Gauḍapāda
teologo e filosofo indiano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Gauḍapāda (VI sec. ? – ...) è stato un teologo e filosofo indiano, originario forse del Bengala, noto per essere stato il primo autore conosciuto dell'Advaita Vedānta (anche detto kevalādvaita), oltre che a risultare uno dei primi pensatori del Vedānta; tradizionalmente considerato il maestro di Govindanātha (anche Govindapāda), a sua volta maestro di Śaṅkara, il quale espressamente lo cita nel suo Brahmasūtrabhāṣya (cfr. I,4,14 e II, 1, 9).
«bahiḥprajño vibhuḥ viśvo hy antaḥprajñas tu taijasaḥ
ghanaprajñaḥ tathā prājña eka eva tridhā smṛtaḥ»
«[Quell'uno] (eka-) che pervade (vibhu-) [tutte le cose] è il tutto (viśva-), quando ha la coscienza di ciò che è esterno, è lo splendente (taijasa-), quando ha la coscienza di ciò che è interiore, è il saggio (prājña -), quando è dotato di coscienza concentrata. L'uno (eka-) è stabilito in tre forme.»
(Gauḍapādīyakārikā (Āgamaśāstra), I,1; traduzione di Icilio Vecchiotti, p. 91)
L'opera a lui attribuita, la Gauḍapādīyakārikā (nota anche come Gauḍapādakārikā, Māṇdūkyakārikā e Āgamaśāstra), si compone di 215 versi suddivisi in quattro libri: Āgama-prakaraṇa (29 versi), Vaitathya-prakaraṇa (38 versi), Advaita-prakaraṇa (48 versi) e Alātaśanti-prakaraṇa (100 versi).
Questa opera è, quantomeno nel primo libro che lo compone, un commentario in forma metrica alla Māṇdūkya Upaniṣad e, nel suo complesso, il primo trattato inerente al "non-dualismo assoluto" (kevalādvaita).
Quello che sappiamo della vita di Gauḍapāda riguarda esclusivamente congetture inerenti al suo nome, il quale suggerisce, come luogo di provenienza, il nord del Bengala.