlanti idiomi di ceppo italo-romanzo trasferitesi dalle proprie sedi originali e insediatesi in territori oggi appartenenti allo stato italiano (come i dialettofoni gallo-italici dell'Italia insulare e meridionale), né le «minoranze diffuse», cioè le comunità parlanti varietà non territorializzate (come i Rom e i Sinti), né le «nuove minoranze», ossia le lingue alloglotte di recente importazione parlate in comunità in cui spicca «una volontà di conservare lingua, cultura, religione e identità di origine»[2]. Non sono altresì tutelate le varie lingue locali (i cosiddetti «dialetti italiani» come l'emiliano, il ligure, il lombardo, il napoletano, il piemontese, il romagnolo, il veneto e il siciliano) le cui comunità, stricto sensu, rientrebbero nell'accezione di «minoranze linguistiche» in quanto parlanti idiomi geneticamente autonomi rispetto alla lingua nazionale italiana[3][4].