Pieve di San Pietro (Volpedo)
edificio religioso di Volpedo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La romanica Pieve di San Pietro costituisce il principale monumento storico di Volpedo. Già citata in documenti del X secolo, fu rimaneggiata nel XV secolo: tale rifacimento ne ha mutate in buona parte le forme originarie, ma ne ha accresciuto l'interesse artistico arricchendola di pregevoli pitture[1]. All'interno si trovano infatti affreschi attribuiti alla scuola dei tortonesi Manfredino e Franceschino Boxilio (XV - inizio XVI secolo)[2], scuola attiva anche presso il Duomo di Milano.
Pieve di San Pietro a Volpedo | |
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Facciata della chiesa | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Località | Volpedo |
Coordinate | 44°53′26.02″N 8°58′53.94″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Pietro apostolo |
Diocesi | Tortona |
Stile architettonico | romanico |
Inizio costruzione | X secolo |
Completamento | XV secolo |
L'edificio (citato per la prima volta in una pergamena del 965) ha una struttura in mattoni e ciottoli di fiume. La facciata a salienti lascia intuire, all'interno, la presenza di tre navate; l'altezza delle navate laterali, che era in origine assai più bassa (come è ancor oggi visibile nella vicina e coeva pieve di Viguzzolo), fu innalzata nella ricostruzione del XV secolo. Sulla facciata si trova un portale ogivato, di fattura assai semplice, e sono utilizzate decorazioni a lesene disposte asimmetricamente.
Scomparse le originarie absidiole che chiudevano le navate laterali, è rimasta solo l'abside maggiore, ornata da lesene con archetti pensili.
L'interno è a tre navate, divise da file di quattro pilastri quadrangolari che sorreggono archi a sesto acuto o a tutto sesto; la copertura è a capriate.
Grande interesse rivestono gli affreschi tardo quattrocenteschi per i quali si è ipotizzata l'opera dei fratelli Boxilio (indicati nei documenti d'archivio anche come Baxilio, o Basiglio), di Castelnuovo Scrivia, titolari della più importante bottega del tortonese.
I restauri intervenuti di recente hanno consentito il recupero dei dipinti dell'abside. Il catino è occupato dalla figura del Cristo pantocratore circondato dai simboli dei quattro evangelisti (il cosiddetto Tetramorfo), con la figura elegantemente abbigliata della Vergine da un lato e da quella di San Michele Arcangelo dall'altro. Nel registro inferiore, in una nicchia collocata proprio sotto la mandorla con il Cristo, è posta – a sottolineare la continuità tra Vecchio e Nuovo Testamento - la figura di Re Davide, ritratta con barba e capelli canuti e con abiti che paiono tratti da una miniatura cortese. Essa è affiancata sui due lati dall'usuale teoria dei Dodici Apostoli e da un'immagine del Cristo in Pietà. Lo stile, a dispetto della data di esecuzione, è ancora marcatamente gotico.
Al fondo della navata destra è stata collocata una Madonna col Bambino, frammento di un affresco dello stesso periodo e immagine cara alla devozione popolare.
I robusti pilastri delle navate ospitano un'interessante teoria di ex voto: si tratta delle immagini dei santi invocati dai fedeli che compongono, nel loro insieme, una notevole galleria iconografica realizzatasi nel corso del XV – inizi del XVI secolo.
Solo di alcune opere la critica è riuscita recentemente a riconoscere la paternità: un certo Antonius firma un frammento posto sulla parete a destra dell'abside (1462) e avrebbe altresì dipinto le figure dei Santi Cosma e Damiano sul quarto pilastro destro. L'autore della edicola addossata al terzo pilastro destro, raffigurante la Vergine in trono con i santi Giacomo ed Agata (1502) è individuato in Giovanni Quirico Boxilio da Tortona.[3]
Le immagini dei santi raffigurati sui pilastri della chiesa hanno suggerito a Giuseppe Pellizza da Volpedo il soggetto di una delle sue tele: il quadro è intitolato appunto Pilastro della Pieve di Volpedo (1891-92).
Il profilo della pieve con il suo campaniletto a vela è ben riconoscibile nel quadro Fiumana di Giuseppe Pellizza da Volpedo, una delle opere che fanno parte della serie che si evolverà fino a trovare compimento ne Il quarto stato.
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