Flavio Claudio Giuliano
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Flavio Claudio Giuliano (in latino Flavius Claudius Iulianus; Costantinopoli, 331 o 332[5] – Maranga, 26 giugno 363[6]) è stato un imperatore e filosofo romano, l'ultimo sovrano dichiaratamente pagano, che tentò, senza successo, di riformare e di restaurare la religione romana classica, ormai fusa sincreticamente con la religione greca e da Giuliano unita al mitraismo e al culto del Sol Invictus, dopo che essa era caduta in decadenza di fronte alla diffusione del cristianesimo.
Flavio Claudio Giuliano | |
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Imperatore romano | |
Giuliano raffigurato su una moneta | |
Nome originale | Flavius Claudius Iulianus |
Regno | febbraio 360 – 26 giugno 363 |
Tribunicia potestas | dal 360 |
Cognomina ex virtute | Germanicus maximus,[1][2] Alamannicus maximus,[1][2] Francicus maximus,[1][2] Sarmaticus maximus,[1][2][3] Victor ac Triumphator[4] |
Nascita | 331 o 332 Costantinopoli |
Morte | 26 giugno 363 Samarra |
Predecessore | Costanzo II |
Successore | Gioviano |
Consorte | Elena |
Figli | nessuno (un figlio nato morto) |
Dinastia | costantiniana |
Padre | Giulio Costanzo |
Madre | Basilina |
Consolato | 356 |
Pontificato max | al momento dell'assunzione del potere imperiale |
Membro della dinastia costantiniana, fu Cesare in Gallia dal 355; un pronunciamento militare nel 361 e la contemporanea morte del cugino Costanzo II lo resero imperatore fino alla morte, avvenuta nel 363 durante la campagna militare in Persia. Non andò a Roma nel suo breve regno, ma governò da Milano prima e poi da Costantinopoli, capitale ufficiale dal 330.
Per distinguerlo da Didio Giuliano o da Giuliano di Pannonia, usurpatore dell'epoca di Carino, fu chiamato anche Giuliano II, Giuliano Augusto, Giuliano il Filosofo o Giuliano l'Apostata[7] dai cristiani, che lo presentarono come un persecutore ma, per quanto personalmente avverso a quella religione, non ci furono comunque mai persecuzioni anticristiane[8] (anche se vennero emanate dall'imperatore politiche discriminatorie contro i cristiani)[9]. Giuliano manifestò tolleranza nei confronti delle altre religioni, compreso l'ebraismo, al punto da ordinare la ricostruzione del tempio ebraico di Gerusalemme[10] secondo un programma di ripristino e rafforzamento dei culti religiosi locali a scapito del monoteismo cristiano; il tentativo di ricostruzione però venne abbandonato.[11]
In campo fiscale e amministrativo Giuliano proseguì la politica che aveva tenuto quando governava la Gallia. Ridusse il carico fiscale, combatté la corruzione burocratica attraverso una più attenta selezione degli impiegati e cercò di ridare un ruolo all'amministrazione delle città.[12]
Con la morte di Giuliano si estinse la dinastia degli imperatori costantiniani[13] e si concluse l'ultimo tentativo di espansione imperiale occidentale in Oriente.
Giuliano scrisse numerose opere di carattere filosofico, religioso, polemico e celebrativo, in molte delle quali criticò il cristianesimo. La sua ispirazione filosofica fu in gran parte neoplatonica.[14]