Compromesso del 1850
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Il Compromesso del 1850 fu un insieme di cinque leggi che tentarono di risolvere le controversie sui nuovi territori, sorte dopo la guerra messico-statunitense del 1846-1848. Le cinque leggi, promulgate nel corso della presidenza di Millard Fillmore, si proposero di bilanciare gli interessi degli Stati schiavisti del Sud degli Stati Uniti e degli Stati liberi (cioè quelli in cui non era ammessa la schiavitù).
Come esito di questo compromesso, la California venne ammessa negli Stati Uniti come Stato libero, il Texas rinunciò a reclamare alcuni territori sulla sponda occidentale del Rio Grande, ricevendo in cambio compensazioni finanziarie; l'allora Territorio del Nuovo Messico (comprendente anche l'odierna Arizona e una parte dell'attuale Nevada) e il Territorio dello Utah vennero organizzati come Stati indipendenti in cui la legalità della schiavitù fu demandata alla sovranità popolare; la tratta degli schiavi africani, ma non la schiavitù in sé stessa, venne abolita nel distretto di Washington.
Le leggi furono inizialmente proposte dal senatore Henry Clay, del Partito Whig, furono poi portate avanti dal senatore del Partito Democratico Stephen A. Douglas ed dal senatore Whig Daniel Webster; uno dei principali oppositori fu il senatore democratico John C. Calhoun. Anche il presidente Zachary Taylor era contrario. Il compromesso fu possibile dopo la morte di questi e l'entrata in carica del vicepresidente Millard Fillmore, il quale era invece un forte sostenitore del compromesso.
Ne derivò un clima di relativa calma nella contesa politica, per circa quattro anni, fino alla legge Kansas-Nebraska.