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Armi d'assedio cinesi
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Le armi d'assedio rappresentarono una componente fondamentale nell'organizzazione degli eserciti durante la storia della Cina, sia durante il periodo pre-imperiale, certamente dall'affermazione della dinastia Zhou a discapito della proto-storica dinastia Shang nel XII secolo a.C., sia durante quello imperiale, dall'affermazione cioè della dinastia Qin (221–206 a.C.), uscita vincitrice dal c.d. Periodo degli Stati Combattenti (453–221 a.C.), sino alla fine della dinastia Ming (1368–1644).
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Gli attaccanti danno l'assalto alle mura con gli arcieri, protetti da plutei semoventi, e (a dx) minatori, coperti da tetti semoventi. Dalla merlatura della città assediata, Ningyuan (attuale Xingcheng), spuntano i cannoni.
Si trattava d'una serie di macchine adatte a scardinare o a superare le mura delle città nemiche degli assediati, oltre ad una serie di congegni d'artiglieria, la cui forma e tipologia richiama modelli in uso, nei vari periodi, nel Vicino Oriente antico, nell'Antica Grecia, a Roma e nel Medioevo/Rinascimento europeo, seppur spesso con particolari ed estrose variazioni.
Tutte queste armi restarono in uso in Cina ben oltre i termini della loro scomparsa in Occidente in favore dell'artiglieria a polvere da sparo. Solo nel corso del XIX secolo infatti, regnante la dinastia Qing (1636–1912), subentrata con la forza ai Ming, la Cina si sarebbe posta il problema di colmare il divario tecnologico che la svantaggiava rispetto agli imperi coloniali europei a seguito della disarmante facilità con la quale fu sconfitta durante le Guerre dell'oppio (1839–1842 e 1856–1860).