Loading AI tools
antiquario e archeologo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Francesco de' Ficoroni (Labico, 1664 – Roma, 25 gennaio 1747) è stato un antiquario, archeologo, collezionista ed erudito italiano il cui nome resta legato soprattutto alla raccolta di cui faceva parte la famosa «Cista Ficoroni».
Nacque nel 1662 a Lugnano nel Lazio (presso Valmontone), l'attuale Labico[1], da Bonifacio de' Ficoroni e Maria Rosati. Ficoroni diede prova fin da giovane di un ingegno brillante: con il passare del tempo acquisì confidenza con la letteratura classica e in particolare con le discipline antiquarie, tanto da guadagnarsi l'attenzione di alcuni dei più celebri intellettuali del tempo, da Anton Francesco Gori a Ludovico Antonio Muratori.[2] Dedicò la lunga vita allo studio dell'antichità e alla formazione di un'insigne collezione, dispersa dopo la sua morte, in cui riunì monete, specchi, graffiti, piombi, tessere, bulle e oggetti minuti e rari, che furono poi l'argomento delle sue principali pubblicazioni, ancor oggi non prive di valore.
Ficoroni scrisse numerosi lavori sull'arte antica, sul teatro classico, sull'epigrafia latina. Si occupò anche di topografia romana nello scritto Le vestigia e rarità di Roma ricercate e spiegate (Roma 1744), e di quella del suo paese natale che identificò con l'antica Labico. Ma la fama del Ficoroni è soprattutto affidata alla sua collezione e non tanto ai singoli oggetti, come il Ripostiglio Bianchini ora al Museo archeologico nazionale di Napoli[3], e a molti specchi, quanto a un insigne cimelio, che egli donò al Museo kircheriano del Collegio Romano, e che è ora nel Museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma: la cista prenestina, nota appunto col nome di Cista Ficoroni. È commovente l'accenno che Ficoroni stesso fa del dono della cista, e di una "patera" (che invece è uno specchio), in essa rinvenuta, ora pure al museo di Villa Giulia: "debbo dire senza iattanza che il cavaliere Frederic inglese mi volle dare e mi pose sul tavolino una manciata di zecchini; ma invano, e affinché per sempre fossero conservate ne feci volentieri donativo alla celebre galleria Kirkeriana, dove l'intendente delle antiche memorie potrà ammirarli...". Fu corrispondente e amico di Ludovico Antonio Muratori, Anton Francesco Gori e Giovanni Giacomo Amadei. Il celebre archeologo gesuita Antonio Baldani (1691-1765), aiutò Ficoroni nella pubblicazione de Le maschere sceniche... (Roma 1736) e collaborò all'edizione delle Gemmae antiquae litteratae... che Ficoroni aveva lasciato ai gesuiti e che furono poi pubblicate da Nicola Galeotti (Roma 1757).[4] Ficoroni fu membro corrispondente dell'Académie royale des inscriptions et médailles di Parigi, membro della Royal Society di Londra[5], socio dell'Accademia Peloritana di Messina e Promotore generale e fondatore della Colonia Esquilina degli Inculti, col nome di Acamato.
Ficoroni fu spesso coinvolto in polemiche che gli costarono perfino censure da parte delle autorità; le sue Osservazioni sopra l'Antichità di Roma (1709), in cui sosteneva l'inattendibilità dell'opera di Bernard de Montfaucon, scatenarono un'aspra polemica culminata nella pubblicazione dell'Apologia del "Diario Italico" di padre Bernard de Montfaucon contra le osservazioni del sig. Francesco de' Ficoroni, scritta nel 1710 da Paolo Alessandro Maffei con lo pseudonimo di Paolo R. Riccobaldi, e nella Lettera del molto reverendo padre Giangrisostomo Scarfò ... scritta al sig. Francesco de' Ficoroni, da Lugnano nel Lazio, che si denomina Antiquario romano (Cosenza 1712). La disputa intellettuale fu talmente feroce da costringere nel 1714 la Congregazione dell'Indice a intervenire per emendare le rispettive pubblicazioni delle parti più offensive.[2]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.