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letterato tedesco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Gerd Lüdemann (Visselhövede, 5 luglio 1946 – Gottinga, 23 maggio 2021[1]) è stato un teologo tedesco.
Ha insegnato teologia e Nuovo Testamento, nel periodo 1983-1999, alla Facoltà Teologica Protestante della Georg-August-Universität di Gottinga. Dal 1999 fino al pensionamento nel 2011, ha presieduto la cattedra di Storia e letteratura del cristianesimo primitivo presso l'Institut für Spezialforschungen della stessa università[2][3].
Dopo un periodo di insegnamento e di ricerca presso la McMaster University (1977-79) e la Vanderbilt University (1979-1982), gli è stata assegnata nel 1983 la cattedra di Studi sul Nuovo Testamento alla Facoltà di Teologia della Georg-August-Universität di Gottinga.
Nel marzo 1998, dopo una serie di pubblicazioni storico-critiche sul cristianesimo delle origini, ha pubblicato il libro Der große Betrug. Und was Jesus wirklich sagte und tat ("La grande frode. Ciò che Gesù ha detto e fatto veramente"), dove ha analizzato i testi dei Vangeli canonici e del Vangelo di Tommaso per delineare la figura del Gesù storico rispetto alla tradizione cristiana successiva. Con l'ausilio dei criteri storico-critici, Lüdemann afferma che il dato empirico testimonia come «solo il cinque per cento delle parole e delle azioni di Cristo è da attribuire a Cristo stesso. Il resto è il risultato di un adattamento successivo.»[4]
Lüdemann si riallaccia al filone critico inaugurato da Hermann Samuel Reimarus, secondo cui Gesù era considerato dai suoi seguaci come un messia politico le cui aspettative sono rimaste deluse per via della condanna a morte: i primi cristiani hanno rimaneggiato la narrazione della vita di Gesù, inventando l'episodio evangelico della resurrezione; il teologo riprende anche l'analisi di Ludwig Feuerbach, per il quale la credenza nell'incarnazione di Dio e negli altri dogmi cristiani ha una spiegazione psicologica.
Il prof. Lüdemann propone la confutazione della verità storica della resurrezione[5], criticando anche la ricostruzione della figura di Cristo nel libro Gesù di Nazareth di Benedetto XVI, ritenuta «un deragliamento imbarazzante» e «intellettualmente non credibile»[6]
Dopo la pubblicazione di Der große Betrug la Confederazione delle Chiese protestanti nella Bassa Sassonia ha chiesto la sua destituzione dalla cattedra di Nuovo Testamento. Lüdemann afferma che i suoi studi lo hanno convinto che la sua precedente fede cristiana, basata com'era su studi biblici, era diventata impossibile: 'la persona stessa di Gesù diventa insufficiente come fondamento della fede una volta che la maggior parte delle affermazioni del Nuovo Testamento su di lui si sono dimostrate essere successive interpretazioni della comunità'.[7]
Sebbene il suo licenziamento sia stato respinto dal governo della Bassa Sassonia, i membri della facoltà, sotto la pressione della Chiesa, si lamentarono con il presidente dell'Università che il professor Lüdemann aveva "messo radicalmente in discussione la solidità intrinseca della teologia protestante presso l'Università". Come risultato la cattedra del Nuovo Testamento è stata ribattezzata come cattedra di Storia e letteratura del primo cristianesimo, il suo finanziamento alla ricerca è stato tagliato ed il suo insegnamento non fece più parte del curriculum. Lüdemann si lamentò dicendo 'la maggior parte dei miei colleghi hanno da tempo lasciato i principi della Chiesa alle loro spalle, ma ancora cercano di attaccarsi a questa tradizione con l'interpretazione simbolica ed altre scelte interpretative'.[7]
Si sposò ed ebbe quattro figlie. In seguito alla pubblicazione del suo libro Der große Betrug, si dichiarò non credente[8] Morì nel 2021 dopo una lunga malattia.
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