Valdesiani
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I valdesiani furono una forte componente del movimento filosofico-religioso definito evangelismo, diffuso soprattutto in Italia nel XVI secolo. Prende il nome dal suo principale fautore, Juan de Valdés, cavaliere e filosofo spagnolo trasferito in Italia a seguito dell'imperatore alla cui corte lavorava, e poi rimasto a Napoli dal 1533, dove ebbe vantaggi finanziari ereditati dal fratello.
I concetti dello spiritualismo valdesiano presero forza soprattutto all'interno di una cerchia di personaggi dell'aristocrazia e perfino del clero regolare della Chiesa cattolica Romana. Tra questi i più celebri erano i cardinali Giovanni Gerolamo Morone, Bernardino Ochino, Pier Martire Vermigli, Francesco Renato e forse anche Reginald Pole; le aristocratiche Caterina Cybo e Giulia Gonzaga; grandi pensatori del tempo quali Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flaminio e Mario Galeota. Fu sempre una dottrina mantenuta segreta, visto il clima reazionario che viveva l'Europa, sconvolta da due decenni di guerre religiose (e non) e dal moltiplicarsi di confessioni riformate e scismatiche.
Dopo la morte di Valdés nel 1541, il gruppo a lui fedele si sciolse presto, e il clima di intransigenza papale sempre crescente portò all'arresto di alcuni di loro. In particolare: Papa Paolo IV fece mettere all'Indice dei libri proibiti il testo fondamentale dei valdesiani, il Diálogo de doctrina christiana; Papa Paolo IV applicò una dura politica di repressione dei movimenti religiosi paralleli a quello ufficiale, fece processare il vescovo Vittore Soranzo e arrestare il cardinale Giovanni Gerolamo Morone; Papa Pio V fece giustiziare Pietro Carnesecchi davanti a Castel Sant'Angelo.