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Filippo Gagliardi, noto anche come Don Felipe, (Montesano sulla Marcellana, 25 febbraio 1912 – Roma, 15 gennaio 1968), è stato un imprenditore e filantropo italiano.
Nacque nel 1912 a Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno, da una famiglia di origini modeste (il padre Giuseppe era mugnaio e la madre, Mariannina Di Giuda, era casalinga), primo di dieci figli,[1] di cui quattro maschi e cinque femmine (Pasquale, Giuseppe, Ernesto, Michele, Maria, Angelina, Domenica, Antonietta e Delizia).[2]
«L’"università” di [...] Filippo era stata “Campolongo”, come spesso rispondeva a chi chiedeva della sua infanzia e dei suoi studi. Campolongo è la splendida vallata di alta montagna sopra Montesano, dove lui andava spesso, a pascolare il gregge e a fantasticare il suo futuro»[3].
Nel 1927, a soli 15 anni, partì con la nave in terza classe in cerca di fortuna per Caracas in Venezuela con i soldi racimolati dalla madre che, di nascosto dal marito, aveva contratto un debito con un signorotto locale in cambio di una lunga fornitura di farina prodotta dal mulino di famiglia. A Caracas fu ospitato da un parente imprenditore che aveva fatto fortuna costruendo caserme per l'esercito ma ben presto, essendo entrato in contrasto con lui, rientrò in Italia a Montesano.
Qui però resistette per breve tempo. Nel 1937, infatti, dopo aver compiuto il servizio miliare, ripartì nuovamente per Caracas, dove, messosi in proprio nel settore dell'edilizia, diventò in breve tempo uno degli uomini d'affari più ricchi del paese.
A Caracas, nel suo palazzo Roma, suo quartier generale, si circondò di una corte imponente, composta per lo più da suoi parenti e amici conterranei.[2][4] A Maiquetía, nello stato di Vargas, vicino al porto e all'Aeroporto Internazionale Simón Bolívar (Venezuela) costruì depositi e capannoni denominando la località "Montesano", in omaggio al suo paese natio.[5][6]
Con l'ingente patrimonio che riuscì a costruirsi, diede diversi contributi in opere di beneficenza.
Dal giugno all’ottobre del 1954 rientrò nel suo paese natio dove elargì notevoli somme ai bisognosi, alle vittime dell'alluvione del Polesine del 1951 e dell'alluvione di Salerno del 1954, portò luce e acqua e concesse mutui a diversi comuni del Vallo di Diano, donò case ai poveri e fece costruire edifici pubblici a sue spese.
Tornato in America, cominciò ad attuare nuovi progetti anche a Caracas e in tutto il Venezuela.
Il periodo di massimo splendore di Filippo Gagliardi fu tra il 1954 e il 1958 durante la presidenza in Venezuela di Marcos Pérez Jiménez da cui derivò gran parte della sua fortuna per l'amicizia che li legava.[2][4]
Marcos Pérez Jiménez, dopo che nel novembre del 1957 aveva modificato la legge elettorale in Venezuela che consentiva il voto anche agli immigrati, fece presiedere a Filippo Gagliardi la commissione che coordinava l'adesione degli italiani alle liste elettorali.[7]
Tutto si arrestò improvvisamente quando nel gennaio del 1958 il regime del dittatore venezuelano cadde. In seguito a ciò, Gagliardi fu costretto a fuggire dal Venezuela e a tornare in Italia dove si trattenne fino al luglio del 1967.
Tornato nuovamente in Venezuela, trovò tutto cambiato e non riuscì a ripristinare la precedente situazione a lui favorevole.
Morì a Roma nel 1968 a soli 56 anni. Le sue spoglie si trovano nella cappella di famiglia a Montesano sulla Marcellana.[2][4][8]
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