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sito nella lista dell'UNESCO di eccezionale importanza culturale o naturale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un patrimonio dell'umanità, ufficialmente definito patrimonio mondiale[1], è un sito registrato nella lista del patrimonio mondiale, o nella sua accezione inglese World Heritage List, della Convenzione sul patrimonio dell'umanità. La Convenzione, adottata dalla Conferenza generale dell'UNESCO il 16 novembre 1972, si prefigge lo scopo di identificare e mantenere la lista dei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale. Il Comitato della Convenzione, chiamato Comitato per il patrimonio dell'umanità, ha sviluppato dei criteri precisi per l'inclusione dei siti nella lista.[2]
Secondo l'ultimo aggiornamento effettuato nella riunione del 46º Comitato per il patrimonio dell'umanità a luglio 2024[3], la lista è composta da un totale di 1223 siti (di cui 952 beni culturali, 231 naturali e 40 misti) presenti in 168 stati del mondo[4]. Al 2024, l'Italia è il paese con più siti UNESCO al mondo (60 siti), seguita dalla Cina (59 siti), dalla Germania (54 siti) e dalla Francia (53 siti).
Dal 1992 alla lista principale si è aggiunta un'altra lista nota come Registro della Memoria del mondo che contiene le collezioni documentarie di interesse universale. A ottobre 2015 comprende 348 patrimoni registrati (tra singoli beni e complessi documentari), distribuiti in 81 paesi[5].
Nel 1997 è stato definito anche il concetto di patrimonio orale e immateriale dell'umanità, una proclamazione di capolavori culturali immateriali.
Nel 2001 ha visto la luce anche il concetto di patrimonio sommerso dell'umanità, ma al momento è stato ratificato solo da 14 paesi.
All'interno del lavoro dell'UNESCO, il programma MAB, L'Uomo e la Biosfera, ha fra i suoi compiti quello di identificare aree di particolare pregio ambientale e con caratteristiche antropiche peculiari alle quali viene data la qualifica di riserva della biosfera. Il programma MAB però non è formalmente parte della Convenzione sul patrimonio dell'umanità.
Al 2013, l'Unione europea conta nel complesso 367 patrimoni dell'umanità.
L'UNESCO considera la possibilità del riconoscimento di siti la cui estensione attraversa i confini degli Stati, detti quindi transfrontalieri.
Nel caso, ad esempio, delle antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d'Europa il patrimonio comprende siti in ben 18 stati, mentre in quello dell'arco geodetico di Struve il patrimonio si estende in 10 stati (alla creazione dell'arco, 1816-1855, erano solo due; sono aumentati a seguito delle vicende politiche della scandinavia, dell'impero russo e dello stato sovietico).
La nazione che ha più siti transfrontalieri è l'Italia (6), mentre l'Italia e la Svizzera sono quelle che ne hanno di più in comune (3).
Fino alla fine del 2004, ci sono stati sei criteri per i beni culturali e quattro criteri per il patrimonio naturale. Nel 2005 questo è stato modificato in modo che ci sia solo una serie di dieci criteri. Siti designati devono essere di "eccezionale valore universale" e soddisfare almeno uno dei dieci criteri.[2]
Dal 1992 le interazioni tra uomo e ambiente sono riconosciute come paesaggi culturali.
Nazioni con almeno 10 patrimoni riconosciuti dall'UNESCO. Legenda:
nazioni con 60 o più patrimoni
nazioni da 50 a 59 patrimoni
nazioni da 40 a 49 patrimoni
nazioni da 30 a 39 patrimoni
nazioni da 20 a 29 patrimoni
nazioni da 15 a 19 patrimoni
nazioni da 10 a 14 patrimoni
La scelta dei siti è stata criticata in quanto non democratica e fondata su una concezione occidentale o eurocentrica della cultura e del patrimonio[6][7].
L'indiscutibile attrattiva turistica suscitata dall'iscrizione nella lista, può rivelarsi nefasta nelle località dove manchino le strutture, le capacità e possibilità gestionali per i flussi turistici di massa[8][9].
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