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commissione della Curia romana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Pontificia commissione biblica (sigla PCB) è un organismo della Curia romana fondato il 30 ottobre 1902 con funzione consultoria in materia biblica, all'interno della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Santo Uffizio), il cui cardinale prefetto è anche il presidente della commissione. Ha sede presso la Città del Vaticano, nel palazzo del Sant'Uffizio.
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Scopi: promuovere lo studio biblico; contrastare le opinioni errate in materia di Sacra Scrittura; fornire consulenza al magistero in campo biblico | |||
Eretto | 30 ottobre 1902 | ||
Presidente | cardinale Víctor Manuel Fernández | ||
Segretario | prof.ssa Nuria Calduch-Benages, | ||
Emeriti | cardinale Gerhard Ludwig Müller, cardinale Luis Francisco Ladaria Ferrer, S.I. (prefetti emeriti) presbitero Pietro Bovati, S.I. (segretario emerito) | ||
Sede | Palazzo del Sant'Uffizio, piazza del Sant'Uffizio, 11 - 00193 Roma | ||
Sito ufficiale | www.vatican.va | ||
dati catholic-hierarchy.org | |||
Santa Sede · Chiesa cattolica I dicasteri della Curia romana | |||
La Commissio Pontificia de Re Biblica ("Pontificia commissione circa le cose bibliche") fu istituita il 30 ottobre 1902 da Leone XIII con la lettera apostolica Vigilantiae studiique.[1] La nuova commissione aveva un triplice compito:
Pio X, con la lettera apostolica Scripturae Sanctae del 23 febbraio 1904,[2] concesse alla commissione la facoltà di conferire i gradi accademici di licenza e dottorato in scienze bibliche. Attualmente tale funzione accademica viene gestita con la collaborazione del docenti del Pontificio istituto biblico di Roma e della Facoltà di scienze bibliche e archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme (dal 2001).
Leone XIII e Pio X avevano concesso alla commissione ampie competenze riguardo alle emergenti questioni e controversie bibliche, in particolare attinenti alle teorie moderniste. Dal 13 febbraio 1905 sino al 17 novembre 1921 la commissione emanò 14 decreti (o decisioni) e 2 dichiarazioni in forma di risposta a quesiti o a dubbi proposti. Tali decreti sono raccolti nell'Enchiridion biblicum. Sotto Pio XI (sino al 30 aprile 1934) seguirono altri 2 decreti, per un totale di 18 interventi.
Il 27 giugno 1971, nel quadro della grande opera di riforma post-conciliare, Paolo VI, con il motu proprio Sedula cura (testo italiano)[3] stabiliva nuove norme per l'organizzazione ed il funzionamento della commissione, che assumeva il nome odierno di "Pontificia commissione biblica". L'intento era quello di renderne l'attività svolta più feconda. Mediante 15 brevi articoli viene definita la nuova struttura: i membri non sono più dei cardinali, assistiti da consultori, ma docenti in scienze bibliche provenienti da varie scuole e nazioni, i quali si distinguano per scienza, prudenza e cattolico sentire nei riguardi del magistero ecclesiastico (art. 3).
A questo cambiamento di struttura ha corrisposto necessariamente un cambiamento di natura e di funzioni. Non essendo più costituita di cardinali, sul modello delle congregazioni romane, la nuova commissione è divenuta un organo consultivo, messo al servizio del magistero e collegato alla Congregazione per la Dottrina della Fede (cf. art. 1), il cui prefetto è anche il presidente della commissione.
Secondo un documento del 1909, gli Acta Apostolicae Sedis editi nella Tipografia Vaticana sono l'unico Commentario Ufficiale della Pontificia Commissione Biblica [4].
La nuova commissione ha tenuto la sua prima assemblea plenaria nel 1974, in occasione della quale sono stati rivisti i programmi di esame per il conseguimento dei titoli accademici in scienze bibliche. A partire da tale data la Commissione si riunisce in assemblea plenaria ogni anno, nella seconda settimana dopo Pasqua, su di un argomento previamente scelto dal cardinale presidente su proposta di vari organismi, come per esempio la Congregazione per la Dottrina della Fede, le conferenze episcopali o la commissione stessa.
Negli anni 1975-1976 i membri hanno affrontato lo studio della "condizione femminile nella Bibbia" e, più esattamente, del ruolo della donna nella società secondo la Santa Scrittura.
Nel 1977-1978 venne affrontato il tema dell'uso della Sacra Scrittura nella teologia della liberazione, allora di grande e cocente attualità.
Nell'assemblea plenaria del 1979 venne approfondita la tematica dell'inculturazione nella Sacra Scrittura. Le relazioni furono pubblicate in un volume dal titolo Fede e cultura alla luce della Bibbia (LDC, Torino 1981).
Nel 1980 si decise di affrontare un tema molto impegnativo e variegato: quello relativo al rapporto tra ermeneutica e cristologia. Tale studio si prolungò fino all'assemblea plenaria del 1983 e si concluse con la promulgazione del documento De sacra Scriptura et christologia (tr. it. Bibbia e cristologia).[5]
Dal 1985 al 1988 la commissione si soffermò a studiare i complessi rapporti tra Chiese locali e universalità dell'unico popolo di Dio, privilegiando un approccio biblico, ecclesiologico ed ecumenico. L'11 aprile 1988 fu promulgato un documento di 20 pagine dal titolo Unità e diversità nella Chiesa.[6]
Nel 1989 venne affrontato l'importante tema dell'interpretazione della Bibbia. Furono presentate diverse relazioni e si lavorò su molti controversi aspetti che da alcuni anni suscitavano negli ambienti scientifici accese discussioni. Il lavoro si protrasse per alcuni anni e il 15 aprile 1993 venne finalmente promulgato il documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa (testo italiano]),[7] con prefazione dell'allora cardinale presidente della PCB Joseph Ratzinger. Dal 1994 al 1996 i lavori della commissione si soffermarono a trattare il tema dell'"universalismo della salvezza" per mezzo del Cristo e la diversità delle religioni.
A partire dal 1997 è stato intrapreso un approfondito studio circa i rapporti tra Antico Testamento e Nuovo Testamento, tra cristiani ed Ebrei. Tale indagine si è conclusa nella sessione plenaria del 2000 e nel mese di novembre 2001 è stato pubblicato in diverse lingue un testo dal titolo Il popolo ebraico e le sue sacre scritture nella Bibbia cristiana (tr. it di Wladimir Di Giorgio).[8]
Altri documenti della Pontificia commissione biblica:
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