Azionalità
categoria semantica del verbo / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'azionalità, detta anche qualità dell'azione o semplicemente azione, è una categoria di classificazione semantica del verbo.[1]
L'azione permette di distinguere tra diverse categorie di verbi, a seconda del tipo di evento che essi denotano. È quindi un concetto strettamente legato al significato lessicale del verbo e non dipende dal punto di vista selezionato dal parlante, come invece l'aspetto, con cui spesso l'azionalità viene confusa e con cui intrattiene comunque importanti relazioni (ad esempio, verbi con specifici tratti azionali tendono a comparire in specifici costrutti aspettuali[1]). L'azionalità è dunque una nozione semantica: essa indica il modo in cui un verbo coinvolge la nozione di tempo; in altre parole, il modo in cui si svolge l'evento denotato dal verbo.[2] In tal senso, il linguista francese Gustave Guillaume (1883-1960) ha definito l'azionalità come "temps impliqué par le verbe" ('tempo implicato dal verbo').[3] Va comunque precisato che uno stesso verbo può essere usato con azionalità differenti, in base a differenti accezioni.[4]
Per evitare la confusione, generata dalla corrispondenza terminologica inglese, fra aspetto (grammatical aspect) e azione (lexical aspect), i linguisti utilizzano spesso il termine tedesco Aktionsart (ideato dallo slavista e runologo svedese Sigurd Agrell nel 1908, con il significato di 'tipo di azione'[1]) o quello inglese lexical aspect (in italiano, aspetto lessicale). In latino, l'azionalità è indicata come actio verbi[5].
Tracce di considerazioni legate alle caratteristiche azionali dei verbi sono già in Aristotele. La classificazione più nota è quella del linguista ungherese Zeno Vendler (1957 e 1967), basata soprattutto sull'analisi della lingua inglese: essa ha ricevuto obiezioni e modifiche da parte di diversi autori. Va innanzitutto menzionato il lavoro del filosofo inglese Anthony Kenny in Action, emotion, and will (1963)[6]. Come Vendler, anche Kenny si ispira ad Aristotele, ma individua tre classi azionali invece che quattro, come fa Vendler. Rilevante è anche il lavoro di David R. Dowty (Word meaning and Montague grammar, 1979)[7].[8]
La classificazione di Vendler prevede quattro classi azionali:
- states (verbi o predicati di stato)
- activities (verbi o predicati di attività)
- accomplishments (verbi o predicati di compimento)
- achievements (verbi o predicati di culminazione)
Sono stati individuati tre tratti azionali (duratività, dinamicità, telicità). Con riferimento ai tratti, si parla di verbi durativi contrapposti ai verbi momentanei, di verbi dinamici contrapposti a quelli non dinamici, di verbi telici contrapposti ai verbi atelici.[1] La presenza o assenza dei diversi tratti azionali determina l'appartenenza di un verbo ad una delle quattro classi azionali. Ad esempio, se un verbo ha i tratti +[staticità], -[dinamicità] e -[telicità], è un verbo stativo.