Palazzo Doria-Tursi
palazzo di Genova Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
palazzo di Genova Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il palazzo Doria-Tursi, o palazzo Niccolò Grimaldi, è un edificio storico italiano, sito in via Garibaldi 9, nel centro storico di Genova. È uno dei Palazzi dei Rolli che furono designati, al tempo della Repubblica di Genova, a ospitare gli ospiti di alto rango durante le visite di stato per conto del governo genovese.
Palazzo Doria-Tursi | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Liguria |
Località | Genova |
Indirizzo | Via Giuseppe Garibaldi, 9 |
Coordinate | 44°24′40.8″N 8°55′58.1″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1565 |
Inaugurazione | 1565 |
Stile | manierismo |
Uso | uffici (1848) e museo (2004) |
Realizzazione | |
Architetto | Domenico Ponzello e Giovanni Ponzello |
Appaltatore | Niccolò Grimaldi Gianandrea Doria e Carlo Doria |
Proprietario | Comune di Genova |
L'edificio è fra i 42 palazzi dei rolli selezionati e dichiarati Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 13 luglio 2006.[1]
È sede del Comune di Genova e fa parte del polo museale dei Musei di Strada Nuova. La locuzione Palazzo Tursi è anche spesso usata come sineddoche per indicare la giunta comunale o il consiglio comunale del Comune di Genova.
Il palazzo, il maggiore per estensione in via Garibaldi già “Strada Nuova”, fu eretto a partire dal 1565 dai fratelli Domenico e Giovanni Ponzello, architetti manieristi discepoli di Galeazzo Alessi, per Niccolò Grimaldi banchiere genovese appellato "il Monarca" per il novero di titoli nobiliari di cui poteva vantarsi, e ai quali sommava gli innumerevoli crediti che aveva nei confronti di Filippo II.
È l'edificio più maestoso della via, unico edificato su ben tre lotti di terreno, con due ampi giardini a incorniciare il corpo centrale. Le ampie logge affacciate sulla strada vennero aggiunte nel 1597, quando il palazzo divenne proprietà di Giovanni Andrea Doria, principe di Melfi, che lo acquisì per il figlio cadetto Carlo, duca di Tursi, al quale si deve l'attuale denominazione.
A seguito dell'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, fu acquistato da Vittorio Emanuele I di Savoia il 13 gennaio del 1820. Il nuovo proprietario lo fece ristrutturare dall'architetto di corte Carlo Randoni, cui è dovuta la costruzione della torretta dell'orologio.[1] Il Palazzo in seguito venne dato qualche anno in uso ai Gesuiti e dal 15 giugno 1850 divenne proprietà e sede del Comune di Genova.
La facciata è la più lunga della via, tanto che fra le incisioni dei Palazzi di Genova, realizzate dal Rubens nel 1622, l'incisione dedicata al "palazzo di Don Carlo Doria Duca di Tursi" ne può contenere solo metà.[2] Le due logge laterali furono un'aggiunta successiva voluta da Giovanni Andrea Doria e realizzate da Taddeo Carlone, autore del portale in marmo bianco con figure di armati, che in origine circondavano l'aquila dei Doria,[3] oggi sostituita dallo scudo crociato, stemma di Genova. Il prospetto è caratterizzato dall'alternarsi di materiali di diverso colore: il rosa della pietra di Finale, il grigio-nero dell'ardesia, il bianco del pregiato marmo di Carrara.[1] Il prospetto principale consta di due ordini sovrapposti. Il piano rialzato sopra la grande zoccolatura alterna finestre dal disegno originale con paraste rustiche aggettanti sostituite, al piano superiore, da paraste doriche. Mascheroni dalle smorfie animalesche sormontano le finestre di entrambi i piani, contribuendo alla resa plastica della facciata.
Particolarmente innovativa è l'inedita e geniale soluzione architettonica che con la successione degli spazi interni — atrio, scala, cortile rettangolare sopraelevato rispetto al portico e scalone a doppia rampa — crea un meraviglioso gioco di luci e prospettive. Il palazzo rappresenta il culmine del fasto residenziale dell'aristocrazia genovese, come testimoniato dalle decorazioni interne, dai dipinti, in parte facenti parte della collezione museale di Palazzo Bianco, e come visibile all'interno del Salone di rappresentanza negli affreschi e nei dipinti.
Alcune immagini dell'architettura del palazzo:
L'edificio è collegato all'adiacente Palazzo Bianco. Fa parte del polo museale genovese dei Musei di Strada Nuova ed ospita le ultime sale della galleria del museo con la pittura genovese del XVII e XVIII secolo, la Maddalena Penitente di Antonio Canova, la collezione numismatica e quella di ceramiche del comune di Genova. Due sale del percorso espositivo sulle volte presentano affreschi di Nicolò Barabino (La Munificenza)[4] e Pietro Fea (Carro del Sole).[5]
Le sale paganiniane, riallestite con soluzioni e tecnolgie multimediali nel 2021, sono dedicate alla figura del celebre violinista e compositore genovese Niccolò Paganini. La prima sala, Paganini e Genova, racconta gli aspetti più importanti della biografia del compositore e la sua relazione con la città. La seconda sala è dedicata a un aspetto poco noto della sua carriera: fu infatti anche un eccellente chitarrista. Nella terza sala sono esposti due celebri violini: quello appartenuto a Paganini, detto anche il Cannone, realizzato a Cremona dal liutaio italiano Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarneri, e la sua copia che il liutaio francese Jean-Baptiste Vuillaum realizzò nel 1833 semore per Paganini. Sette anni più tardi questi lo donò al suo allievo Camillo Sivori, che come fece il suo maestro, alla morte lo lasciò in eredità al Comune di Genova.
Tra le varie collezioni, di interesse ve n'è una relativa ai pesi e alle misure ufficiali utilizzati nell'antica Repubblica di Genova.[6]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.