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Il 3º Reggimento Paracadutisti di Fanteria di Marina (francese: 3e régiment de parachutistes d'infanterie de marine) è un reggimento di fanteria paracadutista appartenente alle Troupes de marine dell'Esercito francese.
3e régiment de parachutistes d'infanterie de marine 3º Reggimento Paracadutisti di Fanteria di Marina | |
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Descrizione generale | |
Attiva | dall'8 gennaio 1948 |
Nazione | Francia |
Servizio | esercito |
Tipo | Fanteria di marina |
Ruolo | Paracadutista |
Dimensione | Reggimento (1050 elementi) |
Guarnigione/QG | Carcassonne |
Motto | Être et durer (Essere e resistere) |
Colori | Blu e rosso |
Battaglie/guerre | Guerra d'Indocina |
Decorazioni | Croix de guerre des Théâtres d'opérations extérieures |
Parte di | |
Commandement des Forces Terrestres | |
Comandanti | |
Comandante attuale | Colonel Merveilleux du Vignaux |
Degni di nota | Marcel Bigeard |
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Esso deriva dallo scioglimento del 3º Battaglione Coloniale dei Commando Paracadutisti, creato nel 1948, e del 3º Reggimento di Paracadutisti Coloniali.
Il 1º gennaio 1948, a Saint-Brieuc, viene creato il 3º Battaglione Coloniale dei Commando Paracadutisti. Esso viene inviato nell'ottobre dello stesso anno in Indocina, per reprimere il movimento indipendentista indocinese. Una cruenta guerra, che ebbe uno dei suoi più drammatici apici nella battaglia di That Khe. Il battaglione fu così decimato, e venne sciolto nel 1950.
Il 27 dicembre 1951 esso fu ricreato, con il nome di 3º Reggimento di Paracadutisti Coloniali. Combattendo sempre nella Guerra d'Indocina, esso si distinse per il proprio valore sul campo, ma anche per i metodi coercitivi e punitivi utilizzati sui prigionieri di guerra indocinesi, che comprendevano torture e brutalità. Anch'esso fu decimato, soprattutto nella Battaglia di Dien Bien Phu.
Il 1º giugno 1955 fu ricostituito e passò agli ordini del pluridecorato colonnello Bigeard. Al suo comando fu inviato in Algeria, per reprimere il movimento di liberazione nazionale, insorto per emanciparsi dalla dominazione coloniale francese. Il reggimento ebbe un ruolo da protagonista nella Guerra d'Algeria, e nella cosiddetta Battaglia d'Algeri. Operò più come forza di controguerriglia urbana che come formazione militare.
Nell'ambito di questo controverso ruolo è documentato l'esercizio di torture e sevizie sui prigionieri algerini durante gli interrogatori, e sono stati ipotizzati presunti voli della morte (metodici sequestri e sparizioni nel mare di ribelli e presunti tali), a fronte della scomparsa dalle carceri di 30.000 detenuti algerini.[1]
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