Utente:Gvtrad/Sandbox
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Un ecosistema sano fornisce beni e servizi essenziali per ogni essere vivente. Ci sono due modi principali per ridurre l’impatto umano negativo e incrementare i servizi dell’ecosistema, il primo dei quali riguarda la gestione ambientale. Quest’approccio diretto si basa principalmente sulle informazioni ottenute dalle scienze della Terra, dalle scienze ambientali e dalla biologia della conservazione. Tuttavia, si tratta di una gestione che arriva alla fine di una lunga serie di fattori causali indiretti introdotti dal consumo umano, per cui un secondo approccio si ha attraverso la gestione della domanda nell'ambito dell’uso delle risorse umane.
La gestione del consumo umano delle risorse è un approccio indiretto basato fondamentalmente sulle informazioni ottenute dalle scienze economiche. Herman Daly ha proposto tre criteri generali per la sostenibilità ecologica: le risorse rinnovabili dovrebbero fornire un rendimento sostenibile (il tasso di raccolta non dovrebbe superare il tasso di rigenerazione); si dovrebbe avere uno sviluppo equivalente di riserve rinnovabili per le risorse non rinnovabili; la produzione di rifiuti non dovrebbe superare la capacità assimilativa dell’ambiente.[1]
Lo stesso argomento in dettaglio: Sostenibilità e gestione ambientale
Su scala globale e nel suo senso più ampio la gestione ambientale riguarda gli oceani, i sistemi di acque dolci, la terra e l’atmosfera, ma seguendo il principio di della scalarità nella sostenibilità essa si può applicare allo stesso modo ad ogni ecosistema, dalla foresta pluviale tropicale al giardino di casa.[2][3]
In un’assemblea del Copenaghen Climate Council nel marzo del 2009, 2500 esperti del clima provenienti da 80 Paesi rilasciarono un discorso di apertura in cui affermavano che ora “non ci sono più scuse” per non agire in merito al riscaldamento globale e che senza una forte riduzione delle emissioni di carbonio, ci sarebbero potuti essere cambiamenti climatici “improvvisi e repentini” che sarebbero stati "molto difficili da gestire da parte delle moderne società”.[4][5] La gestione dell’atmosfera globale implica stime di tutti gli aspetti del ciclo del carbonio al fine di individuare opportunità per affrontare il cambiamento climatico causato dall’uomo e ciò è diventato uno dei campi principali della ricerca scientifica a causa dei potenziali effetti catastrofici sulla biodiversità e sulle comunità umane (consultare la voce Energia).
Ulteriori impatti antropici sull’atmosfera comprendono l’inquinamento dell’aria nelle città, gli inquinanti, tra cui sostanze chimiche tossiche come ossido di azoto, anidride solforosa, composti organici volatili e polveri sottili che producono smog fotochimico e pioggia acida, e i clorofluorocarburi che portano al deterioramento dell’ozonosfera. Particelle antropogeniche come l’aerosol di solfato nell’atmosfera riduce l’irradiazione diretta e la riflettanza (albedo) della superficie terrestre. Nota come oscuramento globale, si stima che la riduzione sia stata del 4% tra il 1960 e il 1990 anche se successivamente l’andamento si è invertito. L’oscuramento globale potrebbe aver turbato il ciclo globale dell’acqua diminuendo l’evaporazione e le precipitazioni in alcune aree. Ha generato anche un effetto di raffreddamento e ciò potrebbe aver camuffato parzialmente l’effetto dei gas serra sul riscaldamento globale.[6]
L’acqua ricopre il 71% della superficie terrestre. Di questa percentuale, il 97,5% è costituito dall’acqua salata degli oceani, mentre solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, la maggior parte della quale è intrappolata nella calotta polare antartica. La restante acqua dolce si trova nei ghiacciai, nei laghi, nei fiumi, nelle zone umide, nel suolo, nelle falde acquifere e nell’atmosfera. Grazie al ciclo dell’acqua, le riserve d’acqua dolce vengono continuamente rifornite dalle precipitazioni, ma ve n’è ancora una quantità limitata che necessita della gestione di questa risorsa. La consapevolezza dell’importanza globale di preservare l’acqua per i servizi ecosistemici si è sviluppata solo recentemente poiché, nel corso del XX secolo, più della metà delle zone umide del pianeta sono andate perse assieme ai loro preziosi contributi ambientali. La crescente urbanizzazione inquina le riserve di acqua potabile e la maggior parte del mondo ancora non ha accesso ad esse.[7] Una maggiore enfasi si sta ora ponendo sul miglioramento della gestione dell’acqua blu (raccoglibile) e del verde (umidità del suolo disponibile per l’uso agricolo), e ciò è applicabile a tutti i livelli di gestione delle risorse idriche.[8]
I modelli di circolazione oceanica hanno una forte influenza sul clima e sul tempo atmosferico e, di conseguenza, sulle riserve alimentari sia degli esseri umani che degli altri organismi. Gli scienziati hanno informato della possibilità di un’improvvisa variazione nei modelli di circolazione delle correnti oceaniche, dovuta al cambio climatico, che potrebbe alterare drasticamente il clima in alcune regioni del pianeta.[9] Il dieci per cento della popolazione mondiale (circa 600 milioni di persone) vive in zone depresse soggette all’innalzamento del livello del mare.
La perdita di biodiversità deriva principalmente dalla perdita di habitat e dalla frammentazione prodotta dall’appropriazione del suolo da parte dell’uomo per lo sviluppo urbano, la silvicoltura e l’agricoltura dato che il capitale naturale viene convertito progressivamente in capitale artificiale. Il cambio di destinazione d’uso è fondamentale per le attività della biosfera poiché le alterazioni nelle relative porzioni di terreno destinate all’urbanizzazione, all’agricoltura, alle foreste, ai boschi, alle praterie e ai pascoli hanno un effetto marcato sul ciclo globale dell’acqua, del carbonio e su quello biogeochimico dell’azoto e ciò può incidere negativamente sia sul sistema naturale che su quello artificiale.[10] Su scala umana locale, grandi vantaggi per la sostenibilità si ricavano da parchi e giardini sostenibili e da città verdi.[11][12]
A partire dalla rivoluzione neolitica, circa il 47% del patrimonio forestale mondiale è andato perduto a causa dell’intervento umano. Il patrimonio forestale attuale occupa circa un quarto del suolo globale privo di ghiaccio e circa la metà è presente ai tropici.[13] Nelle zone temperata e boreale (tranne che in Siberia) la superficie forestale sta gradualmente aumentando, ma la deforestazione ai tropici desta grande preoccupazione.[14]
Il cibo è essenziale per vivere. Sfamare più di sette miliardi di persone impone un pesante tributo alle risorse della Terra. Ciò parte dall’appropriazione di circa il 38% della superficie terrestre[15] e di circa il 20% della sua produzione primaria netta.[16] In aggiunta vi sono attività dell’industria agroalimentare che richiedono molte risorse – dalle coltivazioni che necessitano di acqua di irrigazione, fertilizzanti sintetici e pesticidi ai costi delle risorse impiegate per l’imballaggio alimentare, il trasporto (oggi parte importante del commercio mondiale) e la vendita al dettaglio. I problemi ambientali associati all’agricoltura intensiva e al settore agroalimentare sono ora affrontati tramite manovre come l’agricoltura sostenibile, l’agricoltura biologica e pratiche commerciali più sostenibili.
Lo stesso argomento in dettaglio: Consumo
Alla base degli impatti umani diretti sull’ambiente c’è il consumo umano.[17] Tale impatto si riduce non solo consumando di meno ma anche rendendo più sostenibile l’intero ciclo di produzione, utilizzo e smaltimento. Il consumo di beni e servizi può essere analizzato e gestito a tutti i livelli attraverso la catena di consumo, a partire dagli effetti degli stili di vita individuali e dei modelli di spesa fino alle richieste di risorse di beni e servizi specifici, gli impatti dei settori economici, passando dalle economie nazionali all’economia mondiale.[18] L’analisi dei modelli di consumo mette in relazione l’utilizzo delle risorse con l’impatto ambientale, sociale ed economico nel contesto preso in esame. Le idee dell’utilizzo delle risorse immagazzinate (le risorse totali necessarie a creare un prodotto o un servizio), dell’intensità delle risorse e della produttività delle risorse sono strumenti importanti per capire gli effetti relativi al consumo. Le categorie delle risorse chiave collegate ai bisogni umani sono il cibo, l’energia, i materiali e l’acqua.
Nel 2010, l’International Resource Panel, ospitato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), pubblicò la prima valutazione scientifica globale sugli effetti relativi al consumo e alla produzione[19] e identificò interventi prioritari per Paesi sviluppati e in via di sviluppo. Lo studio dimostrò che gli effetti più critici sono legati alle condizioni dell’ecosistema, alla salute umana e all’esaurimento delle risorse. Dal punto di vista della produzione, si è constatato che i processi di combustione dei combustibili fossili, l’agricoltura e l’industria ittica hanno gli effetti più rilevanti. Contemporaneamente, dal punto di vista del consumo finale, si è constatato che il consumo domestico legato alla mobilità, al ricovero, al cibo e ai prodotti che consumano energia causano la maggior parte del ciclo di vita del consumo.
Lo stesso argomento in dettaglio: Energia sostenibile, Energia rinnovabile e Uso efficiente dell’energia
L’energia solare, immagazzinata dalle piante (produttori primari) durante la fotosintesi, passa mediante la catena alimentare agli altri organismi, per dare infine energia a tutti i processi viventi. Dalla rivoluzione industriale l’energia concentrata del Sole immagazzinata nelle piante fossili come combustibili fossili è stato uno degli elementi più importanti della tecnologia che, a sua volta, è stata la fonte sia del potere economico che di quello politico. Nel 2007 gli scienziati del clima del gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) decretarono che c’era almeno il 90% di probabilità che l’aumento di CO₂ nell’atmosfera fosse stato causato dall’uomo, soprattutto come conseguenza delle emissioni di combustibili fossili e, in misura minore, dai cambiamenti nell’uso del suolo. Per stabilizzare il clima mondiale verrà richiesto ai Paesi ad alto reddito di ridurre le loro emissioni del 60-90% rispetto ai livelli del 2006 entro il 2050 mantenendo i livelli di CO₂ a 450-650 ppm rispetto ai livelli attuali di circa 380 ppm. Superato questo livello, le temperature potrebbero aumentare di oltre 2 °C fino a produrre un cambio climatico “catastrofico”.[20][21] La riduzione degli attuali livelli di CO₂ deve essere raggiunto in rapporto a un contesto di crescita della popolazione globale e dei Paesi in via di sviluppo che aspirano allo stile di vita occidentale del consumo elevato ad alta intensità energetica.[22]
La riduzione delle emissioni dei gas serra viene affrontata a tutti i livelli, che vanno dalla tracciabilità del passaggio del carbonio attraverso il suo ciclo[23] alla commercializzazione di energia rinnovabile, sviluppando tecnologie e sistemi di trasporto che richiedono meno consumo di carbonio e tentativi da parte degli individui di condurre uno stile di vita ad emissione zero monitorando l’impiego di combustibili fossili presente in tutti i beni e servizi di cui essi fanno uso. Fujixerox "Carbon Calculator Demonstration". One of many carbon calculators readily accessible on the web. Retrieved on: 2009-04-07. L’ingegneria delle tecnologie emergenti come il carburante a emissione zero[24][25][26] e i sistemi di accumulo di energia come la potenza a gas, lo stoccaggio di energia ad aria compressa[27][28] e le centrali con impianti ad accumulazione[29][30][31] sono necessarie per l’immagazzinamento di energia da fonti di energia rinnovabile transitorie che includono le rinnovabili emergenti come le turbine eoliche volanti.[32]
Lo stesso argomento in dettaglio: Risorse idriche
La sicurezza idrica e la sicurezza alimentare sono inestricabilmente collegate. Nel decennio 1951-60 i prelievi di acqua da parte dell’uomo erano quattro volte maggiori rispetto al decennio precedente. Questo rapido aumento è derivato dall'impatto degli sviluppi scientifici e tecnologici sull’economia – specialmente l’aumento dei terreni irrigui, la crescita nel settore industriale ed energetico e la costruzione intensiva di dighe in tutti i continenti. Ciò ha alterato il ciclo dell’acqua dei fiumi e dei laghi, ha colpito la lstessa qualità dell’acqua e ha avuto un impatto significativo sul ciclo idrico globale.[33] Attualmente il consumo umano di acqua è insostenibile per il 35%, attingendo a falde acquifere in diminuzione e riducendo la corrente dei principali fiumi: questa percentuale rischia di aumentare se gli effetti del cambio climatico si dovessero aggravare, la popolazione crescesse, le falde acquifere dovessero progressivamente esaurirsi e le provviste diventassero inquinate e insalubri.[34] Dal 1961 al 2001 la richiesta d’acqua si è duplicata – per uso agricolo è aumentata del 75%, per uso industriale più del 200% e per uso domestico più del 400%. Negli anni ’90 è stato stimato che l’uomo stesse usando il 40-50% dell’acqua dolce disponibile a livello globale nel rapporto approssimativo del 70% per l’agricoltura, del 22% per l’industria e dell’8% per usi domestici con un utilizzo globale progressivamente crescente.[35]
L’efficienza idrica sta migliorando su scala mondiale per una maggiore gestione della domanda, per il miglioramento delle infrastrutture, per il miglioramento della produttività dell’acqua per l’agricoltura, riducendo al minimo l’intensità dell’acqua (acqua immagazzinata) dei beni e dei servizi, affrontando le carenze nel mondo non industrializzato, concentrando la produzione di cibo nelle aree ad alta produttività e pianificando il cambio climatico, come attraverso la progettazione flessibile del sistema. Un orientamento promettente verso uno sviluppo sostenibile consiste nel progettare sistemi che devono essere flessibili e reversibili.[36][37] Al livello locale, la gente sta diventando più autosufficiente raccogliendo l’acqua piovana e riducendo l’utilizzo dell’acqua di rete.[38][39]
Lo stesso argomento in dettaglio: Alimento, Sicurezza alimentare e Categoria: Sistema alimentare sostenibile
L’American Public Health Association (APHA) definisce un “sistema alimentare sostenibile”[40][41] come “un sistema che fornisce cibo sano per andare incontro alle esigenze alimentari attuali sostenendo ecosistemi sani che possano anche fornire cibo alle generazioni future con un impatto negativo minimo sull’ambiente. Un sistema alimentare sostenibile incoraggia anche la produzione locale e le infrastrutture di distribuzione e fa sì che vi sia cibo a sufficienza disponibile e accessibile a tutti. Inoltre, è umano e giusto proteggere gli agricoltori e gli altri lavoratori, i consumatori e le comunità".[42] Le preoccupazioni circa gli impatti ambientali del settore agroalimentare e il forte contrasto tra i problemi di obesità del mondo occidentale e la povertà e l’insicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo hanno generato un forte movimento verso un’alimentazione sana e sostenibile come una componente importante del consumo critico complessivo.[43] Gli effetti ambientali di diversi modelli alimentari dipendono da molti fattori, compresa la percentuale di alimenti animali e vegetali consumati e il metodo della produzione del cibo.[44][45][46][47] L’Organizzazione mondiale della sanità ha pubblicato il rapporto Global Strategy on Diet, Physical Activity and Health che è stato promosso dall’Assemblea mondiale della sanità del maggio del 2004. Si consiglia la dieta mediterranea che è associata alla salute e alla longevità ed è povera di carne, ricca di frutta e verdura, a basso contenuto di zuccheri aggiunti e con una limitata presenza di sale, e povera di acidi grassi saturi; la fonte tradizionale di grasso nel Mediterraneo è l’olio di oliva, ricco di acidi grassi monoinsaturi. Anche la sana dieta giapponese a base di riso è ricca di carboidrati e povera di grassi. Entrambe le diete sono povere di carne e di grassi saturi e ricche di legumi ed altre verdure; esse sono associate con una bassa incidenza di malattie e un basso impatto ambientale.[48]
Al livello globale l’impatto ambientale del settore agroalimentare si sta affrontando con l’agricoltura sostenibile e l’agricoltura biologica. A livello globale ci sono vari movimenti orientati verso la produzione locale alimentare, un uso più produttive di terre urbane incolte e dei giardini domestici che comprendono la permacultura, l’orticoltura urbana, il cibo locale, lo Slow Food, il giardinaggio sostenibile e il giardinaggio biologico.[49][50]
Il pesce sostenibile è un pesce che viene pescato o che deriva da fonti di allevamento che possono sostenere o aumentare la produzione in futuro senza mettere a rischio gli ecosistemi da cui viene acquisito. Il movimento del pesce sostenibile ha acquisito slancio quando più persone sono diventate consapevoli sia della sovrapesca sia dei metodi di pesca distruttivi a livello ambientale.
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