Patton, generale d'acciaio
film del 1970 diretto da Franklin J. Schaffner / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Patton, generale d'acciaio (Patton) è un film del 1970 diretto da Franklin J. Schaffner.
Patton, generale d'acciaio | |
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Il generale Patton (George C. Scott) nel discorso d'apertura | |
Titolo originale | Patton |
Paese di produzione | Stati Uniti d'America |
Anno | 1970 |
Durata | 170 min |
Rapporto | 2,20:1 |
Genere | biografico, guerra |
Regia | Franklin J. Schaffner |
Soggetto | Patton: Ordeal and Triumph di Ladislas Farago A Soldier's Story di Omar N. Bradley |
Sceneggiatura | Francis Ford Coppola, Edmund H. North |
Produttore | Frank McCarthy |
Casa di produzione | 20th Century Fox |
Fotografia | Fred J. Koenekamp |
Montaggio | Hugh S. Fowler |
Effetti speciali | Alex Weldon, L. B. Abbott, Art Cruickshank |
Musiche | Jerry Goldsmith |
Scenografia | Urie McCleary, Gil Parrondo, Antonio Mateos, Pierre-Louis Thévenet |
Trucco | Daniel C. Striepeke |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Si tratta di un film biografico sulla figura del generale dell'esercito degli Stati Uniti d'America George S. Patton durante la seconda guerra mondiale. Il cast annovera attori quali George C. Scott, Karl Malden, Michael Bates e Karl Michael Vogler. Soggetto e sceneggiatura furono scritti da Francis Ford Coppola e Edmund H. North, che basarono il loro copione sulla biografia Patton: Ordeal and Triumph di Ladislas Farago e sul libro di memorie del Gen. Omar Bradley Soldier's Story. Il monologo iniziale, dove George C. Scott nelle vesti del generale Patton fa un discorso alle truppe con un'enorme bandiera a stelle e strisce sullo sfondo, è diventata un'immagine iconica spesso citata in altri film.
Il film si aggiudicò sette premi Oscar. George C. Scott rifiutò categoricamente l'Oscar assegnatogli in segno di contrasto con il carrozzone dell'Academy Award, definito dallo stesso attore: «inutile esposizione di carne umana fine a se stessa».
Nel 2003 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti, essendo "un'opera significativa dal punto di vista culturale, storico ed estetico".[1] Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito all'ottantanovesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.[2]