Processo di Chișinău
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Il processo di Chișinău fu uno dei processi sovietici aperti del dopoguerra contro il personale militare straniero accusato di aver commesso dei crimini di guerra durante la seconda guerra mondiale. Furono giudicati 10 prigionieri: 3 soldati tedeschi, tra cui il generale della Wehrmacht von Devitz-Krebs, e altre 7 persone tra soldati e gendarmi romeni tra cui il colonnello Marina, tutti accusati di aver commesso dei crimini nella Moldavia occupata dalle truppe tedesco-romene e nella RSS Ucraina.
Nell'atto d'accusa figurano l'uccisione della popolazione civile (anche durante l'Olocausto e con il pretesto di combattere i partigiani), la distruzione della stessa Chișinău durante la ritirata, l'uccisione dei prigionieri di guerra sovietici, la creazione della cosiddetta "riserva tifo" per la distruzione di massa dei contadini e la deportazione della popolazione ai lavori forzati in Germania.
Tutti i prigionieri di guerra furono giudicati colpevoli: 8 persone furono condannate a 25 anni ciascuno, mentre le restanti 2 persone (romene) ricevettero 20 anni di lavori forzati. Nel 1955, dopo la morte di Stalin, i detenuti sopravvissuti furono rimpatriati in Germania e Romania ed effettivamente rilasciati.
Nei giornali sovietici del 1947 il processo fu denominato "Il processo nel caso delle atrocità degli invasori nazisti sul territorio della Moldavia".[1]