User:Jack Aliu Çelpica/sandbox
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Ressero l'Impero d'Oriente nell'ultimo periodo della sua esistenza, dal 1261, anno in cui rioccuparono Costantinopoli abbattendo il dominio l'impero latino, fino al 29 maggio 1453, quando la città cadde sotto il celebre assedio ottomano. Il nome appare nelle storie bizantine a partire dal sec. XI. Gli scrittori bizantini ricordano come alcuni di essi si segnalassero specialmente nelle armi; ma non ci danno precise indicazioni sui loro vincoli di parentela, sì che non è possibile seguire le diramazioni della famiglia fino al secolo XIII, il fondatore della dinastia fu Niceforo che fu strategos della Mesopotamia, questo thema cadde nel 1071 dopo la catastrofica battaglia di Manzicerta, che vide l'imperatore bizantino Romano IV Diogene (1068-1071) sconfitto e catturato dai Turchi Selgiuchidi. Servi sotto dell'imperatore Niceforo III Botaniate (1078-1081) e nel 1081 si oppose al figlio Giorgio, che aiutò l'usurpazione al trono di Alessio I Comneno (1081-1118). mentre suo figlio Giorgio, divenne governatore del thema di Durazzo, ed ebbe modo di portare lustro alla famiglia.
Al trono arrivarono con la violenza e col tradimento, essendosi Michele VIII prima fatto associare al potere come collega e tutore del minorenne Giovanni IV Lascaris, poi sbarazzato di lui accecandolo e relegandolo in un castello della Bitinia. Mantennero il potere per 192 anni, e ciò appare quasi un miracolo, ove si pensi, da un lato, ai molti e formidabili nemici che in quel tempo assalirono l'impero; dall'altro, alla mediocrità di quasi tutti i principi della dinastia, eccezione fatta del fondatore, alle interminabili e meschine lotte che scoppiarono fra loro per l'esercizio del potere e alle scarse risorse in uomini e denaro dell'impero.
La ragione della lunga durata si deve in parte al progresso dell'idea di legittimismo, in quanto discendenti del vero Impero Romano, dovuto principalmente all'accresciuto antagonismo fra Greci e Latini, che stabilirono numerosi legami di parentela anche coi principi nemici, ritardando in tal modo la rovina propria e quella dell'impero. Come è stato notato, nessuno dei successori di Michele VIII si elevò, come uomo politico, al disopra della mediocrità, ma alcuni di essi, come Andronico II e Manuele II , si segnalarono per la loro cultura e per il gusto per le arti. È da notare mentre l'impero s'avviava verso la rovina, l'arte abbia attraversato un periodo di rinnovamento, acquistando, prima d'estinguersi, un nuovo splendore.
Tra i molti ricordiamo sicuramente Giovanni VIII Paleologo che fu basileus dei Romei dal 21 luglio 1425 fino alla sua morte, era figlio primogenito di Manuele II Paleologo e di Elena Dragaš, i suoi fratelli erano Costantino Paleologo, Teodoro II Paleologo, Demetrio Paleologo e Tommaso Paleologo che furono despoti della Morea, e Andronico Paleologo, che fu despota di Tessalonica. Fu associato al trono dal padre nel 1421, nel 1423 resistette ad un assedio su Costantinopoli, condotto dal sultano Murad II.
Per ottenere aiuti contro l'espansione ottomana si avvicinò al papato infatti partecipò al Concilio di Ferrara e Firenze convocato da Papa Eugenio IV.
Quando l'imperatore entrò a Firenze, la popolazione restò affascinata dal suo modo di vestire tanto da condizionare la moda fiorentina per oltre un secolo. Da un punto di vista militare, l'unione ebbe i suoi frutti infatti furono inviate truppe occidentali al comando del re di Polonia e Ungheria Ladislao III Jagellone, ma con sconfitta della battaglia di Varna nel 1444 a Giovanni VIII non dovette far altro che sottomettersi al potere ottomano.
Privo di eredi, alla sua morte gli succede il fratello Costantino XI Paleologo (1449-1453), che sarà l'ultimo imperatore.
Tommaso Paleologo (Costantinopoli, 1409 – Roma, 12 maggio 1465) che era despota di Morea dal 1428 con la conquista da parte degli ottomani, avvenuta nel 1453e con la morte del fratello Costantino XI, divenne il legittimo pretendente al trono di Bisanzio, titolo che poté ottenere con il sostegno di Papa Pio II, dato che il fratello, Demetrio Paleologo, nel 1460 si era alleato con gli ottomani.
Durante il loro regno, l'insegna della dinastia regnante, e la cosa più vicina a una "bandiera nazionale" bizantina, secondo Soloviev, era la cosiddetta "croce tetragrammatica", una croce d'oro o d'argento con quattro lettere beta "Β" dello stesso colore, uno in ogni angolo.[43][44]
Come insegna, la croce era già utilizzata frequentemente a Bisanzio fin dalla tarda antichità. Fin dal VI secolo sono note croci con lettere inquartate, soprattutto di monetazione, che formano gli acronimi di varie invocazioni. La croce tetragrammatica appare con grande frequenza nei secoli XIV e XV: appare sulle monete bizantine durante il regno congiunto di Andronico II Paleologo e di suo figlio Michele IX Paleologo, su diversi portolani occidentali per designare Costantinopoli e altre città bizantine, sopra uno dei finestre del Palazzo del Porfirogenito, ed è descritto da pseudo-Kodino come "il consueto stendardo imperiale" (basilikon phlamoulon). L'interpretazione del simbolismo dell'emblema dipende dall'identificazione dei quattro simboli come lettere o come acciai da fuoco, una disputa in cui anche le fonti contemporanee sono incoerenti e che ha portato a un ampio dibattito accademico sin dai tempi degli studiosi del XVII secolo Du Cange e Marco Vulson de la Colombière. Le due letture tradizionali delle quattro "B", Βασιλεὺς βασιλέων βασιλεύων βασιλεύουσιν Basileùs basiléon basileúon basileúousin e Βασιλεὺς βα σιλέων βασιλευόντο βασιλεύει Basileùs basiléon basileuónton basileúei (entrambi significano "Re dei re che governa sui governanti") furono dimostrati dall'archeologo greco e il numismatico Ioannis Svoronos saranno interpretazioni successive di Marcus Vulson de la Colombière. Abbiamo il monogramma (sympilema) della famiglia che veniva inserito all’interno di un cerchio e riprodotto su aquile bicefale su oggetti personali come ad esempio l’evangeliario, mentre altre volte era utilizzato come decorazione sui paramenti imperiali visibili oggi nelle chiese. Spiegazione: Παλαιολόγος / Paleologo → ΠΑΛΓ / PALG.
Charles Diehl, Figure bizantine, traduzione di Maria Stella Ruffolo, introduzione di Silvia Ronchey, Torino, Einaudi, 2007 [1927], ISBN 978-88-06-19077-4, OCLC 799807274.
Soloviev, A. V. (1935). "Les emblèmes héraldiques de Byzance et les Slaves". Seminarium Kondakovianum (in French). 7: 119–164.
La dinastia arrivò in Monferrato, con la morte di Giovanni I degli Aleramici nel 1305, dato che una sorella del defunto marchese, Iolanda (Irene, come imperatrice d'Oriente), consorte dell'imperatore Andronico Paleologo, chiamata alla successione, mandò in Italia il secondogenito Teodoro I (1305-38), il quale dovette difendere con le armi il suo stato dalle pretese Manfredo IV di Saluzzo. Il riconoscimento e l'investitura che Teodoro ottenne da Enrico VII (1310) pose termine alla questione. Giovanni II (1338-1372), ardito e ambizioso, prese parte attiva alle lotte locali, combattendo a volta a volta contro Acaia, Angiò, Savoia, Visconti; e assicurò Asti alla sua casa, togliendola ai Visconti. Ma il figlio Secondotto (1372-78) si lasciò riprendere la preziosa conquista da Gian Galeazzo Visconti, compromise con la sua politica inetta le sorti dello stato, si alienò l'animo dei sudditi per i suoi istinti violenti e sanguinarî, e finì assassinato. Il giovanissimo suo fratello, Giovanni III (1378-81), cadde combattendo a fianco del tutore Ottone di Brunswick, marito di Giovanna I d'Angiò, contro Carlo di Durazzo a Napoli; e lasciò il marchesato al terzo fratello, Teodoro II (1381-1418), che guerreggiò a lungo per difendersi dalle insidie dei Savoia, tenendosi quasi sempre stretto ai Visconti, ed ebbe per qualche anno (1409-13) la signoria di Genova, nonché il vicariato imperiale della Lombardia (1414). Sotto il governo del fiacco Giangiacomo (1418-45), una buona parte del Monferrato cadde per i raggiri di Amedeo VIII nelle mani dei Savoia.
Neppure i successore Giovanni IV (1445-64), il pur fiero e valoroso Guglielmo VIII (1464-83), Bonifacio III (1483-94), non riuscirono mai a liberarsi dalla stretta sabauda, e poterono evitare il peggio soltanto cercando protezione, nei duchi di Milano, infidi amici, nell'impero, nella Francia. La debolezza del marchesato e la creduta prossima estinzione dei Paleologi suscitarono alla fine del sec. XV le cupidigie degli stati vicini (Savoia, Milano, Saluzzo). Ma Bonifacio III ebbe in tarda età due maschi: Guglielmo IX (1494-1518), a cui successe il figlio Bonifacio IV (1518-30), e Giangiorgio (1530-33), che assunse il potere quando il nipote soccombette a una caduta da cavallo. Giangiorgio non ebbe figli e con lui, terminò la dinastia, e il marchesato passò, in seguito a sentenza di Carlo V, a Federico Gonzaga di Mantova, che ne aveva sposato la sorella, Margherita.
Blasonatura: Inquartato: al 1° della casa imperiale d'Oriente (di rosso, all'aquila bicipite d'oro); al 2° partito, di Gerusalemme (d'argento alla croce potenziata d'oro, accantonata da quattro crocette dello stesso), e di Aragona-Maiorca (d'oro a cinque pali di rosso); al 3° partito, di Sassonia (fasciato di nero e d'oro, di dieci pezzi, al crancellino di verde in banda), e di Bar (d'azzurro, seminato di crocette, a due pesci barbi addossati in palo, il tutto d'oro); al 4° di Serbia o Paleologo (di rosso, alla croce, accantonata da quattro B greche dello stesso, addossate a due a due); sul tutto, di Monferrato.
La famiglia Paleologo era una nobile famiglia pesarese in Italia che successivamente si stabilì in Inghilterra nel XVII secolo.
I membri della famiglia affermavano di essere discendenti di Tommaso Paleologo, fratello minore dell'ultimo imperatore bizantino, Costantino XI Paleologo, sebbene gli storici moderni siano divisi sulla veridicità della loro linea di discendenza. Con l'eccezione di una singola figura nella loro presunta genealogia, un figlio di Tommaso di nome Giovanni che è assente nelle fonti contemporanee, la loro presunta linea di discendenza può essere verificata attraverso documenti a Pesaro, nessuno dei loro contemporanei dubitò mai delle loro pretese di discendenza imperiale.
Per gran parte della loro storia a Pesaro, i membri della famiglia servirono militarmente la famiglia Della Rovere, regnante della città. Dopo che i fratelli Leonida e Scipione Paleologo, insieme al nipote Teodoro, furono arrestati per tentato omicidio, la famiglia cadde in disgrazia a Pesaro e Teodoro fu costretto all'esilio. Dopo aver lavorato come soldato e assassino, Teodoro arrivò in Inghilterra nel 1597 e infine si stabilì in Cornovaglia. Ebbe diversi figli, ma si sa che solo uno di loro, Ferdinand, che in seguito si stabilì alle Barbados, ebbe figli suoi. L'ultimo membro vivente conosciuto della famiglia è Godscall Paleologo, è attestato l'ultima volta come neonato nel 1694 e con lui si spense anche questo ramo.
Blasonatura:
Genealogies of Barbados families : from Caribbeana and the Journal of the Barbados Museum and Historical Society di Brandow, James C
https://archive.org/details/genealogiesofbar00bran/page/462/mode/2up
I Mastrogiovanni affermano di discendere da Tommaso Paleologo, il fratello minore di Costantino XI Paleologo, l'ultimo imperatore bizantino, affermano di discendere da un presunto figlio di Tommaso chiamato Rogerio o Ruggerio, presumibilmente nato intorno al 1430 e inviato come ostaggio ad Alfonso il Magnanimo d'Aragona a Napoli sia stato il committente della costruzione della chiesa dello Spirito Santo, che si trova a Casalsottano, una frazione del comune italiano San Mauro Cilento. A Rogerio sarebbero sopravvissuti i suoi due figli Giovanni e Angela, a cui a Giovanni sarebbero stati concessi i possedimenti feudali di Perito e Ostigliano a Salerno. Si dice che il nome "Mastrogiovanni" abbia avuto origine dai discendenti di Giovanni che lo adottarono in suo onore. Questa presunta storia familiare deriva principalmente dalla tradizione orale, con pochi documenti a supporto. Nessuno dei documenti è stato autenticato e ci sono diversi problemi con la ricostruzione complessiva degli eventi e della discendenza.
Pietro Donato Paleologo Mastrogiovanni è nato il 5 marzo 1931, oltre a mantenere le sue pretese, lavorò come psichiatra presso l'Azienda Sanitaria di Salerno e gestì anche un proprio studio privato. Anche i suoi immediati antenati lavoravano nel settore medico; suo padre era medico nelle colonie africane italiane e suo nonno era un farmacista.
Attraverso la sua genealogia autopubblicata, affermò di essere l'attuale pretendente al trono dell'Impero bizantino. Per intero rivendica i titoli di "Imperatore titolare di Costantinopoli e dell'Oriente greco, Re degli Elleni, della Morea e dell'Epiro, Signore dell'Egeo e della Cappadocia", e fa riferimento ad una sentenza del 1966 di un tribunale di Salerno come prova dell'autenticità della sua genealogia. Nel 1981 un altro tribunale di Salerno si pronunciò a favore di Mastrogiovanni in una controversia con un altro falsario, Enrico de Vigo Paleologo..
Attuale discendente è Sua Altezza Reale e Imperiale il Principe Don Giovanni Angelo XIII Paleologo Mastrogiovanni di Bisanzio Signore di San Mauro Cilento e Patrizio Napoletano e Rettore dell’Accademia Universitaria Bizantina di Santa Sofia e Presidente del Centro Culturale del Mondo Bizantino.
Ebbero diversi stemmi il primo è stato creato con una delibera del Commissione Araldica Napolitana il 29/09/1963 con la seguente blasonaura: "d’argento a quattro fasce d’azzurro, la prima caricata di un sole e la quarta di leone illeopardito, il tutto d’oro"; Poi dopo la sentenza del Tribunale civile di Salerno n° 5096/75 del 19 luglio 1975 contro l’Ufficio Araldico della Presidenza del Consiglio abbiamo l'adozione di un diverso stemma con la seguente blaonatura: "D’argento, all’aquila bicipite imperale d’oro coronata su ambo le teste, sormontato dalla corona imperiale, alle lettere alfa e omega in caratteri greci caricati le infule di detta corona, essa aquila caricata in cuore da uno scudo di rosso alla croce piana accantonata da quattro Betam in caratteri greci, il tutto d’oro"
Annuario della Nobiltà Italiana ed XXXI P. III CNI, Mastrogiovanni (Paleologo di Bisanzio).
http://opar.unior.it/380/1/Discendenze_moderne_dei_Paleologi.pdf
http://www.nobili-napoletani.it/Paleologo.htm
Storia di un Paleologo e del suo palazzo nel salernitano dopo il 1453
https://archive.is/F5yh#selection-1599.0-1599.1627
Questo titolo fu concesso a Ignazio Francesco Wizzini Paleologo, Patrizio romano, principe titolare despota di ministra, giurato della valletta, uditore al gran maestro Zondadari, cavaliere comandante dell'ordine di San Benedetto di Avis (re Giovanni V del Portogallo), tenete di cavalleria e capitano di fanteria nell'esercito dell'ordine di San Giovanni. Francesco fu anche riconosciuto come discendente della famiglia imperiale bizantina dal Senato di Roma, nel 1735.il titolo di conte è stato creato da Papa Clemente XI l'8 novembre 1711 con la successione discendenti del primo titolato, sia maschi che femmine per sempre. Questo titolo fu pienamente riconosciuto dei sovrani gran maestri di Malta, il primo riconoscimento diretto fu dato nel 1722; questa è considerata come la data di precedenza del titolo a Malta. La famiglia possiede un altro titolo cioè quello di conte Ciantar.
Attuale detentore è Jean Pierre Chapelle Paleologo nato nel 1974, XI° Conte Ciantar Paleologo e Principe di Mystra
Titoli Nobiliari Italiani a Malta di Charles A. Gauci; Rivista Nobiltà Numero 167
Come riportato sul sito: https://maltagenealogy.com/paleologo/
“Una delle antiche e nobili famiglie della Sicilia, stando al Baronio, Mugnos, Inveges ed altri che la fan erivare dal celebre Michele Paleologo imperatore di Costantinopoli, secolo XIII. Si sa dallo stesso Baronio aver ella fatto due passaggi in Sicilia, primo in Noto sotto Federico II, ammessa a’ più onorevoli carichi della città, ove come dice Inveges divenne feudataria, estinta nel XV secolo; e poi in Palermo con Nicolo, uno dei tré fratelli che d’ordine del loro consanguineo Costantino Paleologo imperatore dalla Morea per l’Italia mossero, stabilendosi gli altri due cioè il Pietro in Ancona, ed il Tommaso in Roma, a condizione di dover mutare cognone di Paleologo in Vassallo, come da imperiale diploma 1429, sotto rè Alfonso in questa nostra cancelleria depositato. Dal citato Nicolo Vassallo’ adunque, che in compenso di militari servigi delle reali concessioni si ebbe, segnatamente quella di r. stendardiere 1439, ne venne una serie di distinti personaggi, tra’ quali notiamo: un Pietro razionale del regno e castellano ereditario di Mazzara 1479; un Andrea credenziere delle r. gabelle doganali di terra e di mare di Palermo; un Gaspare cavaliere gerosolimitano 1513; un Gregorio altro cavaliere morto combattendo nell’impresa di Rodi 1522; uno Stefano senatore di Palermo 1525-29-32; un 2° Nicolo castellano di Capizzi, segreto 1528, e barone ereditario dei feudi Risabea, Raffudi e Ratto del mastro nel territorio di Ragusa, investito 1544; un Giammatteo senatore di Palermo 1536; un Vincenzo capitandarme del regno, e tesoriere di Palermo morto 1630; altro Francesco capitandarme del regno ed uno dei cavalieri giostranti premiato 1601, come dall’ Auria; Ludovico, Tommaso, Antonino, Ignazio e Bartolomeo più volte senatori, se non che quest’ultimo meritossi dal decurionato un diploma di benemerito della patria nel 1821. La rappresenta in atto Giuseppe Vassallo-Paleologo e Santostefano, cavaliere degli ordini dei ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.
Blasonatura: diviso; nel 1° d’azzurro con una croce d’oro, caricata nel capo dal monogramma costantiniano, ed accompagnato da due lune crescenti d’argento; nel 2° d’azzurro (concessione di rè Alfonso), con un leone, accompagnato in punta da due gigli, ed una sbarra attraversante, il tutto d’oro. La bordura d’oro, caricata dal motto in hoc signo vinces, intramezzato da quattro torri di nero, ciascuna sormontata da una bandiera d’argento, caricata da una croce rossa svolazzante a sinistra. Lo scudo in petto dell’aquila bicipite coronata d’oro nelle due teste, linguata di rosso, armata e beccata d’oro, al volo abbassato, sormontata dalla corona imperiale.”
Come riportato sul sito: https://maltagenealogy.com/vassallopaleologotitles/
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