Giuseppe d'Arimatea
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Giuseppe d'Arimatea (Arimatea, ... – ...; fl. I secolo) è un personaggio del Nuovo Testamento e degli apocrifi del Nuovo Testamento, coinvolto in modo particolare nella crocefissione e deposizione di Gesù. Durante il Medioevo sorsero alcune leggende che lo collegano alla Britannia e al mito del Santo Graal.[1] È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa luterana, dalla Chiesa ortodossa e da alcune Chiese anglicane; in Occidente la sua ricorrenza è il 31 agosto, mentre gli ortodossi lo commemorano la domenica dei "portatori di mirra" (la seconda domenica dopo Pasqua) e il 31 luglio.
San Giuseppe d'Arimatea | |
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Giuseppe d'Arimatea raffigurato da Pietro Perugino | |
Discepolo di Gesù Cristo e membro del Sinedrio | |
Nascita | Arimatea, ? |
Morte | ? |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Ricorrenza | 31 agosto in Occidente 31 luglio in Oriente |
Attributi | ampolla, chiodi |
Patrono di | becchini, funerali, pompe funebri |
L'origine etimologica di "Arimatea" è dibattuta. Molti studiosi ritengono che si riferisca a una località a tutt'oggi sconosciuta: la maggioranza degli storici la identifica con הָרָמָתַיִם (Samuele 1,1 e 1 Cronache 27,27); alcuni la identificano con l'antica Armathajim, nome ebraico dell'attuale Rantis. Altri studiosi lo traducono come un titolo onorifico: "Ha-rama-theo", ossia, "Altezza divina", affine a "Sua Altezza Reale". Altri ancora, traducendo "di" come "figlio di", in aramaico "bar", ipotizzano un'assonanza con il nome aramaico di Giuseppe Flavio: "Johsef bar Matityahu", tenendo conto che "Matityahu" (nome ebraico di capostipite della dinastia dei Maccabei - soprannome che significa "martello") è tradotto comunemente con il nome "Mattia / Matteo" e che i suoni vocalici in ebraico non vengono trascritti (d'altronde anche Barabba sembrerebbe essere un nome simbolico che sta per "Figlio del Padre"); l'ipotesi ha come base un parallelismo tra i Vangeli e i testi di Giuseppe Flavio, il quale narra di quella volta in cui tre dei suoi parenti furono crocifissi e per sua intercessione presso Ponzio Pilato ottenne che almeno uno dei tre fosse seppellito normalmente[2].