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Branca della radiologia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La radiologia interventistica (RI) è una branca della radiologia medica che comprende tutte le procedure invasive o mini-invasive diagnostiche e terapeutiche effettuate mediante la guida e il controllo delle metodiche radiologiche, quali fluoroscopia, tomografia computerizzata, risonanza magnetica, ecografia. L'obiettivo della radiologia interventistica è quello di ottenere risultati e mortalità uguali o migliori rispetto ai corrispondenti interventi chirurgici. La radiologia interventistica può essere suddivisa in vascolare ed extra-vascolare. La cosiddetta "chirurgia endovascolare" coincide sostanzialmente con la radiologia interventistica vascolare. La radiologia interventistica è stata anche definita radio-chirurgia o chirurgia radio-guidata.
La radiologia interventistica oggi è una disciplina caratterizzata da un'attenzione clinica sempre maggiore nei confronti dei pazienti; il medico radiologo interventista è un medico specialista capace dunque di garantire non solo procedure mini-invasive, ma anche di seguire il paziente nel periodo pre-operatorio e nel follow-up post-operatorio attraverso ambulatori dedicati.
La radiologia interventistica ha subito e subisce tuttora un travolgente sviluppo e una rapida evoluzione grazie soprattutto alla tecnologia e alla disponibilità di materiali sempre più sofisticati e dedicati.
Alla base delle procedure di radiologia interventistica in ambito vascolare vi è una tecnica radiologica chiamata angiografia. Per eseguire un'angiografia attualmente l'accesso più frequente risulta essere la puntura dell'arteria femorale, secondo la tecnica di Seldinger da questi ideata negli anni '50. Storicamente vanno ricordati anche Melvin Judkins e Frank Mason Sones per le innovazioni negli approcci percutanei e lo sviluppo delle tecniche coronarografiche.
Nel 1964, Charles Dotter per la prima volta nella storia della radiologia interventistica trattò in modo fortuito una stenosi dell'arteria iliaca semplicemente passandovi dei cateteri progressivamente più grandi per eseguire un'angiografia femorale. La paziente si rese conto che, a distanza di un giorno, la claudicatio intermittens dell'arto inferiore era stata risolta e che poteva camminare senza alcun impedimento, con guarigione dopo alcune settimane.
In Italia, la prima procedura di embolizzazione venne eseguita nel 1972, quando a Roma venne trattata per la prima volta un'emorragia addominale in un carabiniere colpito in una sparatoria. Attraverso cateteri angiografici venne infusa pitressina ed embolizzata con coagulo autologo l'arteria sanguinante.
La radiologia interventistica si è affiancata alle tecniche di chirurgia tradizionale e spesse volte, soprattutto negli ultimi anni, le ha sostituite grazie ai peculiari vantaggi che la contraddistinguono:
Gli svantaggi della RI sono sostanzialmente riconducibili a:
Ad oggi il 75% delle patologie vascolari può essere trattato tramite procedure interventistiche vascolari. Il medico radiologo interventista, in collaborazione con gli altri specialisti, svolge dunque un ruolo di primo piano nel trattamento della patologia vascolare.
Gli interventi comprendono l'angioplastica, l'embolizzazione, la fibrinolisi ed il posizionamento di filtri cavali e stent, oltre alla rimozione di corpi estranei intravascolari.
La radiologia interventistica extra-vascolare comprende interventi di chemioembolizzazione, di alcolizzazione e di termoablazione, le biopsie, i drenaggi percutanei e la vertebroplastica percutanea.
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