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filosofo cinico greco antico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Monimo (Μόνιμος, Mònimos; 399 a.C. circa – 300 a.C. circa) è stato un filosofo cinico siceliota vissuto nel IV secolo a.C.
Originario di Siracusa, secondo Diogene Laerzio;
«nacque a Siracusa; (...) fu al servizio di un banchiere di Corinto. Da costui andava di frequente Seniade, che aveva comprato Diogene e, raccontando la virtù dell'uomo nei fatti e nelle parole, accese in Monimo un sentimento di stima per Diogene. Allora Monimo si finse folle e gettò via monete e denaro sulla tavola del banchiere, finché questi lo cacciò, così egli si dedicò subito a Diogene. Seguì molto anche il cinico Cratete.»
Scrisse un'opera Sugli impulsi in due libri e un Protrettico, oltre a poesie semiserie[2], ma tutto è andato perduto.
Monimo divenne noto per l'affermazione secondo la quale «tutto è vano»[3]. Secondo la testimonianza fornita da Sesto Empirico[4], Monimo e Anassarco «riducendo gli esseri a mera scenografia, li concepivano assimilandoli a quello che ci accade negli stati di sonno e di follia»[5].
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