Cārvāka
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Con il sostantivo maschile sanscrito cārvāka (Devanāgarī: चार्वाक; adattato in lingua inglese come charvaka) indicati a volte anche come lokāyata (lett. "esteso al mondo" [?]) si indica in quella lingua i seguaci dell'omonima scuola filosofica materialista che si ritiene contemporanea al buddhismo antico, fondata, secondo alcune ben più tarde fonti, dal leggendario Brḥaspati. Va subito detto che le fonti che attestano l'esistenza di una simile scuola hindū sono decisamente scarse[1].
Più raramente viene usato anche il termine Nāstikā nel significato di “coloro che negano”. Infatti in sanscrito asti è colui che crede nelle divinità, nāsti quello che non ci crede. La dottrina cārvāka è considerata fortemente blasfema oltre che atea perché nega alcun valore a uno dei pilastri fondamentali della religiosità indiana, i libri sacri Veda, e con essi tutta la dottrina, i rituali e la mitologia ad essi legati. Cārvakā, lokāyatā e nāstikā sono considerati quindi in India gli atei materialisti. Il primo termine è però quello più noto e che in relazione ai suoi sviluppi nel tempo è il più significativo sotto il profilo filosofico. Scuola di pensiero molto antica e considerabile pre-induista essa è radicalmente materialista e ateista originaria dell'India.