Isole Cook
stato insulare dell'Oceania Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Le isole Cook (Cook Islands in inglese, Kūki 'Āirani nella lingua māori) sono uno stato dell'Oceania, costituito da 15 piccole isole nell'oceano Pacifico meridionale (Polinesia) con una superficie complessiva di 240 km² e una popolazione di poco inferiore ai 18 000 abitanti (stima per il 2005).
Isole Cook | |
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Isole Cook |
Nome ufficiale | (EN) Cook Islands (MI) Kūki 'Āirani |
Dipendente da | Nuova Zelanda |
Lingue ufficiali | Inglese, māori delle Isole Cook |
Capitale | Avarua (5.445 ab. / 2006) |
Politica | |
Status | Stato in libera associazione |
Re | Carlo III
Rappresentante del Re: |
Primo ministro | Mark Brown |
Superficie | |
Totale | 240 km² (206º) |
% delle acque | trascurabile |
Popolazione | |
Totale | 15.200 ab. (2018) |
Densità | 82 ab./km² |
Nome degli abitanti | Cookesi |
Geografia | |
Continente | Oceania |
Fuso orario | UTC-10 |
Economia | |
Valuta | Dollaro neozelandese, dollaro delle Cook |
PIL (nominale) | 183,2 milioni di $ (2005) |
PIL pro capite (nominale) | 9 100 $ (2005) |
Varie | |
TLD | .ck |
Prefisso tel. | +682 |
Inno nazionale | Te Atua Mou E |
Il territorio marittimo ha invece una superficie complessiva di circa 2,2 milioni di km². Sono una democrazia parlamentare, dotata di autogoverno e in libera associazione con la Nuova Zelanda: secondo lo statuto possono divenire del tutto indipendenti in qualsiasi momento con un atto unilaterale. La difesa è gestita dalla Nuova Zelanda, con obbligo di consultazione e su richiesta del governo locale. La politica estera è condotta indipendentemente, soprattutto dopo l'adozione di una politica isolazionistica e non allineata da parte della Nuova Zelanda a partire dagli anni ottanta.
Esistono due porti (Avarua e Avatiu) e sei piccoli aeroporti. Ci sono 187 km di strade, solo per 35 km asfaltate.
Il turismo è la principale risorsa economica delle isole, insieme alle banche offshore e alla produzione di perle, prodotti marini e frutti tropicali. Un tipico prodotto artigianale è costituito dalle tivaevae, ovvero tipiche coperte decorate.
Abitate già dal 1000 a.C. da popolazioni polinesiane, i primi europei a visitarle furono gli spagnoli dell'esploratore Álvaro de Mendaña e poi spesso visitate dal Capitano James Cook nel suo secondo e terzo viaggio nei tragitti tra le isole Tonga e Tahiti. Il nome Isole Cook deriva da una cartina di navigazione russa dei primi anni del Novecento, in onore al famoso Comandante. Aitutaki fu visitata per la prima volta da William Bligh (alla guida del Bounty). Rarotonga non fu mai visitata da Cook. La prima visita registrata in Rarotonga è dovuta a una nave commerciale in sosta per rifornimenti. Parte dell'equipaggio fu uccisa e la moglie del comandante fu mangiata.
Il Capitano Cook giunse due volte alle isole nel 1773 e nel 1777,[1] dando a esse il nome Isole Hervey e rivendicandole per la corona britannica. Divennero un protettorato britannico nel 1888 e passarono quindi alla Nuova Zelanda nel 1901. Rimasero un protettorato neozelandese fino al 1965 e in seguito hanno assunto l'attuale forma di autogoverno. Sono de facto largamente indipendenti, ma ufficialmente sono ancora considerate sotto la sovranità della Nuova Zelanda.
L'11 giugno 1980 è stato firmato un trattato con gli Stati Uniti d'America, con il quale si sono definiti i confini marittimi tra le isole Cook e le Samoa Americane, con il quale gli statunitensi hanno inoltre rinunciato alle loro pretese sulle isole Penrhyn, Pukapuka, Manihiki, e Rakahanga, delle isole Cook settentrionali.
La popolazione locale raggiunse un buon livello nella produzione di sculture di pietra, caratterizzate dal "dio-bastone", elemento scultoreo-decorativo. Generalmente la produzione scultorea lignea, dalle case alle canoe conferma il raggiungimento di linee equilibrate e plasticità armoniosa.[2]
Per la bassa imposizione fiscale attuata e, in particolare, per l'assenza di norme e misure restrittive di controllo sul versante delle transazioni finanziarie, le Isole Cook sono annoverate tra i cosiddetti "paradisi fiscali". Infatti, insieme a Filippine, Belize, Liberia, Isole Marshall, Montserrat, Nauru, Niue, Panama, Vanuatu, Brunei, Costa Rica, Guatemala e Uruguay, sono fra le 14 giurisdizioni che, in base al Rapporto del giugno 2010 dell'Organizzazione con sede a Parigi, ancora figurano nella cosiddetta lista grigia dell'OCSE sotto la voce paradisi fiscali e centri finanziari.[3] Anche il sistema fiscale italiano, col Decreto Ministeriale 04/05/1999, le ha inserite tra gli Stati o Territori aventi un regime fiscale privilegiato, cosiddetta lista nera, ponendo quindi limitazioni fiscali ai rapporti economico-commerciali che si intrattengono tra le aziende italiane ed i soggetti ubicati in tale territorio.
Le isole sono suddivise in due sottogruppi:
La maggior parte della popolazione è cristiana protestante.[4]
Lo sport maggiormente praticato è il rugby a 13.
La nazionale calcistica ha esordito nel 1970 ed è affiliata a OFC e alla FIFA. Ha partecipato due volte alla Coppa d'Oceania, nel 1998 e nel 2000. L'organo calcistico nazionale è la Cook Islands Football Association, abbreviata CIFA.
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