Nobiltà romana
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La nobiltà romana fu una classe sociale privilegiata della città di Roma e del suo contado dall'epoca medievale sino alla fine dello Stato Pontificio. La nobiltà venne ufficialmente integrata in quella nazionale nel 1870 con l'annessione dello Stato della Chiesa al neonato Regno d'Italia, anche se una parte dell'aristocrazia romana (la cosiddetta "nobiltà nera") decise di continuare a rimanere fedele al pontefice anche durante gli anni di strenua opposizione tra il papato e lo stato italiano.
Ogni nobile romano che deteneva dei possedimenti o dei feudi nel territorio facente parte dello Stato della Chiesa era tenuto a prestare giuramento al pontefice, pratica che successivamente venne quasi del tutto abolita, seppur riuscì a permanere per lungo tempo la presenza di una nobiltà feudale attaccata ai propri possedimenti terrieri.
La religione era esclusivamente quella cattolica.
La nobiltà romana è suddivisibile in quattro macro-categorie:
- Famiglie papali, le famiglie che sono divenute nobili per aver avuto uno o più papi in famiglia;
- Nobiltà pontificia, le famiglie nobilitate dalla corte pontificia;
- Famiglie principesche, le più alte ed influenti famiglie della nobiltà romana, tutte col rango di principe, molto spesso derivanti dalle antiche famiglie baronali romane che ebbero grande influenza nel medioevo;
- Marchesi di baldacchino, famiglie marchionali romane particolarmente influenti perché godenti di un feudo con effettiva giurisdizione, e poi di alte cariche nella Corte pontificia;
- Famiglie nobili o feudatarie, le altre famiglie della nobiltà romana, appartenenti al patriziato dell’Urbe, che spesso ricoprivano la carica di conservatori e avevano ruoli di dignitari nella Corte pontificia;
- Patrizi Sabini, le famiglie riconosciute nel patriziato sabino ovvero nei territori del Lazio, spesso coincidenti con le stesse famiglie che avevano raggiunto nei rami primogeniti il rango principesco o marchionale.