Storiografia sulle donne nella Resistenza italiana
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Nella storiografia della Resistenza, per decenni basata su fonti istituzionali o narrazioni collettive, la partecipazione femminile, quando contemplata, è stata relegata a un ruolo subalterno, ad attività di sostegno, cura, logistica, "complementare" all'azione dei partigiani impegnati e organizzati nelle formazioni combattenti.[1]
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A partire dalla seconda metà degli anni settanta, ricerche e testimonianze raccolte dalle donne e tra le donne partecipanti alla lotta partigiana hanno colmato il vuoto degli studi, inaugurando il filone di ricerca su "Donne e Resistenza". Sono state portate alla luce, soprattutto attraverso opere di memorialistica, storie ed esperienze fino ad allora ignorate, che hanno contribuito a ridisegnare la mappa della partecipazione femminile, approfondendo, ampliando e rimodulando le interpretazioni del “contributo" delle donne alla Resistenza.[2]
Negli anni ottanta e novanta del Novecento un gruppo di giovani storiche legate al femminismo e di ricercatrici degli Istituti della Resistenza (1989-1994) ha introdotto in Italia una prospettiva di genere nella storia della guerra, rinnovando lessico, categorie interpretative e strumenti d'indagine.[3] Il coinvolgimento delle donne è stato letto attraverso categorie, come quella della "resistenza civile" e del "maternage" proposta da Anna Bravo,[4] mentre nuove ricerche, estese all'analisi della condizione femminile durante il fascismo, al consenso femminile e alle scelte di militanza femminile fascista,[5] hanno indagato sulla complessità e sulla molteplicità dell’esperienza femminile durante la guerra, sulla memoria, sulle motivazioni e le forme di autorappresentazione, ponendo la "soggettività" al centro dell'analisi storica.[6]
Altri filoni che hanno accompagnato gli studi su Donne e Resistenza comprendono il rapporto tra Resistenza, emancipazionismo, conquiste sociali e politiche delle donne nel dopoguerra[7] e, all'interno dei molteplici studi a carattere locale prodotti a partire dagli anni Novanta, la caratterizzazione regionale, l'individuazione di peculiarità locali nell'esperienza resistenziale femminile.[8]