I Canti raccolgono la parte principale (e più conosciuta) della produzione in versi di Giacomo Leopardi.

Voce principale: Opere di Giacomo Leopardi.
Fatti in breve Autore, 1ª ed. originale ...
Canti
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Frontespizio della prima edizione (Firenze, 1831)
AutoreGiacomo Leopardi
1ª ed. originale1831
Genereraccolta poetica
Lingua originaleitaliano
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Fasi dell'elaborazione

La produzione poetica dell'autore e la stessa raccolta sono divisi in quattro fasi principali, sebbene l'ordine seguito dalla raccolta non sia sempre questo:

  • la prima fase tratta di temi eroici, delle canzoni del suicidio, temi della natura e sul senso della vita. La voce poetica sembra giungere dall'antico e dalla natura, laddove anche morire diventa necessario per durare poeticamente, l'umanità è eroica e decaduta, e l'io è ricordo.
  • la seconda fase comprende i piccoli idilli e i canti pisano-recanatesi o grandi idilli.
  • la terza fase, nominata ciclo di Aspasia, è dedicata a Fanny Targioni Tozzetti, conosciuta a Firenze, di cui egli s'innamorò. Il nome Aspasia si riferisce ad Aspasia di Mileto, etera amata da Pericle, il grande politico e condottiero ateniese.
  • l'ultima fase comprende le due canzoni "sepolcrali", la Palinodia, La ginestra e Il tramonto della Luna.

Edizioni e critica

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Il manoscritto originale de L'infinito

L'elenco e l'ordine delle poesie che comprendono la raccolta fanno riferimento all'edizione napoletana dell'editore Saverio Starita che Leopardi stesso curò nel 1835, benché non ne fosse ortograficamente e tipograficamente soddisfatto. A questa edizione si usano aggiungere le modifiche che il poeta appuntò di propria mano o per mano di Antonio Ranieri sulla copia in suo possesso, oltre a due poesie successive, Il tramonto della luna e La ginestra (composte a Torre del Greco nel 1836).

Presso l'editore fiorentino Le Monnier apparve quindi l'edizione del 1845, otto anni dopo la morte del poeta, a cura del Ranieri. Da questa partono le edizioni moderne e commentate, tra le quali spiccano l'edizione critica di Francesco Moroncini (1927), quella di Niccolò Gallo e Cesare Garboli (1949), quella di Emilio Peruzzi (1981) e quella di Giuseppe e Domenico De Robertis (1984).

Tra i commenti si usa fare riferimento almeno a quello di Mario Fubini (1930, poi ripreso in coppia con Enzo Bigi nel 1964), Francesco Flora (1937), Carlo Calcaterra (1947), Franco Brioschi (1974), Lucio Felici (1974), Giovanni Getto e Edoardo Sanguineti (1977), Mario Andrea Rigoni (1987), Enrico Ghidetti (1988) e Ugo Dotti (1993). Altri scritti importanti sulla poesia leopardiana sono rintracciabili nelle bibliografie di Luigi Russo, Gianfranco Contini, Piero Bigongiari, Walter Binni, Sergio Solmi, e, per le puerili, Maria Corti.

Indice

Composti dal 1818 al 1836 (ma il frammento Spento il diurno raggio pare sia precedente) i Canti sono i seguenti (sono escluse dai Canti le produzioni giovanili, la cantica Appressamento della morte, i Paralipomeni della Batracomiomachia e alcune liriche inedite escluse dal Leopardi stesso):

  • I. All'Italia, canzone di 7 strofe (ognuna di 20 versi) (Recanati, settembre 1818)
  • II. Sopra il monumento di Dante, canzone in 12 strofe (ciascuna di 17 versi, tranne l'ultima di 13 versi) (Recanati, settembre-ottobre 1818)
  • III. Ad Angelo Mai, canzone in 12 strofe (ognuna di 15 versi) (Recanati, gennaio 1820)
  • IV. Nelle nozze della sorella Paolina, canzone di 7 strofe (ognuna di 15 versi) (Recanati, ottobre-novembre 1821)
  • V. A un vincitore nel pallone, canzone di 5 strofe (ognuna di 13 versi) (Recanati, novembre 1821)
  • VI. Bruto minore, canzone di 8 strofe (ognuna di 15 versi) (Recanati, dicembre 1821)
  • VII. Alla primavera, canzone di 5 strofe (ognuna di 19 versi) (Recanati, gennaio 1822)
  • VIII. Inno ai patriarchi, endecasillabi sciolti (117 versi) (Recanati, luglio 1822)
  • IX. Ultimo canto di Saffo, canzone di 4 strofe (ognuna di 18 versi) (Recanati, 13-19 maggio 1822)
  • X. Il primo amore, terza rima (103 versi) (Recanati, 1817-18)[1]
  • XI. Il passero solitario, canzone libera (59 versi) (Recanati, primavera 1829 o 1830)
  • XII. L'infinito, endecasillabi sciolti (15 versi) (Recanati, 1819)
  • XIII. La sera del dì di festa, endecasillabi sciolti (46 versi) (Recanati, ottobre 1820)
  • XIV. Alla luna, endecasillabi sciolti (16 versi) (Recanati, 1819)[2]
  • XV. Il sogno, endecasillabi sciolti (100 versi) (Recanati, dicembre 1820)
  • XVI. La vita solitaria, endecasillabi sciolti (107 versi) (Recanati, estate 1821)
  • XVII. Consalvo, endecasillabi sciolti (151 versi) (Firenze, 1832)
  • XVIII. Alla sua donna, canzone di 5 strofe (ognuna di 11 versi) (Recanati, settembre 1823)
  • XIX. Al conte Carlo Pepoli, endecasillabi sciolti (158 versi) (Bologna, marzo 1826)
  • XX. Il risorgimento, 20 doppie quartine per un totale di 160 versi (Pisa, 7-13 aprile 1828)
  • XXI. A Silvia, canzone libera (63 versi) (Pisa, 19-20 aprile 1828)
  • XXII. Le ricordanze, endecasillabi sciolti (173 versi) (Recanati, fine agosto-17 settembre 1829)
  • XXIII. Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, canzone libera (143 versi) (Recanati, 22 ottobre 1829-9 aprile 1830)
  • XXIV. La quiete dopo la tempesta, canzone libera (54 versi) (Recanati, 17-20 settembre 1829)
  • XXV. Il sabato del villaggio, canzone libera (51 versi) (Recanati, finita il 29 settembre 1829)
  • XXVI. Il pensiero dominante, canzone libera (147 versi) (Firenze, prima di ottobre 1831)
  • XXVII. Amore e morte, canzone libera (124 versi) (Firenze, 1832)
  • XXVIII. A se stesso, strofa di endecasillabi e settenari per un totale di 16 versi (Firenze, prima di settembre 1833)
  • XXIX. Aspasia, endecasillabi sciolti (112 versi) (Napoli, primavera 1834)
  • XXX. Sopra un basso rilievo antico sepolcrale, canto libero (109 versi) (Napoli, 1834-35)
  • XXXI. Sopra il ritratto di una bella donna, canto libero (56 versi) (Napoli, 1834-35)
  • XXXII. Palinodia al marchese Gino Capponi, endecasillabi sciolti (279 versi) (Napoli, 1835)
  • XXXIII. Il tramonto della luna, canzone libera (68 versi) (Villa Ferrigni, 1836)
  • XXXIV. La ginestra o Il fiore del deserto, canzone libera (317 versi) (Villa Ferrigni, 1836)
  • XXXV. Imitazione, strofa di endecasillabi e settenari per un totale di 13 versi (Recanati, 1818)
  • XXXVI. Scherzo, strofa di endecasillabi e settenari per un totale di 18 versi (Pisa, 15 febbraio 1828)

Frammenti:

  • XXXVII. Odi, Melisso, endecasillabi sciolti (29 versi) (Recanati, 1819)[3]
  • XXXVIII. Io qui vagando al limitare intorno, terza rima (15 versi) (Recanati, 1818)
  • XXXIX. Spento il diurno raggio in occidente, terza rima (76 versi) (Recanati, novembre-dicembre 1816)
  • XL. Dal greco di Simonide, strofa di endecasillabi e settenari per un totale di 33 versi (Recanati, 1823-24)
  • XLI. Dello stesso, strofa di endecasillabi e settenari per un totale di 24 versi (Recanati, 1823-24)

Solo in alcune edizioni:

  • I nuovi credenti, capitolo ternario (109 versi) (Napoli, 1836)

Modelli

I modelli ai quali si collega il poeta sono Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri, Ugo Foscolo e Vincenzo Monti, ma si sa che studiò a lungo anche il Petrarca, di cui curò un'edizione del Canzoniere, e Torquato Tasso.

Bibliografia

  • Mario Ricciardi, Giacomo Leopardi: la logica dei «Canti», Milano, FrancoAngeli, 1986, ISBN 978-88-204-2971-3.
  • P.V. Mengaldo, Leopardi antiromantico e altri saggi sui "Canti", Bologna, Il Mulino, 2012 (ed. digit.: 2012, doi: 10.978.8815/309624)

Note

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Collegamenti esterni

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