Utente:Angelosante/Promemoria
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
CARLO DI DONNA Ho letto con molto interesse l'articolo dell'avvocato Aurelio La Rosa su Carlo Di Donna pubblicato dal Corriere di qualche giorno fa. La Rosa conclude il suo intervento proponendo di intitolare una via della città a Di Donna sindaco di Taranto nella seconda metà degli anni '40. La lettura dell'articolo mi ha intrigato assai e mi sono preso la briga di andare a scartabellare nella collezione di questo autentico archivio storico della nostra città che è il Corriere del Giorno. Dalla lettura del "Corriere" di quei giorni emerge la vicenda straordinaria di un uomo, Di Donna, che ha dato tutto se stesso al Partito Comunista e alla città, a cui avversari politici e compagni di partito riconoscevano competenza in materia amministrativa, probità e onestà morale, ma che ha avuto anche un destino che non meritava. Messo elegantemente alla porta fu lasciato solo e abbandonato proprio nel momento in cui aveva bisogno di aiuto per sé e per la sua famiglia. Non mi soffermo sulle qualità dell'uomo. Lo ha fatto egregiamente l'avvocato La Rosa. La lettura del Corriere del Giorno di quegli anni e la consultazione di qualche documento d'archivio dell'epoca ci soccorrono per ricostruire una vicenda emblematica di quegli anni eroici nel corso dei quali si costruiva la democrazia nel nostro Paese e si ritesseva il tessuto della vita politica, democratica ed economica della nostra città sfasciato dalla guerra. Io ritengo che su quegli anni una volta o l'altra andrà fatta una ricerca specifica e approfondita per ricostruire fatti, avvenimenti e personaggi poiché uomini come Agilulfo Caramia, Ciro Drago, Odoardo Voccoli, Carlo Di Donna, Nicola De Falco Raffaele Leone, rappresentano le prime grandi personalità intorno a cui, pur nella virulenza della lotta politica, si andava costruendo il tessuto connettivo della giovane democrazia tarantina. Occorre però ricostruire quegli anni senza lasciarsi irretire da miti e mitologie fuorvianti che possono essere utili alla politica ma che non servono alla storia. E' vero che la storia la fanno i vincitori ma è anche vero che è compito di chi si occupa di storia rimettere le cose alloro posto sulla base di documenti storici. Ebbene per quanto riguarda la storia di quegli anni noi sentiamo parlare sempre di alcuni grandi sindaci, mentre per altri, come è il caso Di Donna, si tace. Si parla di Agilulfo Caramia prestigioso avvocato, di Ciro Drago socialista, archeologo e direttore del Museo Archeologico di Taranto, ambedue nominati dal C.L.N., di Odoardo Voccoli, di Nicola De Falco, ma non si parla, anzi si tace intenzionalmente, di Carlo Di Donna che ha ricoperto l'incarico di sindaco dal 5 febbraio 1949 al 2 maggio 1950. E di Di Donna non ama parlare soprattutto chi comunista è stato negli anni '50 e '60. Una sorta di rimozione per la consapevolezza di aver fatto un torto ad un militante che non lo meritava. Proviamo a ricostruire i fatti. Carlo Di Donna è un militante del PCI , ragioniere e commerciante. Il 18 marzo del 1948 viene eletto per la prima volta sindaco e succede ad Odoardo Voccoli. E' una eredità pesante quella di Voccoli, leader storico del PCI e protagonista delle lotte operaie dei primi anni del secolo. Odoardo Voccoli insieme agli altri due leaders storici dell'allora Partito Socialista tarantino che aveva la sua sede al pendio Lariccia nella città vecchia, Edoardo Sangiorgio e Giuseppe Portone, nel corso del biennio rosso '19-'20 era stato un protagonista delle lotte contro il caro vita, la farina adulterata e le condizioni di miseria in cui versava la popolazione di Taranto. Antifascista e perseguitato politico durante il ventennio, nel '46, cioè nelle prime libere elezioni del dopoguerra era stato eletto a furor di popolo Sindaco di Taranto e poi nel '48 al Senato della Repubblica. Insomma un uomo di grande prestigio e di grande carisma molto amato dalla gente. Non sarebbe stato facile fare i conti col ricordo che di lui conservava la gente di Taranto. Ma Di Donna ha tutte le carte in regola per essere un buon sindaco, è una persona competente sul piano amministrativo specialmente in quella finanziaria per essere ragioniere, è una persona perbene e onesta, è un fedele militante del PCI ma è però un uomo sfortunato. Appena eletto il 18 marzo del 1948, su ricorso presentato dall'avvocato Nicola Pappacena, esponente dell'Uomo Qualunque, il prefetto ne contesta la elezione per motivi di procedura ritenendo la seduta del Consiglio Comunale che lo ha eletto sindaco non valida per mancanza di numero legale. Di Donna e la Giunta eletta fanno ricorso patrocinati da Massimo Severo Giannini. Rimane quindi in carica il prof. Giulio Cesare Fella del PRI che, dopo le dimissioni da sindaco di Voccoli, candidato al Senato per il blocco social comunista alle elezioni del 18 aprile 1948, aveva assunto l'incarico di sindaco facente funzioni. Nel gennaio del '49, cioè dopo dieci mesi dalla elezione, il Ministero degli Interni dà ragione a Di Donna dichiarando la seduta nella quale era stato eletto sindaco perfettamente valida. Di Donna il 5 febbraio del 1949 viene confermato alla carica di sindaco della città. Terminerà il suo mandato il 2 maggio del 1950 dopo aver svolto un buon lavoro. Non mi soffermo sulle realizzazioni importanti della Giunta Di Donna nel sia pur breve periodo di gestione della cosa pubblica poiché lo ha fatto egregiamente l'avvocato La Rosa. E' un anno e qualche mese di intensa attività amministrativa, molto apprezzata dalla gente. Il consenso della popolazione e la coscienza di aver svolto bene il proprio compito alimentano in lui la legittima aspirazione ad essere riconfermato sindaco. Nel corso del suo mandato però incappa in un guaio con la giustizia amministrativa. Nel mese di agosto il prefetto dottor Girolamo Speciale incarica il co-prefetto Martinelli di condurre un'ispezione sugli atti amministrativi del Comune di Taranto. Bisogna tener conto che siamo in periodo di pieno centrismo e dopo il 18 aprile le prefetture su indicazioni del Governo intendono fare le bucce alle ultime roccaforti della sinistra. E Taranto era una di queste e certamente tra le più forti. Ne nasce un contenzioso con la Corte dei Conti che accusa l'amministrazione Di Donna di aver utilizzato in maniera impropria la somma di 1.106.600 lire riveniente da offerte volontarie dei cittadini e dalle tasse di concessione della villa Garibaldi ad un Luna Park. Tale somma era stata destinata dalla giunta Fella in beneficenza non essendovi alcuna disponibilità di bilancio per aiutare i cittadini indigenti che nell'immediato dopo guerra dovevano essere una moltitudine. Un modo insomma per venire incontro alle difficoltà di una città che si leccava ancora le ferite di una guerra sciagurata che l'aveva toccata direttamente. Nel marzo del 1949 Di Donna, subentrato a Fella, aveva ricevuto da questi la consegna di questo denaro depositato presso l'Agenzia locale del Banco di Roma e intestato al Comune di Taranto sotto il titolo Fondo di beneficenza. Di Donna ritiene di utilizzare questi fondi per una fornitura di scarpe ad un gruppo di bambini poveri delle scuole elementari. Il contenzioso con la Corte dei Conti non ha alcun fondamento, ma esso basta per essere utilizzato come pretesto per sbarragli la strada nella corsa alla poltrona di primo cittadino. Il periodo che va dal gennaio al febbraio 1950 è un periodo burrascoso per l'Amministrazione Di Donna. La maggioranza è divisa e la minoranza approfittando di ciò si dimette in blocco ed apre la strada al commissario prefettizio dott. Ferruccio Scolaro che viene nominato il 3 maggio 1950. Il 10 giugno 1951 si va alle urne. Malgrado le previsioni e la svolta centrista che dopo il 18 aprile '48 aveva portato i moderati alla guida del Paese, a Taranto il blocco moderato viene battuto e la sinistra rimane saldamente in sella. Una curiosità, l'avversario di Di Donna, nella corsa alla poltrona di primo cittadino è Fella che nel frattempo era passato dalla sinistra al blocco moderato. La sinistra quindi rimane saldamente arroccata a Palazzo di Città. Di Donna è il più suffragato, prende oltre 6.000 voti di preferenza. Ma c'è qualcosa che si muove alle sue spalle. La direzione provinciale del partito comunista ha stabilito diversamente. Sindaco di Taranto deve essere un operaio antifascista per confermare nell'immaginario collettivo della classe operaia tarantina l'immagine operaistica e antifascista che era stata inaugurata da Odoardo Voccoli. Taranto è rimasta una delle poche roccaforti rosse del mezzogiorno e il PCI del "Migliore" non può permettersi di commettere un errore. In una Taranto nella quale il motore della ricostruzione stenta a mettersi in moto e che continua ad avvertire i segni della grave crisi che attanaglia il Paese, disoccupazione, bassi salari, scarsezza di generi di prima necessità, in una città nella quale imperversano i licenziamenti pacciardiani nell'arsenale e nei cantieri Tosi, va riconfermata con forza l'immagine di un PCI battagliero, punto di riferimento della classe operaia ed erede della tradizione antifascista. Il partito ha l'uomo giusto, si chiama Nicola De Falco. E' un operaio dei Cantieri Tosi, antifascista e perseguitato politico, con un grande seguito popolare per essere stato un dirigente sindacale. Nicola De Falco gode di molto prestigio nel partito, sia presso la base dei militanti che presso i vertici della Federazione del PCI Jonico. Alle elezioni del '51 però ha preso appena 1860 voti, un'inezia rispetto ai 6000 voti raccolti da Di Donna. Di Donna quindi è un ostacolo serio alla realizzazione del progetto della dirigenza provinciale del PCI non solo per essere stato l'ultimo sindaco comunista prima della fase commissariale del dott. Scolaro, ma anche per il numero dei consensi personali conseguiti. Egli è quindi il candidato naturale a ricoprire la carica di sindaco e di questa sua legittima aspirazione a succedere a se stesso sulla poltrona di primo cittadino non fa mistero. Di Donna però ha un peccato d'origine, è un ragioniere e un commerciante, esponente di quella piccola borghesia mercantile colta e di sinistra che ha pochi legami con i duri e i puri della classe operaia tarantina dei cantieri e dell'arsenale e che per questo è scarsamente rappresentativo dell'immagine che il PCI degli anni 50 vuole dare di sé. Però come Sindaco ha lavorato bene, come capolista è stato il più suffragato dimostrando di godere della stima e dell'affetto non solo della base del PCI ma anche di larga parte di tarantini. Il problema non è di facile soluzione. A questo punto salta fuori la storia del contenzioso del '49 a carico di Di Donna pendente presso la Corte dei Conti. Nel procedimento presso la Corte dei Conti, Di Donna è assistito dall'avvocato Antonio Altamura, un principe del foro tarantino degli anni cinquanta, maestro di un'intera generazione di avvocati della nostra città, che non deve fare eccessivi sforzi per dimostrare che i soldi erano stati legittimamente spesi. Comprare le scarpe e dei bambini poveri della città, non è forse un atto di beneficenza? Ma nel '51 ancora non era uscita la sentenza di assoluzione che verrà solo nel 1953. In questo momento Di Donna è ancora sub iudice. Il pretesto è ottimo per sbarrargli la strada. In un altro momento il PCI avrebbe tuonato contro "la politica persecutoria degli organi tutori che bloccano il processo democratico delle amministrazioni popolari". Stavolta l'organo federale non dice una parola sull'argomento e questo è il segnale che Di Donna ormai deve fare le valigie. D'altro canto ciò gli viene formalmente richiesto dagli organi dirigenti del PCI tarantino i quali gli impongono di non ricandidarsi. Di Donna da quel gentiluomo e fedele militante del PCI che è risponde con un "obbedisco" e si piega alla disciplina di partito pur essendo perfettamente consapevole di essere oggetto di un sopruso. Il 13 luglio del 1951, nella seduta del consiglio comunale che deve eleggere il sindaco, va in aula teso e, prendendo la parola, dichiara che per motivi personali non èdisponibile a riproporre la propria candidatura a sindaco della città. La cosa non è bevuta dai commentatori politici dell'epoca. Il Corriere del Giorno, nella sua edizione del 3 luglio 1951, scrive "Con un magro ben servito, il PCI ha ieri sera silurato l'ex sindaco Carlo Di Donna, sia pure con ben orchestrati applausi e con qualche fascio di fiori rossi. Ma tutti hanno avuto netta la sensazione che si è trattato di un siluramento bell'e buono". Nasce così l'amministrazione De Falco con 32 voti favorevoli e 17 astensioni della minoranza. Della nuova giunta fanno parte i comunisti Albino De Vincentiis, Augusto Intelligente, Vito Galizia (indipendente), Giuseppe Testa, Filippo Di Todaro, e i socialisti Giuseppe Giancane, Pasquale Caffio ed Elena Barberio. Da questo momento di questa storia al PCI non intenderanno più parlare neanche quando nel '54 scoppia la polemica in casa comunista sollevata dal consigliere comunale e militante di primo piano del partito Vincenzo Saracino avversario interno di De Falco e Nino D'Ippolito segretario provinciale. Saracino, in un articolo comparso sul Corriere del Giorno del 26 novembre 1954, cioè in piena era De Falco, parlando di Di Donna e della consultazione elettorale del '51 scrive testualmente "... con l'ultima consultazione elettorale amministrativa quel nome (Di Donna n.d.r.) servì da beffa atroce prima ai compagni di base poi all'intera cittadinanza". Certo le dichiarazioni di Saracino vanno prese con le pinze essendo egli un feroce oppositore di De Falco ma esse sono comunque la testimonianza di ciò che è accaduto ai danni di Di Donna. E l'imbarazzo su questa vicenda continua almeno fino agli anni '80 tant'è che quando Nicola Caputo, che sta lavorando al suo bel libro "Parola di Sindaco" Sedi Editore-Taranto 1985, incontra Nicola De Falco e gli chiede di parlargli della questione Di Donna, l'ex sindaco risponde "Sì, in effetti Di Donna aspirava a rifare il sindaco, però... Lui era un commerciante... e poi aveva un carattere diverso dal mio. Sta di fatto che il partito scelse me al suo posto". Questa la risposta evidentemente imbarazzata ed evasiva dell'ex sindaco il quale fa a Caputo anche altre rivelazioni, probabilmente importanti, che però l'autore dichiara di non poter rivelare avendo preso in tal senso un impegno preciso col vecchio senatore. Di Donna dopo il siluramento nel consiglio comunale che ha eletto sindaco De Falco abbandonerà via via l'attività politica e subirà numerose traversie familiari. Come dice Saracino "da quando è stato sostituito dalla carica che degnamente occupava, vive appartato e direi quasi dimenticato dai suoi siluratori". Il 17 maggio del 1957, sindaco Raffaele Leone, presenta le dimissioni da consigliere comunale ma il Consiglio le respinge. I comunisti si astengono. Nelle elezioni amministrative del 6 novembre 1960 viene ancora una volta eletto consigliere comunale con oltre 2000 preferenze. Nel maggio 1961 si dimette dal partito comunista. La ferita di dieci anni prima è ancora aperta. Ma è ormai stanco per combattere. Difficoltà di carattere economico fanno sì che egli chiuda la sua attività di commerciante con gravi problemi per la sua famiglia. Abbandonato dai suoi compagni di partito si riprende grazie all'aiuto proprio di chi non se l'aspettava, i suoi avversari politici. Muore il 15 febbraio 1980 senza che l'amministrazione pubblica senta il dovere di tributare il dovuto omaggio ad un suo amministratore che ha rappresentato con onore la città. Una storia esemplare di un uomo che alla politica, al partito e alla città ha dato tutto senza avere in cambio nulla, neanche la gratitudine della gente e dei suoi compagni di partito. Se c'è una massima che vuole la gratitudine non abitare su questa terra questa massima l'ha sperimentata Carlo Di Donna. La ricerca di giustificazioni e responsabilità ovviamente non ha alcun senso dopo 50 anni. So bene che nel PCI di allora tutto era giustificato e giustificabile con la ragion di partito per cui si darebbe ragione anche di questo episodio, ma ritengo che oggi la visione provvidenzialistica e giustificatoria della storia che ha caratterizzato la storiografia del PCI per 50 anni abbia fatto spazio, nei suoi eredi attuali ad una visione più laica nelle lettura dei fatti storici che vengono interpretati attraversò la lente di un sano e laico revisionismo. Un grande partito come era il PCI degli anni '50 e come è oggi quello dei suoi eredi DS, protagonista di grandi eventi che hanno costruito la democrazia i questo Paese, è capace anche di grandi autocritiche. Un riconoscimento del valore politico e morale dell'uomo Carlo Di Donna e una rivalutazione storica del politico e dell'amministratore sono il minimo che il suo partito e la città possano fare nei suoi confronti.
uomo che ha dato tutto se stesso al Partito Comunista ed alla città"
Mario Guadagnolo
Dal Corriere de giorno di ven 30 Agosto 2001
- [[]]
- 17 maggio 2007 superiamo la wiki olandese , aspettaci giappone!!
- 18 maggio2007 sono eletto al cds
- 5 giugno2007 comizio per il Partito Democratico
- 10 giugno2007 baci con nadia
- 20 ottobre 2007 5000 edit
- 29 gennaio fine ban e risuperiamo la wiki olandese
- 22 gennaio 2012 1000000 di voci
- pos prec edit totali
- 389 382 1759 139 751 82 2510 Angelosante 20/08/07
- 305 302 3427 47 1897 20 5324 Angelosante 31/03/08
- 328 315 3585 108 2011 93 5596 Angelosante 30/05/08
- 367 357 3737 70 2203 65 5940 Angelosante 6/09/08
- 536 528 4221 0 2722 1 6943 Angelosante 28/07/2010
- 553 543 4282 33 2791 12 7073 Angelosante 29/09/2010
- 520 534 5003 249 3221 148 8224 31/10/2010