Guerra ecuadoriano-peruviana
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La guerra ecuadoriano–peruviana, detta anche Guerra del 41, fu combattuta tra il 5 e il 31 luglio 1941.
Guerra ecuadoriano–peruviana parte della disputa territoriale ecuadoriano-peruviana | |||
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Firma del Protocolo di Río de Janeiro (1942) | |||
Data | 5 - 31 luglio 1941 | ||
Luogo | Province ecuadoriane di El Oro, Loja e Zamora Chinchipe | ||
Esito | Vittoria peruviana | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Effettivi | |||
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Perdite | |||
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All'inizio dell'offensiva, i numeri sono stati stimati tra 15.200 e 30.000 | |||
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L'attrito tra i due Stati risale all'epoca della loro indipendenza dalla Spagna e quello del 1941 fu il primo dei tre conflitti scoppiati tra i due Stati dell'America Latina nel XX secolo. Durante la guerra, il Perù occupò la provincia occidentale di El Oro dell'Ecuador e parti della provincia andina di Loja, ed avanzò nell'area amazzonica occupata dall'Ecuador secondo un accordo di status quo siglato nel 1936.
La guerra venne conclusa dal Protocollo di Rio de Janeiro[1] siglato il 29 gennaio 1942 tra i ministri degli esteri di Peru ed Ecuador con la garanzia di Stati Uniti, Brasile, Cile ed Argentina, che sanciva alcuni spostamenti territoriali e soprattutto assegnava al Peru ufficialmente circa 200.000 km² di territorio in Amazzonia.
Data una certa presunta incompletezza del protocollo, tra i due stati vi furono due ulteriori conflitti: nel 1981 fu combattuta la guerra del Falso Paquisha e nel 1995 la guerra del Cenepa; la disputa venne risolta definitivamente nel 1998 con la firma del cosiddetto patto di Brasilia (Acta de Brasilia).