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stato maggiore dell'Esercito Italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lo stato maggiore dell'Esercito (noto in sigla come SME) è l'organismo di vertice deputato alla definizione delle politiche dell'Esercito Italiano.
Stato maggiore dell'Esercito | |
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Stemma dello Stato maggiore | |
Descrizione generale | |
Attivo | 19 novembre 1796[1][2] – oggi |
Nazione | Regno di Sardegna Regno d'Italia Italia |
Servizio | Armata Sarda Regio Esercito Esercito Italiano |
Tipo | Stato maggiore |
Sede | Palazzo Esercito, Roma Via Venti Settembre, 123/A |
Soprannome | SME |
Motto | Ingenio vi virtute |
Anniversari | 19 settembre |
Sito internet | https://www.esercito.difesa.it/organizzazione/capo-di-sme/stato-maggiore-esercito |
Comandanti | |
Sottocapo di stato maggiore[3] | Gen. C.A. Salvatore Camporeale (dal 5 aprile 2024) |
Fonti citate nel corpo del testo | |
Voci su unità militari presenti su Wikipedia |
Con la creazione della figura del capo di stato maggiore della difesa e dello stato maggiore della difesa, struttura di direzione e pianificazione interforze ad esso sottoposta, il capo di stato maggiore dell'Esercito e lo SME, come gli stati maggiori delle altre forze armate, sono stati ridimensionati nelle funzioni e nelle strutture, cedendo incombenze di gestione diretta delle attività agli ispettorati e assumendo maggiori compiti di studio, ricerca, sviluppo e indirizzo generale della forza armata. Di converso il capo dello SME ha assunto la responsabilità diretta delle forze operative.
In tale quadro al sottocapo di stato maggiore fanno direttamente capo dipartimenti, reparti e uffici che a loro volta controllano anche il Centro di selezione e reclutamento nazionale dell'esercito di Foligno, il Centro sportivo olimpico dell'Esercito e il Raggruppamento logistico centrale.[4]
Lo stato maggiore è anche editore del trimestrale Rivista militare attraverso il centro pubblicistica del V Reparto.
Lo stato maggiore dell'Esercito Italiano trae le sue origini dal Corpo di stato maggiore dell'esercito del Regno di Sardegna, istituito come ente di suprema direzione il 19 novembre 1796, sciolto due anni dopo con l'avvento del governo francese in Piemonte e ripristinato solamente con regio decreto il 12 novembre 1814, sotto il nome di Corpo dello stato maggiore generale e della topografia reale. Questo nome venne modificato nel 1850 in Corpo reale dello stato maggiore.
La denominazione cambiò ancora nel 1861, con la nascita del Regno d'Italia, in Corpo di stato maggiore del Regio Esercito, organizzato su un ufficio superiore, un comitato consuntivo e sulla Scuola di applicazione di stato maggiore, sorta nel 1867 per cambio di nome della Scuola superiore di guerra. La carica di capo di stato maggiore nacque nel 1882, allora affidata al tenente generale Enrico Cosenz.[5]
Il Corpo di stato maggiore venne soppresso con regio decreto del 20 aprile 1920, che lo sostituì con il Servizio di stato maggiore, mutato nel 1923 in Stato maggiore centrale per diventare, nel 1925, lo stato maggiore del Regio Esercito. Nello stesso anno vennero istituite le cariche di capo e sottocapo di stato maggiore generale (l'abbinamento tra la carica di capo di stato maggiore del Regio Esercito e di Capo di stato maggiore generale terminò nel 1927). L'ordinamento del 1926 reintrodusse il Corpo di stato maggiore, e, per riorganizzare lo stato maggiore, nel 1935 questo venne articolato in un Corpo di stato maggiore e in un Servizio di stato maggiore: del primo facevano parte colonnelli e tenenti colonnelli, mentre il secondo era composto da maggiori, capitani e tenenti. Sia il Corpo che il Servizio di stato maggiore vennero soppressi il 16 novembre 1944; successivamente, le cariche a essi devolute passarono a ufficiali diplomati alla Scuola di guerra.[5]
La nascita della Repubblica Italiana ha come conseguenza un nuovo cambio di nome dello stato maggiore, che divenne lo Stato maggiore dell'Esercito Italiano.[5]
Si avvale inoltre del sottufficiale di Corpo dello stato maggiore dell'Esercito coadiuva il capo di stato maggiore per i rapporti con sottufficiali, graduati e volontari.
Reparto | Funzioni | Enti dipendenti |
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Dipartimento per la trasformazione terrestre | Costituito il 1º novembre 2006, sviluppa le capacità NEC[13] | |
I Reparto affari giuridici ed economici del personale | Responsabile per il reclutamento, stato e avanzamento, trattamento economico, consulenza giuridico-legale e rappresentanza militare | |
III Reparto impiego delle forze e centro operativo esercito | Attività di studio, ricerca, sviluppo e indirizzo generale nei campi della pianificazione operativa, della formazione, dell'addestramento, della dottrina e della sicurezza. Inoltre monitora tutte le attività e gli eventi che interessano l'Esercito e, su delega del capo di SMD al capo di SME, conduce le operazioni sul territorio nazionale o all'estero. |
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IV Reparto logistico | Gestisce le procedure e le tecniche della logistica dell'Esercito. |
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V Reparto affari generali | Dirige la pubblica comunicazione, il marketing, la promozione, le risorse interne, le attività di cerimoniale. Studia inoltre la qualità della vita nelle strutture dell'Esercito, il benessere e gli affari sociali. |
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Reparto pianificazione generale e finanziaria | Pianifica programmi e spese ed è responsabile per l'organizzazione per il complemento. | |
Dipendono dal sottocapo di stato maggiore[15]:
Lo stemma è stato disegnato sulla base delle rappresentazioni iconografiche del 1871 e autorizzato con D.P.R. del 30 novembre 2015:
D'azzurro, all'aquila dal volo spiegato, d'oro, caricata in petto dallo scudetto ellittico, di rosso, bordato d'oro, alle lettere maiuscole R e I intrecciate, dello stesso; essa aquila afferrante con gli artigli il bastone da Maresciallo posto in fascia, d'oro; il tutto, alla bordatura in filetto, dello stesso.
Lo scudo è sormontato dalla corona turrita degli Enti Militari, d'oro, murata di nero, formata dal cerchio, rosso all'interno, con due cordonate a muro sui margini e sostenente cinque torri visibili, riunite da quattro cortine di muro visibili, le torri di foggia quadrangolare, merlate di sedici alla guelfa, quattro merli per lato, chiuse e finestrate di uno di nero, le cortine di muro finestrate ognuna di uno, dello stesso e merlate di tre alla guelfa. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d'oro, il motto, in lettere maiuscole di nero: "INGENIO VI VIRTUTE".
Fino al 2015 lo stemma in uso era leggermente differente:
Scudo: d'azzurro all'aquila spiegata, caricata in petto da uno scudetto di rosso, bordato con le iniziali R.I. intrecciate, poggiante su un bastone da maresciallo posto in fascia, il tutto d'oro.
Ornamenti esteriori:
Lo Stato maggiore dell'Esercito è insignito di:
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