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Confucio[1]
Confucio, latinizzazione del cinese 孔夫子 (Template:Zh-p, Wade-Giles: K'ung-fu-tzu, alla lettera Maestro Kong), (settembre 551 a.C. – 479 a.C.), è stato un pensatore cinese.
La sua speculazione filosofica è all'origine di un fenomeno culturale che nel corso dei secoli ha profondamente influenzato il pensiero, lo stile di vita e l'organizzazione politica dell'universo culturale Cinese. Da lì si è diffuso verso la Corea, il Giappone, e il Vietnam, tutte zone che nel corso dei secoli sono state sottoposte all'influenza del mondo linguistico, culturale e politico cinese. L'importanza del suo pensiero e gli effetti che essa ha comportato nel corso dello sviluppo del pensiero e della civiltà orientale sono paragonabili a quelli derivati dai Dialoghi di Platone o dall'avvento del Cristianesimo in occidente.
Nell'ambito della cultura cinese, attorno ai suoi insegnamenti si è raccolta e costruita una tradizione di pensatori che si auto-interpreta come Confuciana, che hanno preso a proprio punto di riferimento gli insegnamenti del maestro per sviluppare una tradizione di pensiero coerente. Si tratta di una speculazione che tocca gli ambiti della morale, della sfera politica, della dimensione interiore dell'individuo e del suo rapporto con sè stesso e con la comunità umana in cui si trova a vivere e operare.
L'insegnamento di Confucio si può raccogliere come una serie di indicazioni di ciò che per lui costituisce la maniera più opportuna di condurre l'esistenza per l'essere umano, per proporre un modello in cui si possano sposare compimento dell'essere umano e realizzazione del sogno di una comunità umana armoniosa.
Fin dai primi secoli immediatamente successivi alla sua morte, una lunga serie di pensatori, letterati, studiosi si è raccolta intorno ai suoi insegnamenti, e la tradizione storiografica cinese e in seguito moderna ha dato a questo movimento di pensiero l'etichetta di Confucianesimo. All'origine dell'utilizzo di tale termine vi è il termine Rújiā 儒家 (scuola dei letterati) termine sotto il quale sono stati raccolti tutti i pensatori dell'epoca degli stati combattenti che nelle loro discussioni e affermazioni si richiamavano esplicitamente ai contenuti dell'insegnamento di Confucio. con cui un importante storico del primo impero Han.
è corretto definire Confucio un pensatore, ma problematico definirlo un filosofo, se si considera l'origine specificamente occidentale del termine filosofia. La varietà degli ambiti toccati dai suoi insegnamenti non impedisce tuttavia di considerarlo un pensatore di tutto rispetto, paragonabile a Platone. Allo stesso modo, vista la mancanza di un esplicito riferimento a una dimensione trascendente, è problematico se non addirittura poco corretto determinare il Confucianesimo come una religione, sebbene lo stesso Confucio e i pensatori ad egli succedutisi nel corso della loro speculazione abbiano esplicitamente affrontato temi di grande rilevanza morale, quali il rapporto dell'uomo con il suo prossimo, con la famiglia e la società, il rapporto con l'autorità, il senso di giustizia, ecc.
La sua speculazione filosofica ha dato origine ad una intera tradizione culturale, che si suole denominare Confucianesimo. (Rújiā 儒家): i suoi insegnamenti hanno influenzato profondamente il pensiero e lo stile di vita cinese, coreano, giapponese e vietnamita. Il suo contributo alla storia del pensiero e dell'umanità è paragonabile a quello che Platone
Confucio visse in Cina nell'ultima parte del Periodo delle primavere e degli autunni (781 a.C. – 477 a.C.), un'epoca di anarchia, d'instabilità politica e di diffusa corruzione, dominata dalle guerre tra stati feudali, che – senza soluzione di continuità – si trascinerà nell'epoca successiva, il Periodo dei regni combattenti, (476 a.C. – 206 a.C.), che culminerà con l'unificazione della Cina sotto un unico sovrano.
La sua filosofia si basava sull'etica personale e politica, sulla correttezza delle relazioni sociali, sulla giustizia, sul rispetto dell'autorità familiare e gerarchica, sull'onestà e la sincerità. La difesa di questi valori gli assicurò sotto la dinastia Han (206 a.C.–220 d.C.) un ruolo preminente rispetto ad altre dottrine come il legismo (Fǎjiā 法家) e il taoismo (Dàojiā 道家).
Il pensiero confuciano fu introdotto in Europa dal gesuita Michele Ruggeri, che fu il primo a latinizzare il nome di Kǒngfūzǐ in Confucio.
I suoi insegnamenti sono raccolti nei Dialoghi (Lùnyǔ 論語), una raccolta di aforismi e frammenti di discorsi compilata molti anni dopo la sua morte dai suoi discepoli. Sebbene, infatti, per più di duemila anni la tradizione lo abbia ritenuto autore o curatore di tutti i Cinque Classici, gli storici moderni non ritengono di poter attribuire con certezza a Confucio nessuno scritto fra quelli che la tradizione lega al suo nome.
La sua vita è stata riprodotta nel film Confucio, il quale è stato interpretato dall'attore Chow Yun-Fat.
Secondo la tradizione, Confucio nacque nella città di Zou nello Stato di Lu (ora parte dell'odierna provincia di Shandong) il 29 settembre del 551 a.C., durante il Periodo delle primavere e degli autunni. In quest'epoca si situa anche l'inizio del movimento filosofico delle Cento scuole di pensiero.
Sempre secondo la biografia tradizionale, riportata da Sima Qian nelle sue Memorie di uno storico, il padre di Confucio, che apparteneva ad una famiglia nobile impoverita discendente dalla dinastia Shang, aveva sposato a sessantacinque anni, in seconde nozze, una fanciulla di quindici anni. Un matrimonio del genere, secondo le consuetudini dell'epoca, era da considerarsi un'unione illecita (yěhé 野合). Confucio perse il padre all'età di tre anni, e fu allevato dalla madre, che riuscì ad assicurargli un'istruzione anche se la famiglia viveva in povertà.
Non ci sono notizie certe sulla vita di Confucio. La sua ascesa sociale lo pone nell'ambito della classe emergente Shì (士), a metà tra la vecchia nobiltà e la gente comune, alla quale, come Confucio, appartenevano uomini di talento ma di origini modeste che cercavano di raggiungere una posizione elevata grazie alle proprie doti intellettuali. Egli stesso, riferiscono i Dialoghi, vantava le sue umili origini che lo avrebbero spinto a sviluppare le sue capacità.[2]. Molto della vita del filosofo è pervenuto dalla raccolta postuma dei "Detti di Confucio", redatta dai suoi discepoli attorno al 411 a.C. – 404 a.C., seppure la datazione della compilazione è tuttora discussa. In tale opera è esposto il pensiero filosofico – morale, così come si illustrano i precetti dettati dal maestro.
Infine, vari capitoli trattano della vita privata di Confucio. Si legge che dettò i suoi pensieri ai suoi discepoli molto avanti negli anni (capitolo 7.5), che era moderato e parco (capitolo 7. 16), che seguiva una vita molto appartata e modesta preferendo la campagna alla città (capitolo 7.19), che digiunava spesso e volentieri ((capitolo 7.13) e mangiava procacciandosi il cibo da sé e cucinandolo di persona (capitolo 7.27), che amava insegnare non ricevendo compenso ma unicamente qualche piccola offerta in natura (capitolo 7.29), che la scuola attirava molti adepti fino a diventare elitaria (capitolo 8.9) e molto additata ad esempio di educazione (capitoli 8.13 - 8.17), ma che al contempo dava fastidio ai potenti che emarginarono il maestro e la scuola perché davano fastidio (capitolo 9.2), tanto che dovettero fuggire ed il maestro stesso rischiò la vita (capitoli 9.5 e 11.23), che furono costretti a ripiegare su umili e miseri mestieri pur di vivere (capitoli 9.6 - 9.7), che vissero per un certo periodo in esilio fuori dalla Cina (capitolo 9.14), ma anche che la scuola divenne negli ultimi tempi assai interessante per le autorità di diversi stati feudali in cui al tempo la Cina era suddivisa (capitolo 11.7) e che il maestro nell'ultima decade di vita divenne ambasciatore e rispettato uomo di corte (capitoli 10,2 - 10.4; capitoli 10.15 - 10.20), nonostante la morte del figlio Li (capitolo 11.8) e dell'allievo prediletto Yan Hui (capitoli 11.7 - 11.11) ed il tradimento dell'allievo Rau Qin (capitolo 11.17). Anche molti dei suoi allievi – vi si legge – fecero carriera sia durante la vita del maestro, che dopo la sua dipartita (capitoli 11.24 - 11.25). Secondo Mencio (370 a.C. – 289 a.C.), Confucio si sarebbe occupato dell'amministrazione di negozi e di pascoli e bestiame[3],
Probabilmente svolse compiti amministrativi per il governatore della provincia. Sima Qian, riferisce che dopo i cinquant'anni Confucio divenne ministro della giustizia del duca di Lu, ma fu in seguito costretto a dimettersi ed andare in esilio. Iniziò quindi un lungo viaggio attraverso gli stati di Wei, Song, , cercando impiego presso i governanti come consigliere.
Tornato nello stato di Lu, trascorse gli ultimi anni dedicandosi agli studi e all'insegnamento, circondato da un numero crescente di discepoli.
Nei Dialoghi, Confucio si presenta come un "messaggero che nulla ha inventato"[4], il cui compito è quello di trasmettere la sapienza degli antichi. Grande importanza è data allo studio: il libro si apre proprio col carattere cinese che indica lo studio, xué (cinese semplificato: 学, cinese tradizionale: 學). Lungi dal tentare la costruzione di un sistema filosofico, Confucio invitava i suoi discepoli a riflettere profondamente su se stessi e sul mondo, approfondendo la conoscenza del passato da cui trarre insegnamento attraverso lo studio degli antichi testi.
In un periodo storico segnato dalle divisioni e da guerre sanguinose fra stati feudali, Confucio ripropose il concetto di Mandato del cielo (天命 pinyin: Tiānmìng) che avrebbe potuto riunificare la Cina e ridare finalmente pace e prosperità al popolo.[5]. Ma allo stesso tempo, l'interpretazione confuciana del Mandato del cielo era innovativa, poiché egli pensava ad un trono sul quale si sarebbero succeduti sovrani scelti sulla base della loro statura morale, non della parentela di sangue, capaci di diffondere la virtù fra il popolo senza il bisogno di leggi dure e restrittive.[6]
La concezione confuciana del jūnzi (君子), termine che prima di Confucio indicava la nobiltà di sangue, è piuttosto quella della nobiltà d'animo (spesso junzi è tradotto come uomo superiore), acquisita con la pratica delle virtù[7]. Il suo insegnamento, dunque, benché principalmente orientato alla formazione dei futuri uomini di potere, era aperto a tutti, non solo ai figli della nobiltà.
Gli insegnamenti di Confucio furono raccolti e organizzati dai suoi discepoli nei Dialoghi circa ottant'anni dopo la morte del maestro (401 a.C.).
Sebbene in Cina i precetti di Confucio siano stati seguiti per secoli come una religione, si discute ancora se il Confucianesimo possa essere considerato una religione. I testi confuciani, infatti, non esprimono una concezione chiara della divinità, e trascurano molti aspetti della spiritualità, come la natura dell'anima.
I principi del Confucianesimo raccolsero un grande favore soprattutto perché si fondavano in larga parte sulla tradizione e le credenze già radicate nella tradizione cinese. Confucio esaltò infatti la lealtà familiare, il culto degli antenati, il rispetto degli anziani da parte dei giovani (e secondo interpretazioni posteriori, la sottomissione della moglie al marito), proponendo la famiglia come base di un governo ideale. Guardava al passato con nostalgia ed esortava i potenti ad ispirarsi agli antichi modelli di virtù.
Gli studiosi sono oggi molto cauti nell'attribuire a Confucio specifiche affermazioni, poiché non esistono testi che possano essere fatti risalire a lui con certezza. I principi del confucianesimo sono stati infatti elaborati nei secoli, in un corpus di scritti che si è andato creando ed accrescendo soprattutto nel periodo fra la sua morte e la fondazione dell'impero cinese nel 221 a.C.
Confucio ebbe molti discepoli e seguaci, in Cina e in Estremo Oriente.
I discepoli di Confucio e il suo unico nipote, Zisi, assicurarono continuità agli insegnamenti filosofici del maestro dopo la sua morte. Pur basandosi sul pensiero etico e politico confuciano, due dei suoi seguaci più celebri, Mencio (IV secolo a.C.) e Xun Zi (III secolo a.C.) ne enfatizzarono aspetti radicalmente diversi tra loro, anche sulla questione dell'autoritarismo.
Durante la dinastia Song, Zhu Xi (1130-1200) rinnovò il confucianesimo con idee mutuate dal taoismo e dal buddhismo. Il rinnovamento operato da Zhu Xi divenne in seguito un'ortodossia incontestata. Solo con l'avvento della Repubblica popolare cinese si è abolito l'insegnamento dei Quattro Libri e dei Cinque classici confuciani.
L'albero genealogico di Confucio è stato, nel 2006, il più lungo del mondo. La linea familiare di K'ung Ch'iu o Confucio può essere tracciata più indietro nel tempo di qualsiasi altra. Il suo bis-bis-bis-bis nonno Kung Chia, rintracciabile nell'VIII secolo a.C., ha 86 discendenti diretti[senza fonte].
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