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opera filosofica di Friedrich Nietzsche Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Anticristo. Maledizione del Cristianesimo (Der Antichrist. Fluch auf das Christenthum) è un libro di Friedrich Nietzsche pubblicato originariamente nel 1894. Fu in realtà scritto nel 1888, ma i suoi contenuti controversi spinsero Franz Camille Overbeck e Heinrich Köselitz a posticipare la sua pubblicazione.[1]
L'Anticristo. Maledizione del Cristianesimo | |
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Titolo originale | Der Antichrist. Fluch auf das Christenthum |
Frontespizio della prima edizione | |
Autore | Friedrich Nietzsche |
1ª ed. originale | 1894 |
Genere | saggio |
Sottogenere | filosofico |
Lingua originale | tedesco |
Il filosofo annuncia nell'introduzione che si starebbe rivolgendo a quei pochi che possano comprenderlo («Questo libro è riservato a pochissimi»)[2]. L'etica della filosofia di Nietzsche in quest'ultimo periodo è legata alla volontà di potenza, presente nell'opera precedente: Così parlò Zarathustra, concetto filosofico su di cui Nietzsche avrebbe strutturato un'opera, ma che, alla fine, poco prima della morte, si rifiutò anche solo di completare; lasciò solo qualche suo piccolo appunto di introduzione. Dell'opera in questione, la sorella di Nietzsche, Elisabeth, traviò gli appunti del fratello, aggiungendo i suoi pensieri. La volontà di potenza sarebbe stata dunque pubblicata nel 1901. I caratteri di Elizabeth, la quale avrebbe sostenuto il movimento nazista, fecero erroneamente passare Nietzsche come una, a suo modo, anteprima per la filosofia nazista; tuttavia, ciò non è assolutamente vero, date le fortissime divergenze tra nazismo e Nietzsche: il primo, di fatto, ha le sue basi poste in ciò che Nietzsche definisce, dispregiativamente, come "morale da schiavi": ossia un popolo, colmo di ressentiment, il quale, troppo debole per poter esprimere la propria volontà, si fa appiglio a una dottrina che sostituisce al corpo lo spirito, la quale finisce per costituire una certezza metafisica.
In seguito, l'opera sarebbe stata completamente ripulita dagli appunti di Elizabeth, e preservati solo quelli di Nietzsche, il quale, tuttavia, non voleva egli stesso pubblicare l'opera.[3]
Nietzsche accorpa come cristianesimo ogni forma di male sociale per il quale il mondo soffre e quello morale da cui è oppresso l'uomo. San Paolo utilizzò le masse e gli oppressi per arrivare al potere e così cercano di fare, come scrive Nietzsche, i socialisti. Questi il filosofo tedesco li liquida con disprezzo come del tutto cristiani. Il cristianesimo avrebbe costruito di fatto una metafisica del mondo dietro al mondo venendo poi rincorso dal Romanticismo.
Arthur Schopenhauer, che durante la giovinezza Nietzsche aveva scelto come educatore, sarebbe un nemico della vita, un cristiano (la noluntas, la negazione della vita come prassi del nichilismo), motivo per cui lo dispregia, abbandonandolo già nel "mattino" del suo pensiero, e definendolo come un "falso pessimista"; anche il nuovo corso della Germania, dominata dal nazionalismo kaiserista e dalle paure mirate all'esterno, sarebbe il sottoprodotto dei timori del "gregge", collegato al cristianesimo.
Già nella Genealogia della morale, Nietzsche avrebbe definito una morale da gregge, ossia il cristianesimo, da Nietzsche non a caso definito come "platonismo da plebe", caratteristica per la debolezza e per il concetto di perdono, il quale è, secondo Nietzsche, una forma di umiliazione, e una morale aristocratica dei signori, tale quella dei nobili della Grecia presocratica, ebbra, caotica, irrazionale, artistica, fuori dagli opprimenti dogmi dell'etica.
L'unico vero "cristiano" sarebbe Gesù Cristo (poiché il cristianesimo sarebbe un rovesciamento dell'insegnamento iniziale, l'anticristo coincide con il promulgatore di quello) un uomo morto in croce e non risorto, secondo il parere del filosofo. Il Cristo di Nietzsche è diretta filiazione dal protagonista de L'idiota, romanzo di Fëdor Dostoevskij, come I demoni, da cui è invece ripresa (sempre ne L'Anticristo) la teoria che identifica nella forza e l'importanza di un dio il riflesso di quella del suo popolo.
L'analisi considera poi tutta una serie di episodi e frasi della Bibbia che evidenzierebbero la volontà dei ceti sacerdotali ebraici di tenere lontano l'uomo dal sapere, alimentando falsità e superstizione. Religioni quali il buddhismo sarebbero molto più realistiche del cristianesimo in quanto essa non insegna la lotta contro il peccato ma quella contro il dolore esistenziale.
In chiusura presenta il codice di Manu, uno dei testi sacri dell'induismo come esempio di una legislazione modello di una civiltà aristocratica strutturata in caste e promulga la legge contro il cristianesimo.
Prima proposizione. – Viziosa è ogni specie di contronatura. La più viziosa specie d'uomo è il prete: egli insegna la contronatura. Contro il prete non si hanno motivi, si ha la prigione.
Seconda proposizione. – Partecipare ad un ufficio divino è un attentato alla pubblica moralità. Si deve essere più severi contro i protestanti che contro i cattolici, più severi contro i protestanti liberali che contro quelli di stretta osservanza. Il delittuoso dell'essere cristiani cresce vieppiù ci si avvicini alla scienza. Il criminale dei criminali è quindi il filosofo.
Terza proposizione. – Il luogo esecrando in cui il Cristianesimo ha covato le sue uova di basilisco sia distrutto pietra su pietra e sia il terrore di tutta la posterità quale luogo abominevole della terra. Su di esso si allevino serpenti velenosi.
Quarta proposizione. – La predicazione della castità è istigazione pubblica alla contronatura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni contaminazione della medesima mediante la nozione di «impurità» è vero e proprio peccato contro il sacro spirito della vita.
Quinta proposizione. – Chi mangia allo stesso tavolo con un prete sia proscritto: con ciò egli si scomunica dalla retta società. Il prete è il nostro Ciandala – lo si deve mettere al bando, affamare, menare in ogni specie di deserto.
Sesta proposizione. – Si chiami la storia «sacra» sia chiamata col nome che merita in quanto storia maledetta; le parole «Dio», «salvatore», «redentore», «santo» siano usate come oltraggi, come epiteti da criminali.
Settima proposizione. – Il resto è conseguenza.
L'Anticristo
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