Conversione (teologia)
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Il termine conversione (in latino: rivolgimento, rivoluzione[1]) indica un mutamento radicale della libera volontà e del suo fine ultimo, non solo nell'ambito della fede religiosa ma anche della filosofia, della politica, e in genere della condotta quotidiana di una persona.[2]
L'etimologia suggerisce l'immagine di un'inversione propria di una persona che, accorgendosi di camminare su una strada sbagliata, decide di tornare sui suoi passi e di incamminarsi in una direzione diversa.
In ambito giuridico, indica un negozio che si sostituisce ad un precedente patto nullo, del quale rileva gli elementi utili o necessari alla propria attuazione. Pertanto, intende il nuovo che si sovrappone al vecchio, senza eliminarlo, attingendo dalla personalità e dal bagaglio culturale e esistenziale tutto ciò che rimane compatibile con un nuovo sistema di priorità e di valori.
La conversione è una presa di coscienza "esistenziale", immediata o maturata nel tempo, che può avvenire in seguito all'azione persuasiva di una terza persona oppure alla considerata riflessione personale. Si decide, così, di cambiare il corso della propria vita, riorientando i propri atteggiamenti e comportamenti secondo criteri diversi da quelli seguiti fino a quel momento.