Armistizio di Belgrado
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L'armistizio di Belgrado, conclusivo della campagna dei Balcani della prima guerra mondiale, fu siglato il 13 novembre 1918 a Belgrado, in Serbia, tra il generale francese Franchet d'Esperey, capo delle forze alleate nei Balcani, ed il governo ungherese di Mihály Károlyi. Altre azioni militari su piccola scala continuarono in Ungheria per alcuni giorni.
Armistizio di Belgrado | |
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Tipo | trattato multilaterale |
Contesto | prima guerra mondiale |
Firma | 13 novembre 1918 |
Luogo | Belgrado, Regno di Serbia |
Parti | Alleati Regno d'Ungheria |
Negoziatori | Louis Franchet d'Espèrey Mihály Károlyi |
Firmatari | Paul Prosper Henrys Živojin Mišić Béla Linder |
Lingue | francese |
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L'accordo fissò le linee di demarcazione tra Ungheria, Serbia e Romania, cedendo la regione del Banato all'amministrazione serba, malgrado il trattato segreto di Bucarest del 1916. Crișana e Maramureș, oltre alle città di Satu Mare, Oradea, Beiuș e Arad, oltre alla Transilvania interna sino al fiume Mureș, furono lasciate sotto l'amministrazione ungherese. L'Ungheria fu obbligata a consentire il passaggio delle truppe rumene per giungere nei territori transilvani ad est della linea di demarcazione presso il fiume Mureș. All'Ungheria fu concesso di mantenere solo otto divisioni armate.
L'intesa, che doveva regolare i rapporti tra il neonato governo repubblicano d'Ungheria (non ancora riconosciuto) e gli Alleati, venne sistematicamente violato, circostanza che portò infine alle dimissioni dell'esecuzione di Károlyi a marzo e alla proclamazione della Repubblica Sovietica Ungherese. Con la disintegrazione dell'impero austro-ungarico in corso alla fine di settembre e all'inizio di ottobre 1918 e in seguito alla riuscita offensiva alleata nei Balcani, un nuovo governo teoricamente favorevole ai vincitori si insediò in Ungheria. Questo nuovo gabinetto sperava di preservare l'integrità territoriale del vecchio regno magiaro, ma benché il nuovo governo si dichiarò indipendente dall'impero gli Alleati non riconobbero la validità di questa dichiarazione. La firma dell'armistizio di Villa Giusti tra l'impero e gli Alleati all'inizio di novembre non arrestò l'avanzata delle unità alleate nel territorio ungherese.
Budapest inviò una delegazione guidata dallo stesso primo ministro per cercare di concordare un nuovo armistizio che fermasse le unità della Triplice intesa, in particolare quelle degli Stati più prossimi, i quali volevano annettere varie regioni del vecchio impero. Dopo aver ricevuto le condizioni alleate a Belgrado il 6 novembre, la delegazione ungherese tornò nella capitale per presentarle al governo mentre le unità serbe e cecoslovacche continuavano ad avanzare. Il 13 fu infine siglato l'armistizio, ai sensi del quale si assisteva a un ridimensionamento delle dimensioni dell'esercito ungherese e a un'evacuazione militare, ma non amministrativa, di alcune aree; inoltre, si concessero alcuni diritti militari agli Alleati e un risarcimento alla Serbia.
Nonostante le promesse fatte, nei mesi successivi i Paesi limitrofi, con l'appoggio di esponenti politici di minoranza, assunsero gradualmente il controllo di diverse regioni geografiche contese e violarono le clausole dell'armistizio; le proteste del governo e i tentativi di conciliazione con le minoranze fallirono. Gli Stati vicini all'Ungheria desideravano impossessarsi di quanto più suolo possibile prima dell'inizio dei colloqui di pace e, a causa della passività di chi avrebbe dovuto sorvegliare sul rispetto del trattato e della mancata forza di cui disponeva il governo magiaro per resistere militarmente nell'antico regno, tale tattica si rivelò efficace. I continui avanzamenti stranieri finirono per minare il suo prestigio della neonata repubblica magiara e, a marzo, essa rifiutò di accettare un nuovo ritiro della linea che separava le unità militari ungheresi da quelle rumene. Nella speranza che ciò potesse sovvertire la difficile situazione, il governo social-liberale si dimise e lasciò il posto a un nuovo gabinetto social-comunista che procedette alla proclamazione della Repubblica sovietica ungherese, senza però riuscire a ripristinare lo status quo ante bellum.