Mani (divinità)
nell'antica religione romana, anime divinizzate dei defunti / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Nella religione romana i Mani (in latino Dii Manes, lett. "dei benevolenti") erano le anime dei defunti. Esse talvolta venivano identificate con le divinità dell'oltretomba.
Agostino di Ippona nella sua opera La città di Dio, in cui cita Apuleio, riporta che sono le anime dei defunti di incerta collocazione:
«Dicit quidem et animas hominum daemones esse et ex hominibus fieri lares, si boni meriti sunt; lemures, si mali, seu larvas; manes autem deos dici, si incertum est bonorum eos seu malorum esse meritorum.»
«[Apuleio] afferma inoltre che anche l'anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati dèi Mani se è incerta la loro qualificazione.»
(Agostino di Ippona, La città di Dio IX,11[1])