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saggio scritto da Percy Bysshe Shelley Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La necessità dell'ateismo (The Necessity of Atheism) è un pamphlet filosofico scritto dal poeta romantico Percy Shelley. Pubblicato in collaborazione con l'amico Thomas Jefferson Hogg nel 1811,[1] fu influenzato dal pensiero di William Godwin, filosofo inglese e, in seguito al matrimonio con Mary Shelley, suo futuro suocero.[2] L'opera provocò la loro espulsione da Oxford il 25 marzo 1811.
La necessità dell'ateismo | |
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Titolo originale | The Necessity of Atheism |
Autore | Percy Bysshe Shelley |
1ª ed. originale | 1811 |
Genere | saggio |
Lingua originale | inglese |
Nel saggio, Shelley afferma che le opinioni e la fede di ciascuno sono involontari e, quindi, gli atei non scelgono di essere tali e non dovrebbero essere perseguitati. Verso la fine del pamphlet lui scrive che «la mente non può credere nell'esistenza di Dio».[3] Sebbene Shelley creda di aver «rifiutato tutte le possibili argomentazioni sull'esistenza di Dio»,[4] incoraggia i suoi lettori a trovarne altre.
Nonostante lo stesso Shelley si firmi «per mancanza di prove, un ateo», l'opuscolo arriva a conclusioni più vicine all'agnosticismo che non all'ateismo; infatti, non viene negata l'esistenza di Dio ma si afferma che «non ci sono prove per dimostrarla».[5]
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